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Alessandra Caresta: «Siamo una banca di riferimento anche nel Triveneto»

di Matteo Scolari
La responsabile dell’Area Territoriale Triveneto di Crédit Agricole Italia sottolinea la crescita del gruppo, la vicinanza alle imprese e alle famiglie e l’impegno su sostenibilità, innovazione e inclusione.

Nel corso della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Alessandra Caresta, responsabile dell’Area Territoriale Triveneto di Crédit Agricole Italia, ha raccontato l’evoluzione della banca negli ultimi anni, l’attenzione alla sostenibilità e il valore della relazione umana in un contesto bancario sempre più digitale. Con oltre 5,7 milioni di clienti in Italia e una rete di filiali radicate nel territorio, Crédit Agricole si conferma come una delle realtà più solide del sistema bancario europeo, in grado di coniugare innovazione e prossimità.

Caresta, qual è oggi la fotografia della vostra presenza nel Triveneto?

Siamo radicati nel territorio da più di vent’anni e, per l’area imprese, seguiamo circa 3.400 clienti, con poco più di 3 miliardi di euro di impieghi e circa 2 miliardi di raccolta. Negli ultimi anni abbiamo rafforzato i presìdi aprendo due hub multiservizio, uno a Verona (da circa due anni) e l’altro a Padova (inaugurato a marzo), dove sono presenti tutti i segmenti di business. Abbiamo inoltre istituito un Comitato territoriale che coinvolge banca, impresa e università: un “radar” capace di intercettare bisogni reali e trasformarli in progetti, spesso collegati ai nostri “Le Village” per l’innovazione (cinque in Italia, uno nel Triveneto).

Avete citato numeri di crescita “in controtendenza” rispetto al sistema. In che senso?

Sul comparto imprese, nell’ultimo anno Crédit Agricole è cresciuta di circa lo 0,3% a fronte di un sistema che è sceso del 2%. Negli ultimi tre anni, sempre sugli impieghi alle imprese, siamo cresciuti di circa l’8% mentre il sistema ha fatto -12%. È un segnale della volontà di investire nel territorio, sia su PMI sia su large corporate.

Come state supportando le aziende in una fase di volatilità, da guerre ai dazi?

Il nostro compito è unire finanza e consulenza. Aiutiamo le imprese a ripensare modelli produttivi, supply chain e strategie di internazionalizzazione (diversificando fonti e sbocchi). Lavoriamo su strumenti di mitigazione del rischio e sull’accompagnamento ai mercati esteri, perché stare fermi è la scelta peggiore in un contesto di shock ricorrenti.

Sostenibilità ed ESG sono ormai determinanti anche per l’accesso al credito.

Sì. Gli eventi climatici estremi hanno generato danni per oltre 350 miliardi nell’ultimo anno: non si può prescindere dalla transizione green. I macro-trend (domanda energetica, data center e IA, rinnovabili) spingono verso efficienza e trasparenza di filiera. Le aziende che implementano pratiche ESG hanno in media probabilità di default più basse, miglior accesso al credito e pricing più favorevole. Con la nostra rete di specialisti e un portafoglio di prodotti dedicati, costruiamo piani di transizione graduali ma integrati nella strategia aziendale.

Il rapporto tra innovazione e relazione fisica come si traduce nella vostra rete?

Crediamo nell’equilibrio: piattaforme digitali evolute per operatività e servizio, e filiali rinnovate come luoghi di ascolto e consulenza. Nel Triveneto stiamo ridisegnando gli spazi in un modello di filiale aperta e sostenibile, per favorire accoglienza e dialogo, dalla famiglia alla PMI.

Qual è il messaggio chiave per le imprese del Nordest?

Investire con metodo, anche quando l’incertezza spinge alla prudenza. Diversificare mercati e forniture, accelerare su energia, digitale e capitale umano, lavorare su governance e trasparenza. Noi ci siamo per finanziare, consigliare e connettere: è così che una banca europea con cuore italiano porta valore ai territori.

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