Alberto Melotti: «Banco BPM continua a essere la banca del territorio»
di Matteo ScolariNell’ambito della 21^ Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Alberto Melotti, responsabile della direzione territoriale Verona e Nordest di Banco BPM, ha tracciato un quadro chiaro delle sfide geopolitiche, delle dinamiche del sistema bancario e del ruolo della banca sul territorio. Un’occasione anche per ribadire le motivazioni che hanno spinto l’istituto a respingere l’OPS proposta da Unicredit, confermando l’autonomia e l’identità radicata nei territori.
Partiamo dal contesto globale. Come si riflette sull’attività delle imprese e delle banche italiane?
Viviamo un caos mondiale, come hanno detto Confindustria Verona e Vicenza in occasione dell’ultima Assemblea condivisa a Gambellara: guerre diffuse, tensioni tra USA e Cina, instabilità sui dazi, ma soprattutto l’effetto concreto della svalutazione del dollaro, molto più rilevante per i nostri esportatori. C’è poi la questione del disaccoppiamento tra costo dell’energia e del gas. In questo quadro, il sistema bancario italiano si è dimostrato solido: nessuna crisi di liquidità, a differenza degli USA. Le banche italiane, tra cui Banco BPM, hanno rafforzato i propri patrimoni e sono oggi in grado di sostenere l’economia del Paese.
Negli ultimi mesi si è parlato molto della possibile fusione tra Banco BPM e Unicredit. Come ha reagito la banca?
Siamo stati destinatari di un’OPS da parte di Unicredit, alla quale abbiamo detto un no chiaro e motivato. Non c’era un piano industriale presentato dalla controparte. L’offerta è partita con un apparente premio, ma è stata per mesi a sconto. Inoltre, abbiamo un nostro piano industriale: tra il 2024 e il 2027 prevediamo 7 miliardi di utili, di cui 6 distribuiti agli azionisti. I fatti ci stanno dando ragione: il nostro titolo ha guadagnato valore, passando da 10,23 euro a oltre 12,75, con una capitalizzazione salita da 15 a 19 miliardi.
Banco BPM ha mantenuto forte il legame con i territori. Come si traduce questa scelta a Verona?
La nostra banca è nata da aggregazioni di banche popolari. Abbiamo scelto, con lungimiranza, di mantenere i marchi locali: a Verona tutte le filiali sono ancora brandizzate Banca Popolare di Verona. Abbiamo costruito un conglomerato finanziario completo: banca commerciale, private e corporate banking, fabbriche prodotto e partnership strategiche, come quelle con Crédit Agricole. Questo ci consente di mantenere margini sostenibili, anche ora che i tassi sono in calo.
Proprio su Crédit Agricole circolano diverse voci. Come le commenta?
Come ha dichiarato recentemente il nostro presidente Massimo Tononi, ci sono molte voci su Banco Bpm che non hanno fondamento. Noi abbiamo partnership solide, come quella su Agos o sulla bancassurance danni. È normale che, dopo la prima ondata di aggregazioni, Banco BPM sia visto come un player centrale. Ma il nostro impegno resta quello di fare bene il nostro mestiere: stare accanto a famiglie e imprese, specie in tempi difficili.
Dal vostro osservatorio, come sta il tessuto imprenditoriale del Nordest?
Il Veneto è una delle regioni più produttive d’Italia, con il 95% delle imprese sotto i 10 dipendenti. Serve una biodiversità bancaria che sostenga le imprese in modo mirato. I dati del primo semestre ci parlano di un PIL regionale in crescita dell’1%, ma ci sono segnali da monitorare: calano le aziende attive (-0,6%) e l’export (-1,3%), in parte a causa delle crisi in Germania e Francia, nostri principali partner commerciali. Inoltre, molte aziende stanno affrontando il delicato passaggio generazionale, che può attrarre fondi e private equity, non sempre con effetti positivi sul territorio.
Anche sulla sostenibilità vi state muovendo in maniera molto attiva. In che modo?
Banco BPM è una società quotata, soggetta alle regole sul bilancio di sostenibilità, ma siamo anche attori attivi nella formazione e informazione. Abbiamo realizzato oltre 800 incontri sul territorio con collaboratori e clienti. Siamo convinti che la transizione debba essere pragmatica, non ideologica. Aiutiamo le imprese a formalizzare in modo semplice ciò che già fanno su sostenibilità, parità di genere, sviluppo dei talenti, ricadute sociali. Spesso non se ne parla, ma è essenziale che le aziende si dotino di modelli di governance adeguati, per poter dialogare in modo efficace con i finanziatori.
Cosa significa per voi essere ancora oggi la “banca del territorio”?
Negli ultimi cinque anni abbiamo erogato oltre 15 miliardi alle famiglie e 100 miliardi alle PMI. Il nostro titolo ha dato un rendimento di oltre il 1000% agli azionisti in cinque anni. Pagheremo un acconto dividendi già a novembre. E a Verona, un’eventuale OPS avrebbe significato la chiusura di 90 filiali. Abbiamo detto no anche per questo: per non disperdere una storia lunga oltre 150 anni. Voglio ringraziare i 1.600 colleghi della direzione territoriale, di cui 1.000 lavorano proprio a Verona.
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