Verona, inflazione al +1,9%: dal 2019 alimentari su del 30%
di Matteo ScolariL’inflazione ad agosto 2025 torna a mordere i bilanci delle famiglie veronesi. Lo confermano i dati ufficiali diffusi da Federconsumatori Verona APS: Verona registra un aumento tendenziale dei prezzi del +1,9%, superiore alla media nazionale (+1,6%). A guidare il rialzo, in città, sono soprattutto i servizi ricettivi e di ristorazione, che segnano un +5,0%, e la divisione prodotti alimentari e bevande analcoliche, in aumento del +4,3% (era +3,8% a luglio). Nel perimetro nazionale, la stessa voce alimentare mostra un +4,0%, a conferma che il carrello continua a pesare, con il cosiddetto “carrello della spesa” in crescita del +3,4% sia in Italia sia a Verona (da +2,9% di luglio in città).
Il quadro, sottolinea l’associazione, si inserisce in una dinamica di lungo periodo che preoccupa: secondo la Nota Istat sull’andamento dell’economia, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del +30,1% dal 2019 a oggi, mentre salari e pensioni sono rimasti pressoché immobili. Il risultato è un’erosione del potere d’acquisto che si traduce in rinunce e in un’accentuazione delle disuguaglianze, anche sul fronte alimentare. Federconsumatori rileva una riduzione dei consumi di carne e pesce (–16,9%), uno spostamento deciso verso offerte, sconti e prodotti prossimi alla scadenza (una pratica adottata dal 51% dei cittadini) e una crescita degli acquisti nei discount (+12,1%). Dopo “caro vacanze” e “caro libri”, il timore è di entrare in una fase di nuovi rincari sui beni di prima necessità.

Nel dettaglio delle dodici divisioni di spesa, a Verona si osservano variazioni annue allineate o superiori alla media italiana. Oltre al citato +5,0% di servizi ricettivi e ristorazione, spiccano gli altri beni e servizi (+4,1%), le comunicazioni in flessione (–5,3%, contro –4,1% a livello nazionale), e gli alimentari e bevande analcoliche a +4,3%. In lieve calo la componente abitazione, acqua, elettricità e combustibili (–0,7% a Verona; –0,8% in Italia) e i trasporti (–0,4% in città; –0,2% nazionale). La fotografia locale è coerente con la mappa nazionale: tra i grandi Comuni, ad agosto il maggior aumento tendenziale è a Rimini (+2,4%), mentre Verona con Padova, Trieste, Venezia e Roma si colloca al terzo gradino. Per aree, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lazio si attestano al +1,8%, dietro Puglia e Calabria (+2,1%); in regione Verona, Padova e Venezia condividono la stessa dinamica (+1,9%).
All’interno della componente alimentare, a Verona la crescita annua media del +4,3% si scompone in +3,9% per i prodotti alimentari e +9,2% per le bevande analcoliche. Gli aumenti a due cifre colpiscono voci molto presenti nel carrello: burro +15,5%, frutta fresca o refrigerata +12,6%, cioccolato +12,2%, caffè +23,4%, cacao e cioccolato in polvere +28,3%. Di segno opposto, spicca il calo dell’olio d’oliva –20,3%. Nel comparto carni la tendenza è diffusa: bovina +5,2%, pollame +6,2%, suina +6,7%, con salumi a +2,4% e altri preparati a +8,0%. Salgono i pesci freschi (+8,8%), i surgelati (+4,2%), i frutti di mare freschi o surgelati fra +2,7% e +3,9%. Nel lattiero-caseario si registrano formaggi e latticini +8,8% e uova +9,4%; latte fra +2,2% e +5,1%. Anche su base congiunturale (agosto su luglio) emergono tensioni: pesci freschi +1,5%, pesci surgelati +4,2%, frutti di mare +2,1%, yogurt +1,4%, uova +1,8%, vegetali freschi +2,8%, cioccolato +2,3%, caffè +1,9%, cacao e cioccolato in polvere +5,5%. La dinamica su caffè e cioccolato viene ricondotta da Federconsumatori agli effetti climatici, all’aumento dei costi di trasporto e alla riduzione della produzione.
Per misurare l’impatto reale sui portafogli, l’Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero delle Imprese e del Made in Italy rileva a Verona prezzi medi in marcato rialzo rispetto a luglio 2022: carne bovina da 24,98 € a 26,45 € al kg, carne suina da 8,22 € a 9,65 €, petti di pollo da 13,66 € a 15,35 €, burro da 10,77 € a 12,16 €, olio extravergine d’oliva (100 cl) da 6,05 € a 7,82 €. Il caffè tostato è il caso più eclatante: da 10,14 € a 18,63 € al kg fra luglio 2022 e luglio 2025; e se si confronta luglio 2024 (11,90 €) con luglio 2025 (18,63 €), l’incremento è ancora più evidente.

Sul piano delle politiche economiche, Federconsumatori ribadisce la necessità di interventi urgenti per arginare i rincari e sostenere il potere d’acquisto, rilanciando al contempo il mercato interno. Le priorità indicate passano dalla rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo, con un potenziale risparmio annuo stimato in oltre 516 euro per famiglia, alla creazione di un Fondo per il contrasto alla povertà energetica e un’azione determinata contro la povertà alimentare; servono inoltre risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio, oltre a una riforma fiscale equa, realmente orientata a bassi e medi redditi e non all’ampliamento delle disuguaglianze.
Per Verona e il Veneto, dove la domanda interna rappresenta un volano per commercio e servizi turistici, la sfida è duplice: contenere le spinte inflattive delle voci più sensibili per i consumi delle famiglie e sostenere i redditi reali, così da non frenare la stagione autunnale dell’economia territoriale. In assenza di correttivi, il rischio è vedere consolidarsi abitudini d’acquisto difensive e un ulteriore spostamento verso segmenti a margine più basso, con impatti sulla redditività delle imprese locali della filiera agroalimentare e della ristorazione.
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