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Mantovani: «La nostra forza sono i donatori, siamo la fondazione del dono»

di Matteo Scolari
Il presidente della Fondazione della Comunità Veronese, Giovanni Mantovani, è intervenuto ai microfoni di Focus Verona Economia su Radio Adige TV per raccontare le sfide e le prospettive della realtà che guida, tra bilanci, collaborazioni e nuovi bisogni sociali.

In un momento storico in cui la coesione sociale diventa sempre più una priorità, le fondazioni svolgono un ruolo cruciale nel sostenere i territori, le comunità e le fasce più fragili. A raccontarlo ai microfoni di Focus Verona Economia è stato Giovanni Mantovani, presidente della Fondazione della Comunità Veronese, da poco riconfermato alla guida dell’ente, che negli ultimi dieci anni ha raccolto sei milioni di euro per il territorio, coinvolgendo nel solo 2024 ben 600 donatori.

Presidente, la vostra è una realtà che si definisce “fondazione del dono”. Cosa significa concretamente?

Siamo una fondazione relativamente piccola, con un patrimonio minuscolo. Il nostro vero patrimonio sono le donazioni: solo nel 2024 abbiamo avuto 600 donatori, un numero davvero incredibile. Questo conferma una rete di solidarietà sul territorio che sorprende ogni anno. Il nostro slogan è proprio essere la fondazione del dono.

È stato da poco riconfermato alla guida della fondazione. Cosa cambia in questa nuova fase?

È una conferma che porta con sé una squadra rinnovata, arricchita da nuove professionalità provenienti dal mondo dell’impresa, del sociale e delle istituzioni. Una bella squadra, pronta a dare nuovo slancio alla nostra attività.

Nel recente convegno in Sala Morone avete parlato del legame tra imprese, sostenibilità e territorio. Qual è il ruolo della fondazione in questo contesto?

Oggi molte aziende, anche non obbligate dalla normativa, guardano con attenzione al bilancio sociale. La nostra fondazione può essere un supporto e un garante per le loro attività a carattere sociale e culturale. Offriamo strumenti per creare fondi dedicati, generando così una sinergia tra mondo economico e impegno civile.

Collaborate con molte realtà del territorio, come la neonata Fondazione AGSM AIM e BCC Veneta. Quali sviluppi prevedete?

Stiamo studiando forme di partnership con Fondazione AGSM AIM e anche con la BCC Veneta. Sono dialoghi molto proficui, perché abbiamo in comune l’obiettivo di crescere insieme nel territorio. La collaborazione tra fondazioni è fondamentale per affrontare le nuove esigenze.

Oggi, anche nella “ricca” Verona, emergono nuove povertà. Quali sono le urgenze più pressanti?

Abbiamo posto molta attenzione ai giovani, minori e post-adolescenti, che oggi vivono grandi difficoltà. Ma sta emergendo con forza anche il tema della povertà lavorativa: famiglie che pur avendo un impiego regolare non riescono a vivere dignitosamente. L’inflazione e i rincari hanno colpito duro. Serve una risposta corale e concertata».

Nel suo secondo mandato quali obiettivi si pone la Fondazione della Comunità Veronese?

Vogliamo radicare ancora di più la fondazione su tutto il territorio provinciale, ampliando la nostra azione verso la Bassa veronese e l’Est. In parallelo, mi piacerebbe che nei prossimi anni l’intervento sociale diventasse predominante rispetto a quello culturale, che oggi si divide in maniera equa nel nostro bilancio. L’urgenza sociale, specie tra i giovani, richiede un’azione decisa».

Un’ultima riflessione sulle fondazioni a Verona: sono molte e molto attive. Cosa rappresentano?

Fondazioni come Cariverona, Cattolica, AGSM AIM, solo per citarne alcune, mostrano quanta ricchezza di idee e di impegno ci sia a Verona. Io stesso ho lavorato con molte di queste realtà. È una rete che può davvero fare la differenza.

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