Nuova call-to-action

Legalità e impresa: Verona chiude un biennio di forte impegno nella lotta alla mafia

di Matteo Scolari
Concluso il progetto “Consulta della Legalità” promosso da Avviso Pubblico e Camera di Commercio: due anni di azioni concrete contro l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico locale.

Si è chiuso ieri, nella sede della Camera di Commercio di Verona, un importante capitolo nella lotta alla criminalità organizzata nel Nord Italia. Il convegno conclusivo del progetto Consulta della Legalità, frutto della collaborazione tra la stessa Camera di Commercio e Avviso Pubblico, ha rappresentato il culmine di un percorso di due anni dedicato alla prevenzione, formazione e contrasto delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico veronese.

L’iniziativa, riconosciuta da Unioncamere come buona pratica nazionale, è stata già replicata in città come Torino, Modena e Aosta, a dimostrazione della sua efficacia e replicabilità. Il convegno ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, magistratura, forze dell’ordine, imprese e categorie economiche, riuniti con l’obiettivo comune di difendere l’economia sana dalla pressione criminale.

Dopo i saluti istituzionali di Michelangelo Dalla Riva, Pierpaolo Romani e della Sottosegretaria Wanda Ferro, il messaggio del Ministro dell’Interno Piantedosi, assente per impegni istituzionali, ha ribadito l’interesse del governo nel sostenere iniziative simili.

Michelangelo Dalla Riva.

Il professor Antonio Parbonetti, docente all’Università di Padova e direttore del centro di ricerca CRIME, ha illustrato il funzionamento dell’economia mafiosa: “Le mafie non cercano solo denaro, ma potere”, ha spiegato. Attraverso un’analisi approfondita, ha mostrato come le mafie si infiltrino nei mercati legali tramite aziende apparentemente solide ma che in realtà servono al riciclaggio, creando ecosistemi economici paralleli.

I dati CRIME parlano chiaro: quando una azienda mafiosa viene rimossa dal mercato, le imprese concorrenti migliorano le loro performance fino al 15%, con benefici diretti sull’occupazione, sul get­tito fiscale e sui salari. “Nessun altro intervento pubblico genera un impatto così duraturo sul tessuto produttivo”, ha sottolineato Parbonetti.

Pierpaolo Romani.

Il contributo di Giuseppe Del Medico ha spostato l’attenzione sugli strumenti digitali oggi disponibili per mappare e anticipare comportamenti economici sospetti: analisi di liquidità anomala, sovraindebitamento, operazioni irregolari. La chiave è la interoperabilità tra banche dati, come quelle delle Camere di Commercio e l’Agenzia dei beni confiscati, per una prevenzione efficace.

Nel dibattito moderato dal giornalista Mario Portanova, la procuratrice Alessandra Dolci ha denunciato fenomeni come la “fiscalizzazione della mazzetta”, che permette alle tangenti di passare come spese aziendali, rendendo quasi impossibile la denuncia. Dolci ha anche criticato l’attuale sistema degli appalti pubblici, che permette alle aziende di iniziare i lavori anche in assenza di una verifica antimafia, creando zone grigie pericolose.

Il procuratore Raffaele Tito ha riportato l’attenzione sul contesto veronese: “Le mafie si muovono senza lasciare segni evidenti. Anche un’impresa che non commette reati ma si finanzia illecitamente crea danni profondi”. Tito ha rilanciato la richiesta di istituire una sede della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) a Verona o almeno in Veneto, sottolineando la necessità di rafforzare la presenza giudiziaria nel Nordest.

Il progetto ha coinvolto dal 2023 oltre 20 incontri tematici, due eventi in beni confiscati, la produzione di un vademecum pratico per le imprese e la costituzione di una rete territoriale di prevenzione. La Consulta della Legalità ha dimostrato che è possibile costruire alleanze locali efficaci per arginare la criminalità organizzata, un modello virtuoso che Verona si impegna a mantenere attivo anche in futuro.

Condividi ora!