Mercato del vino italiano in forte recessione nel 1° trimestre: l’allarme è di UIV
di Matteo ScolariIl mercato del vino italiano continua a subire una forte contrazione, come dimostrano i dati pubblicati dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (UIV) per il primo trimestre del 2025. La spirale negativa, già evidente nei consumi reali, ha cominciato a farsi sentire anche nei dati sull’export, che fino a oggi erano stati sostenuti da un’effimera crescita negli Stati Uniti, alimentata dalla corsa alle scorte pre-dazi. Secondo UIV, infatti, l’export verso i Paesi extra-UE ha registrato un calo di quasi il 9% in volume, con una flessione pari a -0,1% in valore, nonostante l’aumento del 4% negli Stati Uniti, che però ha visto una frenata a partire da marzo. Senza l’apporto positivo degli Stati Uniti, i dati dell’export globale avrebbero visto una contrazione ancora maggiore, con un calo che avrebbe sfiorato il 17%.
Il presidente di Unione Italiana Vini (UIV), Lamberto Frescobaldi, ha commentato così la situazione: «Negli ultimi sei mesi abbiamo assistito a un apparente paradosso: le spedizioni italiane verso gli Stati Uniti sembravano reggere o addirittura crescere in alcuni comparti, ma i dati reali sui consumi raccontano un’altra storia, ben più preoccupante. La corsa pre-dazi ha illuso i mercati, ma la situazione è diversa: i consumi finali sono in calo o, nella migliore delle ipotesi, stagnanti. È quindi fondamentale non confondere le uscite (export) con il consumo reale, perché la vera analisi deve concentrarsi sul comportamento del consumatore finale, non solo sui dati doganali. Il rischio è quello di una falsa percezione di solidità del mercato che può portare a decisioni errate lungo tutta la filiera.»

Dal mese di marzo, la contrazione delle esportazioni ha cominciato a prendere piede anche negli Stati Uniti, con un’inversione di tendenza che ha portato a una diminuzione dei volumi pari al -3,5%, un effetto legato in parte alla minaccia dei dazi. Il futuro del settore, in regime di dazi, appare quindi complesso, soprattutto per la fascia superpremium. Come sottolinea Paolo Castelletti, segretario generale di UIV: «La fascia superpremium – da 15 euro/litro alla cantina – rappresenta solo il 2% dei volumi e l’8% dei valori del nostro vino negli USA. Sarebbe pericoloso aggrapparsi alla tesi dell’insostituibilità in virtù di un posizionamento alto dei nostri prodotti. L’export made in Italy si fonda infatti su un centrato rapporto qualità-prezzo. Serve quanto prima un confronto con le istituzioni per attivare una difesa reale del settore.»
Le elaborazioni dell’Osservatorio UIV, basate su dati Nielsen provenienti dalla grande distribuzione e dal retail nei principali mercati mondiali (Stati Uniti, Germania e Regno Unito), evidenziano cali nei consumi a volume per il trimestre appena concluso: -8% in volume e -5,5% in valore, con una flessione che ha colpito in particolare gli Stati Uniti (-5,4%), la Germania (-11,8%) e il Regno Unito (-6,4%). Quasi tutte le principali denominazioni italiane, ad eccezione del Prosecco, hanno registrato difficoltà, da Pinot Grigio delle Venezie a Chianti, da Lambrusco a rossi piemontesi e bianchi siciliani. Anche in Italia, la grande distribuzione ha visto una contrazione di circa il 4% nei volumi, con previsioni di cali ancora maggiori per la ristorazione, dove la situazione appare particolarmente critica.
Il quadro generale è, quindi, preoccupante. Mentre i dati sull’export potrebbero ingannare sullo stato di salute del mercato, l’attenzione deve concentrarsi sui consumi finali, con un urgente bisogno di adattare le politiche del settore alle reali dinamiche di consumo, tanto in Italia quanto all’estero. Il settore del vino italiano, storicamente uno dei simboli dell’eccellenza agroalimentare nazionale, rischia di trovarsi di fronte a una sfida complessa e di lunga durata, a meno che non si attivino rapidamente interventi concreti.
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