Rimesse degli immigrati: dall’Italia all’estero oltre 8 miliardi. Roma e Milano i poli principali
di Matteo ScolariNel 2024 gli immigrati residenti in Italia hanno inviato all’estero un totale di 8,3 miliardi di euro in rimesse, secondo le elaborazioni della Fondazione Leone Moressa sui dati della Banca d’Italia. Un flusso imponente che racconta non solo la solidarietà familiare transnazionale, ma anche la capacità degli immigrati di generare risparmio e contribuire, in parallelo, a due economie: quella italiana e quella dei paesi d’origine.
Considerando anche le cosiddette rimesse “invisibili”, ossia quelle che avvengono attraverso modalità informali come il trasporto diretto di denaro contante da parte dei viaggiatori, il volume complessivo potrebbe sfiorare i 12 miliardi di euro. La Banca d’Italia stima infatti un intervallo tra 1,2 e 3,7 miliardi di euro per queste forme di trasferimento non tracciate, che negli anni post-Covid sono tornate a crescere dopo un temporaneo calo dovuto alle limitazioni di mobilità.
Tra i principali Paesi di destinazione, il Bangladesh è saldamente in testa con 1,4 miliardi di euro ricevuti, pari al 16,9% del totale, seguito da Pakistan (600 milioni) e Marocco (575 milioni). Questi dati non solo confermano i rapporti consolidati tra le comunità migranti e le famiglie nei Paesi d’origine, ma segnalano anche dinamiche interessanti: le rimesse verso la Georgia, ad esempio, sono cresciute da 91 a 501 milioni in dieci anni, mentre quelle verso la Cina – un tempo leader – sono crollate a soli 4 milioni.
In termini pro-capite, gli immigrati del Bangladesh sono i più attivi, con una media di 604 euro mensili inviati in patria. Seguono Pakistan e Filippine, entrambe sopra i 300 euro. Al contrario, le comunità provenienti da Paesi geograficamente vicini come quelli del Nord Africa e dell’Est Europa registrano valori inferiori alla media di 131 euro al mese, in parte a causa della maggiore incidenza delle rimesse informali.
A livello territoriale, la regione più rilevante è la Lombardia, da cui partono rimesse per 1,8 miliardi di euro, seguita da Lazio con 1,3 miliardi e Emilia-Romagna con 830 milioni. A livello provinciale, Roma si conferma la capitale anche delle rimesse con oltre 1 miliardo, seguita da Milano (911 milioni), Napoli (424 milioni) e Torino (266 milioni).
Le variazioni decennali mostrano un aumento del 29,9% rispetto al 2014, con un incremento più contenuto nel confronto annuale (+0,5% rispetto al 2023). Alcune province come Napoli (+15,1%) e Barletta-Andria-Trani (+13,7%) registrano crescite molto sopra la media, mentre in città come Bologna e Brescia si osservano flessioni del 7% circa.
Secondo la Fondazione Leone Moressa, «l’invio di denaro verso i Paesi d’origine è uno degli strumenti attraverso cui i migranti sostengono i mezzi di sussistenza, rafforzano le economie e contribuiscono direttamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG)». I ricercatori sottolineano inoltre la vitalità dei flussi provenienti da comunità asiatiche e il peso crescente dei trasferimenti digitali, che stanno rimodellando anche i percorsi informali.
La trasformazione dei flussi di rimesse riflette in parte anche i cambiamenti normativi: dal 2018, con l’introduzione dell’obbligo di segnalazione per una più ampia platea di istituti di pagamento, il monitoraggio dei dati è diventato più completo. Ciò ha influito in particolare sui trasferimenti verso Bangladesh, Filippine e Pakistan, dove operano molti degli operatori ora tracciati.
Il caso della Cina rappresenta invece un’evidenza opposta: fino al 2013, il Paese era la prima destinazione delle rimesse italiane, con picchi oltre i 3 miliardi. Oggi è fuori dalle prime venti destinazioni, con una contrazione che suggerisce un massiccio ricorso alle rimesse informali o una profonda evoluzione nei legami economici della comunità cinese in Italia.
Il report offre infine una mappa capillare dei flussi per regione e provincia, delineando un’Italia in cui la solidarietà finanziaria dei migranti si distribuisce con forza in centri urbani e territori ad alta densità lavorativa straniera: Verona, ad esempio, con 163 milioni, ha visto crescere del 56,7% le rimesse in dieci anni.
Con le loro rimesse, gli immigrati in Italia non solo rafforzano i legami con i Paesi d’origine, ma alimentano circuiti economici paralleli che spesso sfuggono all’attenzione dei dibattiti pubblici. Una realtà fatta di lavoro, risparmio e responsabilità familiare che merita uno spazio maggiore nelle politiche migratorie e sociali italiane.
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