Solitudine degli anziani: lo SPI CGIL Verona chiede più servizi pubblici
di Matteo ScolariInvecchiare da soli non è una condizione naturale, ma spesso il frutto di scelte collettive sbagliate. È da questa convinzione che parte la riflessione dello SPI CGIL di Verona, che pone l’accento sul fenomeno crescente della solitudine nella popolazione anziana, evidenziato da un’elaborazione su dati ISTAT condotta a livello regionale: oltre 216.000 gli over 75 senza figli in Veneto, di cui circa 43.000 risiedono nella provincia di Verona.
Una cifra che interpella direttamente le istituzioni locali, e che lo SPI affronta attivamente attraverso la contrattazione sociale con i Comuni del territorio. Durante i tavoli di confronto, il sindacato richiede ai Sindaci e agli assessori dati aggiornati sulla numerosità, sui bisogni e sulle condizioni della fascia più fragile della popolazione, al fine di individuare strumenti efficaci e mirati per contrastare l’isolamento sociale e rafforzare la rete dei servizi.

Secondo il Segretario Generale SPI CGIL Verona, Adriano Filice, la solitudine ha radici precise:
«Spesso è la conseguenza dell’insufficienza di servizi sociali e socio-sanitari in grado di aiutare l’anziana e l’anziano a mantenere un buono stato di salute psico-fisica, quindi di autosufficienza e autonomia». Ma la solitudine non si esaurisce nel dato sanitario. Esiste anche una rarefazione delle relazioni sociali, un senso di marginalità trasversale alle età, che colpisce chi non ha più un tessuto relazionale forte.
Il problema, evidenzia lo SPI, non si risolve solo con assistenza individuale, ma richiede politiche pubbliche integrate, dalla mobilità collettiva all’urbanistica partecipata, fino alla programmazione culturale e sociale dei territori. Interventi che possano ridisegnare le comunità, frenando la diffusione di quartieri dormitorio, ripopolando i piccoli Comuni di servizi, e valorizzando la partecipazione attiva degli anziani alla vita sociale.
Il ruolo del pubblico è centrale: Comuni, Regione e Stato devono tornare ad essere protagonisti di un progetto sociale inclusivo, capace di intercettare e accompagnare i bisogni legati all’età. Lo SPI CGIL propone una visione strutturale: abitare deve tornare ad essere una pratica relazionale, fatta di reti di prossimità, servizi di prossimità, persone di prossimità.
«Solitudine e marginalità non sono destino – conclude Filice – ma l’effetto di scelte politiche e sociali. Occorre invertire la rotta con coraggio e visione: servizi pubblici di qualità sono la chiave per permettere a ogni anziano di restare protagonista della propria vita».
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