Valdegamberi attacca Mediobanca: «Profitti record, ma aumentano il canone per l’inflazione»
di Matteo ScolariIl consigliere della Regione Veneto, Stefano Valdegamberi, torna a puntare il dito contro il sistema bancario nazionale, accusando gli istituti di “arroganza oligopolistica” ai danni dei cittadini e dei risparmiatori. In un comunicato diffuso il 15 aprile 2025, Valdegamberi ha raccontato un episodio personale diventato simbolo di una più ampia problematica: la modifica unilaterale del contratto da parte di Mediobanca Premier S.p.A., con l’aumento del canone annuo di un conto corrente motivato dall’inflazione.
Il contenuto della comunicazione ricevuta dall’istituto bancario parla di “condizioni di mercato mutate sensibilmente a causa di fattori eccezionali”, e sottolinea che l’inflazione ha causato un aumento dei costi operativi — dalle telecomunicazioni ai servizi informatici, dalla gestione degli immobili alle spese del personale — spingendo Mediobanca ad adeguare il canone. Ma il consigliere veronese non ci sta e ribatte con forza: «Dal 2020 al 2024 gli utili di Mediobanca sono stati strabilianti, proprio grazie ai tassi di interesse ritoccati al rialzo per combattere l’inflazione. È inaccettabile che oggi venga chiesto ai risparmiatori di pagare ancora di più».
I numeri citati da Valdegamberi sono eloquenti. Nel 2020 Mediobanca ha registrato utili per 606 milioni di euro, cresciuti a 1.026 milioni nel 2021, 1.027 milioni nel 2022 e infine 1.273 milioni nel 2023, con un balzo del 24% in un solo anno. Un andamento definito “straordinario”, che secondo il consigliere regionale rende ingiustificabile e inopportuna la richiesta di aumento ai clienti.
«Con quale faccia tosta si mandano lettere di questo tenore?» si chiede Valdegamberi, puntando il dito non solo contro Mediobanca ma contro l’intero sistema bancario, accusato di approfittare della propria posizione dominante per speculare sulle tasche dei cittadini. A suo giudizio, le banche avrebbero ottenuto vantaggi diretti dalla politica monetaria della Banca Centrale Europea, a cui peraltro sono legate, generando utili da record e nel contempo scaricando l’impatto dell’inflazione sui clienti, attraverso modifiche contrattuali unilaterali.
Il consigliere regionale chiede un’azione concreta da parte delle associazioni dei consumatori e, soprattutto, un intervento governativo, auspicando un quadro normativo più tutelante per chi si affida ai servizi bancari. Secondo Valdegamberi, quanto accaduto è sintomatico di un problema strutturale del settore: l’assenza di concorrenza reale, la mancanza di trasparenza e un modello che premia l’ottimizzazione dei profitti a scapito della relazione con il cliente.
Le sue parole non sono solo un grido d’allarme individuale, ma il riflesso di un disagio diffuso. In un contesto in cui sempre più cittadini lamentano costi bancari in crescita, diminuzione dei servizi e chiusura delle filiali, l’episodio segnalato dal consigliere potrebbe diventare un caso simbolico per una più ampia riflessione politica ed economica sul ruolo delle banche nel Paese.
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