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Ridolfi (Consorzio del Soave): «Lavoriamo sull’aspetto esperienziale e sensoriale»

di Matteo Scolari
Cristian Ridolfi, presidente del Consorzio di Tutela del vino Soave traccia un bilancio di Vinitaly 2025, sottolineando l'impegno del consorzio nell'abbinare il prodotto all'enoturismo.

Tra i protagonisti della 57ª edizione di Vinitaly, il Consorzio di tutela del Soave ha confermato il ruolo centrale di questa denominazione nel panorama enologico nazionale e internazionale. Lo stand del consorzio è stato tra i più visitati, segno di una vitalità che parte dal territorio ma si proietta sempre più all’estero. Abbiamo raccolto le considerazioni del presidente Cristian Ridolfi.

Presidente, com’è andato Vinitaly per il Soave?

Molto bene. Nella nostra area consortile abbiamo avuto una presenza costante di visitatori fin dalle prime ore di domenica e fino alla chiusura. Abbiamo visto un pubblico qualificato, fatto di ristoratori, ma anche tanti appassionati, con cui abbiamo voluto lavorare soprattutto sull’aspetto esperienziale e sensoriale.

Cosa significa “esperienziale” in questo contesto?

Abbiamo cercato di affinare un linguaggio comune tra produttori e consumatori. A volte si usano tecnicismi che rischiano di allontanare chi assaggia. Noi vogliamo costruire un dialogo più diretto, più comprensibile, per valorizzare al meglio il nostro vino e il suo racconto.

Che momento sta vivendo il Soave sui mercati internazionali?

Il nostro mercato di riferimento resta l’Europa, ma da tempo stiamo lavorando in partnership anche con il Canada, in particolare con il monopolio del Québec. È un’apertura interessante, anche se non va sopravvalutata: il Canada ha una popolazione molto più ridotta rispetto agli Stati Uniti. Il mercato americano resta fondamentale, e dobbiamo continuare a presidiarlo, anche con il supporto della politica, soprattutto per quanto riguarda la promozione.

Cresce anche l’interesse per l’enoturismo nei territori del Soave?

Sì, è un comparto dal potenziale altissimo, ancora in gran parte da esplorare. Le aziende sono già aperte e accoglienti, ma serve una regia di sistema: un enoturista non può spostarsi per visitare una sola cantina. Deve trovare un contesto integrato, con offerta gastronomica, viabilità chiara, comunicazione efficace. Su questo c’è ancora molto da fare, ma le basi ci sono.

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