Nuova call-to-action

Marchesini (Valpolicella): «Festeggiamo i 100 anni nel segno dell’Amarone»

di Matteo Scolari
Christian Marchesini, presidente del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella, ricorda il prestigioso anniversario dell'ente e sottolinea il valore ancora intatto del vino principe di questo territorio.

Il Consorzio vini Valpolicella ha festeggiato a Vinitaly 2025 un traguardo importante: i suoi primi cento anni di attività. Lo ha fatto con uno stand ricco di appuntamenti e con una partecipazione corale di cantine associate, reduci anche da un’esperienza significativa al salone del vino di Parigi. Il presidente Cristian Marchesini ha tracciato un bilancio positivo, con uno sguardo fiducioso verso nuovi mercati e una rinnovata attenzione per l’enoturismo.

Presidente, qual è il bilancio di questo Vinitaly per il Consorzio Valpolicella?

Eravamo partiti con qualche incertezza, ma la presenza numerosa di buyer, in particolare dagli Stati Uniti, ci ha dato ottime sensazioni. Chiudiamo la manifestazione con una prospettiva positiva per il 2025, con grande voglia di trovare nuovi spazi e rafforzare la nostra presenza sui mercati internazionali.

Avete portato a Verona 25 cantine, ma siete stati attivi anche all’estero…

Sì, siamo reduci dal salone del vino di Parigi, dove siamo riusciti a coordinare 36 aziende sotto il cappello del Consorzio. Un’esperienza molto importante, perché dimostra quanto sia fondamentale fare rete. Presentarsi uniti rafforza il valore della nostra denominazione e in particolare del nostro vino icona, l’Amarone.

Come si comporta oggi l’Amarone sui mercati?

L’Amarone, anche in questo momento complesso, tiene bene. È un vino di nicchia ma con una personalità forte, riconosciuta in tutto il mondo. Noi continuiamo a promuovere tutte le eccellenze della Valpolicella anche verso mercati nuovi, come il Sud-est asiatico e la Cina, dove oggi la nostra presenza è ancora limitata, ma su cui puntiamo molto.

Avete parlato anche dell’accordo Mercosur come opportunità futura…

Sì, perché ci permetterebbe di rientrare in Brasile, dove i nostri vini, negli anni ‘50 e ‘60, erano tra i più consumati. Sarebbe una grande occasione per ritrovare spazio in un mercato che storicamente ci ha apprezzato.

E l’enoturismo? Quanto può incidere nello sviluppo della Valpolicella?

Moltissimo. Negli ultimi anni le nostre cantine si sono attrezzate bene, ma i margini di miglioramento sono ancora grandi. Verona è a due passi, rappresenta una calamita turistica potentissima. Dobbiamo sfruttarla di più: in dieci minuti da Piazza Bra si arriva nelle prime cantine della denominazione. E voglio ricordare che il Comune di Verona rappresenta il 15% della superficie vitata degli oltre 8.600 ettari della Valpolicella.

Condividi ora!