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Federvini a Vinitaly 2025: «Il vino italiano a una svolta. Serve una strategia nazionale»

di Matteo Scolari
A rischio 2 miliardi di export verso gli USA. I giovani cambiano gusti e abitudini. Pallini: «È il tempo di una regia condivisa, non di reazioni isolate».

Il futuro del vino italiano si gioca oggi su due fronti decisivi: il peso crescente dei dazi e l’evoluzione delle abitudini di consumo tra i giovani. È quanto emerge dal confronto promosso da Federvini a Vinitaly 2025, durante l’evento dal titolo evocativo “Tra dazi e rivoluzione dei consumi: il vino a una svolta storica?”.

A lanciare un appello forte e chiaro è stata la Presidente di Federvini, Micaela Pallini, che ha evidenziato come i dazi del 20% imposti dagli USA rischino di estromettere il vino italiano da un mercato da 2 miliardi di euro, difficilmente sostituibile, mentre nel contempo i gusti dei giovani consumatori stanno cambiando in modo radicale.

«Il clima di escalation non aiuta il dialogo e rischia di penalizzare una delle colonne portanti del nostro export», ha dichiarato Pallini. «Servono risposte condivise e una strategia nazionale, non più reazioni frammentate. Difendere il vino oggi vuol dire tutelare l’identità italiana nel mondo».

Micaela Pallini, presidente di Federvini.
Micaela Pallini, presidente di Federvini.

Al fianco della Presidente, numerose personalità del settore hanno arricchito il confronto: Luca De Carlo (Senato), Albiera Antinori (Gruppo Vini Federvini), Stevie Kim (Vinitaly), Bruna Boroni (TradeLab), Alberto Mattiacci (La Sapienza) e Denis Pantini (Nomisma Wine Monitor), che ha illustrato dati allarmanti.

Secondo Nomisma, gli USA rappresentano il 24% dell’export di vino italiano, con una prevalenza di vini DOP. I dazi del 20% comporterebbero aumenti medi dei prezzi all’importazione tra +0,90 €/litro per il Prosecco e +2,60 €/litro per i rossi piemontesi, con il rischio di sostituzione da parte di vini più economici di Cile, Australia, Argentina e California.

Ma il problema non è solo commerciale. I consumi giovanili stanno virando verso i vini low/no alcol, con crescita del 54% negli USA e del 23% in Germania. Il 34% dei giovani americani oggi preferisce vini dealcolati, e simili tendenze si registrano nel Regno Unito, Germania e Francia.

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Anche i criteri di scelta sono cambiati: il prezzo resta centrale, ma la sostenibilità supera ormai il biologico tra i driver d’acquisto. Il 41% dei giovani britannici, il 35% degli americani e il 32% dei tedeschi considera determinante l’impatto ambientale del vino. In Spagna e Francia, il prezzo domina ancora (rispettivamente per il 50% e il 40%).

In Italia, i giovani tra i 23 e i 34 anni rappresentano il 20% del mercato del vino a valore. Tuttavia, preferiscono cocktail (24%) e spiriti lisci (24%) rispetto a vino (13%) e bollicine (16%). Quasi il 70% conosce i vini dealcolati e il 43% è pronto a consumarli.

Vinitaly 2024. Ennevi Foto
Vinitaly 2024. Ennevi Foto

Albiera Antinori ha sottolineato l’importanza di rinnovare il linguaggio: «Il vino deve tornare a parlare alle emozioni, con storie autentiche che raccontino il territorio, l’artigianalità, la passione dietro ogni bottiglia. Solo così potremo coinvolgere i giovani e rilanciare il comparto».

Per affrontare le sfide attuali, Federvini propone una strategia articolata:

  • Azioni diplomatiche unitarie a livello europeo per fermare i dazi;
  • Misure fiscali a sostegno di innovazione, sostenibilità e digitalizzazione;
  • Nuove campagne di promozione istituzionale all’estero;
  • Percorsi educativi ed esperienze di consumo più inclusivi per i giovani.

«Serve un cambio di passo immediato – ha concluso Pallini –. L’Italia deve costruire una visione condivisa che sappia proteggere il nostro export e allo stesso tempo coinvolgere le nuove generazioni in un rapporto nuovo e consapevole con il vino».

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