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Funzioni locali, allarme CISL FP Verona: «Serve più flessibilità»

di Matteo Scolari
il segretaro generale Giovanni Zanini: «Ultimi per retribuzione, penalizzati dal tetto al trattamento accessorio. Va rifinanziata la contrattazione decentrata e chiuso subito il CCNL 2022-2024».

Lavoratrici e lavoratori delle funzioni locali sono il cuore pulsante dei servizi pubblici territoriali, ma oggi restano fra i più penalizzati del pubblico impiego. A lanciare l’allarme è la CISL Funzione Pubblica di Verona, che denuncia – con un comunicato diffuso il 5 aprile 2025 – l’evidente disallineamento tra la qualità del lavoro svolto e il riconoscimento economico riservato al comparto.

«I bisogni sociali richiedono molte risorse, per questo è fondamentale investire sulle persone che ogni giorno assicurano il funzionamento della macchina pubblica», dichiara Giovanni Zanini, riferimento della CISL FP Verona. Il territorio veronese comprende ben 98 Comuni, la Provincia, la Regione Veneto, Unioni di Comuni, Consorzi, IPAB, Veneto Lavoro, Bacini imbriferi e Comunità montane: un sistema vasto e capillare, che rappresenta la spina dorsale dei servizi di prossimità per i cittadini.

Ma a frenare lo slancio di questi enti è ancora una volta il vincolo normativo dell’art. 23 comma 2 della Legge Madia, che limita drasticamente la spesa per indennità e premi accessori. A ciò si aggiunge una recente interpretazione della Legge di Bilancio che inserisce anche le risorse destinate al welfare integrativo nel tetto massimo di spesa, compromettendo ogni possibilità di incentivare il personale, già fortemente penalizzato.

Secondo i dati ARAN, le funzioni locali risultano all’ultimo posto per livello retributivo nel pubblico impiego. Questa condizione non solo incide sulla motivazione del personale, ma rende poco attrattivo l’impiego negli enti locali, proprio in un momento storico in cui le amministrazioni faticano a reclutare nuove risorse, anche a causa delle restrizioni sulle assunzioni.

Per la CISL FP Verona, le leve su cui agire sono due:

La leva legislativa, che passa dal rifinanziamento dei fondi per la contrattazione decentrata, al fine di premiare concretamente l’impegno del personale e migliorare la qualità dei servizi ai cittadini. Da qui anche l’auspicio che le risorse per il welfare integrativo vengano escluse dal tetto del trattamento accessorio, per favorire il benessere organizzativo.

La leva contrattuale, ossia la necessità di chiudere rapidamente il negoziato per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2022-2024. Una richiesta che si scontra con l’atteggiamento definito “irresponsabile” da parte di CGIL e UIL, che “si sottraggono alla responsabilità di portare a termine l’accordo”, ostacolando di fatto l’avvio di una nuova fase negoziale.

Zanini sottolinea l’urgenza di superare vecchie logiche conflittuali: «Abbiamo bisogno di relazioni sindacali partecipative e costruttive, capaci di generare risultati concreti, non di antagonismi sterili di stampo novecentesco».

Il messaggio finale è chiaro: senza interventi immediati, si rischia di aggravare il già fragile equilibrio dei servizi locali. Restituire flessibilità agli enti significa riconoscere e valorizzare il lavoro quotidiano di chi è in prima linea nei territori, offrendo risposte concrete alle richieste dei cittadini.

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