Nuova call-to-action

Sclip (UniVr): «Le aggregazioni bancarie? Servono a migliorare la propria efficienza»

di Matteo Scolari
Ai microfoni di Focus Verona Economia Alex Sclip, professore associato di Finanza aziendale all'università di Verona, il quale ci spiega perché è "tornato di moda" il tema delle fusioni bancarie.

Nell’ultima puntata di Focus Verona Economia, in onda su Radio Adige TV, abbiamo affrontato due temi fondamentali per il presente e il futuro economico della città: il settore energetico e quello bancario.

Per approfondire il tema dell’energia, è intervenuto Alessandro Russo, consigliere delegato di AGSM AIM, che ha illustrato il percorso innovativo di ascolto e confronto con gli stakeholder per la definizione del nuovo Piano Strategico pluriennale, in programma per giugno 2025.

Successivamente, il focus si è spostato sul settore bancario con Alex Sclip, professore associato di Finanza Aziendale presso l’Università di Verona, che ha analizzato il ritorno del risiko bancario, con le fusioni e le acquisizioni che stanno ridisegnando il panorama finanziario, in particolare l’offerta di Unicredit su Banco BPM e i suoi effetti sul tessuto economico locale e nazionale.

Professore Sclip, il settore bancario sta vivendo una nuova fase di fusioni e acquisizioni. Perché si è riacceso questo interesse?

Le fusioni bancarie stanno tornando in primo piano per diverse ragioni. Il calo dei tassi d’interesse riduce i margini di guadagno delle banche, che cercano quindi di migliorare la propria efficienza con operazioni di aggregazione. Inoltre, l’aumento della concorrenza e la necessità di ridurre i costi operativi spingono verso il consolidamento.

Il caso Unicredit-Banco BPM è uno degli esempi più rilevanti. Quali sarebbero gli effetti di questa fusione?

Se l’operazione andasse in porto, Unicredit diventerebbe la terza banca europea per capitalizzazione. Questo la renderebbe più competitiva a livello internazionale, ma potrebbe anche ridurre le opzioni disponibili per le imprese e i consumatori. È una dinamica che può avere implicazioni sia positive che negative.

Le piccole e medie imprese temono che queste fusioni allontanino le banche dal loro tessuto economico. È una paura fondata?

È una preoccupazione comprensibile. Quando le banche crescono molto, il rapporto con il territorio può indebolirsi. Tuttavia, le PMI solide e ben gestite non dovrebbero avere problemi di finanziamento, perché qualsiasi banca, grande o piccola, è comunque interessata a clienti affidabili.

Il credito cooperativo rimane una valida alternativa?

Sì, le banche di credito cooperativo hanno ancora un ruolo fondamentale nel sostenere il tessuto economico locale. Se un’impresa desidera diversificare le proprie fonti di finanziamento, rivolgersi a una BCC può essere una strategia valida.

Le fusioni spesso portano a tagli del personale. Cosa dobbiamo aspettarci?

Di solito, in questi casi, si prevedono tagli al personale per ottimizzare i costi. Tuttavia, spesso si ricorre a strumenti come i prepensionamenti per gestire la situazione in modo più graduale e meno traumatico.

Concludiamo con il tema ESG. Quanto conta oggi la sostenibilità nel settore bancario?

È sempre più determinante. Le banche stanno valutando non solo i bilanci, ma anche la sostenibilità delle aziende. Tuttavia, serve attenzione: se il focus si sposta solo sulla certificazione e sulla documentazione, rischiamo di avere più burocrazia che transizione reale. Il vero obiettivo deve essere l’investimento concreto in sostenibilità.

Condividi ora!