Nuova call-to-action

Gli imprenditori italiani abbandonano le banche e scelgono l’autofinanziamento

di Matteo Scolari
Secondo una recente analisi della CGIA di Mestre, calano i prestiti alle imprese, ma aumentano i risparmi: in 15 anni -329 miliardi di credito e +300 miliardi di depositi.

Negli ultimi 15 anni, il rapporto tra imprese italiane e banche ha subito un profondo cambiamento. Se in passato si riteneva che gli istituti di credito avessero ridotto l’accesso ai prestiti, ora emerge una lettura diversa: sono le imprese stesse ad aver scelto di non ricorrere più al credito bancario, preferendo soluzioni alternative come l’autofinanziamento e il ricorso al mercato dei capitali.

Secondo l’Ufficio Studi della CGIA, dal 2011 al 2024, i prestiti bancari alle imprese sono crollati di 329 miliardi di euro, passando da 995 miliardi a 666 miliardi di euro, pari a una contrazione del 33%. Nello stesso periodo, i depositi bancari delle aziende sono invece cresciuti di 300 miliardi di euro, con un aumento del 137%.

L’analisi evidenzia come molte imprese abbiano scelto di utilizzare i capitali propri per finanziare investimenti e spese correnti. A conferma di questa tendenza, i dati di Istat e Banca d’Italia indicano che, tra il 2011 e il 2023, il finanziamento tramite azionariato è cresciuto del +86%, passando da 1.395 miliardi a 2.592 miliardi di euro. Se nel 2011 il peso dell’azionariato sulle passività finanziarie delle imprese era del 40%, nel 2023 ha superato il 54%, mentre il peso dei prestiti bancari è sceso dal 35% al 23%.

Questa trasformazione, tuttavia, non ha riguardato in modo uniforme tutte le imprese. Le microimprese, che rappresentano il 95% delle aziende italiane, hanno avuto maggiori difficoltà ad accedere al credito e, in alcuni casi, sono finite nell’area dell’insolvenza o, peggio, nel mercato del credito illegale.

Il calo del credito alle imprese ha interessato tutta Italia, ma con differenze significative tra le diverse aree. Dal 2011 al 2024, il calo dei prestiti è stato particolarmente evidente nel Centro Italia (-42,6%) e nel Sud (-42,4%), con riduzioni più marcate nelle province di Siena (-59,1%), Savona (-58,9%) e Siracusa (-56,8%). Al contrario, i depositi bancari delle imprese sono aumentati, con una crescita più forte nel Nord-Est (+178%). Le province più “risparmiose” sono state Cremona (+298,3%), Bolzano (+281,6%) ed Enna (+278,9%), mentre Siena è stata l’unica provincia a registrare un calo dei depositi (-20,1%).

Anche il Veneto segue il trend nazionale, con una forte riduzione del credito bancario alle imprese e un parallelo aumento dei risparmi aziendali. Sempre nel periodo che va dal 2011 al 2024, i prestiti alle imprese venete sono calati del 40,9%, passando da 108,9 miliardi di euro a 64,3 miliardi di euro, mentre i depositi bancari sono cresciuti del 185,2%, salendo da 19,6 miliardi a 55,8 miliardi di euro. Il fenomeno è evidente anche nella provincia di Verona, dove i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti del 38,2%, scendendo da 22,8 miliardi di euro a 14,1 miliardi di euro. Parallelamente, i risparmi aziendali sono aumentati del 158,1%, passando da 4,3 miliardi di euro nel 2011 a 11 miliardi di euro nel 2024. Questi numeri confermano come sempre più imprese, anche nel tessuto economico dinamico del Veneto, abbiano scelto di fare affidamento sulle proprie risorse piuttosto che ricorrere al sistema bancario tradizionale.

Mentre in Italia i prestiti alle imprese sono diminuiti del 30,9%, nel resto d’Europa la situazione è diversa. Secondo la Banca Centrale Europea, tra il 2011 e il 2024, l’Eurozona ha registrato una crescita media del +4,3% nei prestiti bancari alle imprese, con picchi del +61,4% in Francia e del +46% in Germania. Tra i grandi Paesi, solo la Spagna ha subito una riduzione dei prestiti superiore a quella italiana (-46,7%).

👉 VUOI RICEVERE IL SETTIMANALE ECONOMICO MULTIMEDIALE DI VERONA NETWORK?
👉 ARRIVA IL SABATO, È GRATUITO!

PER RICEVERLO VIA EMAIL

Condividi ora!