Scappini: «Criteri ESG, chi non si adegua rischia di essere escluso dal mercato»
di Matteo ScolariNella puntata settimanale di Focus Verona Economia, in onda ogni venerdì su Radio Adige TV, abbiamo affrontato un tema importante per il tessuto produttivo locale e nazionale: la sostenibilità nelle piccole e medie imprese, sempre più centrale per la competitività delle aziende e in linea con le nuove normative europee.
In studio con noi Lorenzo Bossi, Direttore di Confimi Apindustria Verona, e Maria Carlesi, neo presidente di Confimi Veneto, prima donna a ricoprire questa carica.
Nel corso della puntata, oltre a Bossi e Carlesi, si sono alternati anche Marina Scavini, co-titolare di Savim Europe Srl, e Stefano Scappini, co-titolare dello Studio IPLUS. Entrambi hanno offerto spunti fondamentali sull’importanza della sostenibilità come strumento di crescita e di valorizzazione delle PMI.
Scappini, il vostro studio, IPLUS, è tra i pionieri della consulenza sulla sostenibilità a Verona. Dal 2012 affiancate le imprese in questo percorso. Come siete arrivati a occuparvi di sostenibilità in tempi così precoci rispetto alla diffusione attuale del tema?
Possiamo dire che ci siamo mossi con molto anticipo. All’epoca la sostenibilità era un argomento di nicchia, quasi sconosciuto nel panorama delle PMI. L’intuizione iniziale è stata di mia sorella Beatrice, che dopo l’università ha iniziato a collaborare con alcune piccole aziende locali, aiutandole a strutturare percorsi di sostenibilità in un periodo in cui gli standard erano disponibili solo in inglese e riservati alle grandi corporation quotate. Nel tempo, ciò che era percepito come un’opzione è diventato una necessità. Dapprima richiesto da alcune grandi aziende, poi dalle banche, e oggi è un elemento chiave per la business continuity delle imprese. Essere partiti in anticipo ci ha permesso di maturare un’esperienza significativa nella rendicontazione e nell’implementazione delle strategie ESG.
In questi anni avete contribuito anche alla nascita del Premio Obiettivo Sostenibilità in collaborazione con Verona Network. Qual è l’importanza di questo riconoscimento?
Il Premio Obiettivo Sostenibilità è nato con lo scopo di dare visibilità alle imprese virtuose che stanno investendo nella sostenibilità. Abbiamo costruito un format che non si limita a premiare le aziende, ma le accompagna con strumenti concreti, come gli assessment ESG gratuiti che offriamo per aiutarle a comprendere il proprio livello di sostenibilità. A dicembre 2024 abbiamo celebrato l’ultima edizione a Villa Arvedi di Grezzana, con un grande coinvolgimento delle aziende del territorio. E posso anticipare che ripeteremo l’iniziativa anche quest’anno, con una nuova edizione prevista per il 17 luglio a Bosco Chiesanuova.
Passiamo alla normativa. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è ormai entrata in vigore e sta cambiando il panorama normativo. Quali aziende sono coinvolte e quali obblighi introduce?
La CSRD impone l’obbligo di rendicontazione non finanziaria alle grandi imprese, definite come quelle che soddisfano almeno due di questi tre parametri: fatturato superiore a 50 milioni di euro, attivo patrimoniale oltre i 25 milioni di euro e almeno 250 dipendenti. A partire dal bilancio 2025, queste aziende dovranno includere nella relazione sulla gestione una sezione dettagliata sulla sostenibilità, con revisione dedicata. Questo obbligo riguarderà circa 8.000 aziende italiane, ma il vero impatto sarà sulla filiera. Le grandi imprese saranno tenute a raccogliere dati dai loro fornitori, che spesso sono PMI. Per questo, anche se le piccole aziende non sono formalmente obbligate, di fatto dovranno adeguarsi per continuare a lavorare con clienti più grandi.
Quali passi concreti dovrebbero intraprendere le PMI per prepararsi a queste richieste?
Il primo passo è un assessment ESG, un’analisi interna per capire quali pratiche sostenibili l’azienda ha già implementato e quali aspetti migliorare. Molte PMI hanno già buone pratiche, ma non le hanno mai formalizzate o comunicate. Dopo questa analisi, si può costruire un piano di azione per colmare le lacune e integrare la sostenibilità nella strategia aziendale. La formazione è fondamentale: proprietari e dirigenti devono comprendere come questi cambiamenti possano diventare un’opportunità di crescita e non solo un costo.
Quindi, la sostenibilità è già oggi un criterio di selezione per clienti e istituti di credito?
Assolutamente sì. Le banche stanno già valutando le aziende anche sulla base dei criteri ESG, e lo stesso vale per le grandi aziende clienti. Sempre più imprese ricevono questionari dai loro committenti per verificare il livello di sostenibilità della filiera. Chi non si adegua rischia di essere escluso.
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