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Energia, è l’ora di mettere mano a un Piano serio nazionale

di Matteo Scolari
Dopo gli sconquassi del biennio 2021-2022, il nostro Paese tenta di risalire la china dal punto di vista dell'indipendenza e della transizione energetica, ma ora si trova a un bivio. Se n'è parlato giovedì a Focus Verona Economia.

L’Italia sembra essere a un bivio per il suo futuro energetico. Il biennio 2021-2022 ha messo in luce le fragilità del nostro sistema di approvvigionamento, evidenziando quanto la nostra dipendenza dalle importazioni di gas sia diventata un problema di sicurezza nazionale, oltre che economico. L’onda lunga della crisi energetica scatenata dal conflitto in Ucraina ha colpito le economie europee, e l’Italia, con il suo mix energetico basato principalmente sul gas naturale, ha pagato uno dei prezzi più alti. Ma dalle crisi emergono spesso opportunità, e il settore energetico italiano ha davanti a sé una sfida storica: trasformare questa vulnerabilità in una forza.

Il mercato energetico tra volatilità e instabilità

La volatilità dei prezzi del gas ha messo in crisi non solo i consumatori, ma anche le aziende che operano nel settore. Come hanno sottolineato i protagonisti del settore energetico durante la recente Settimana Veronese della Finanza di giovedì 10 ottobre, i rincari improvvisi e la richiesta di fideiussioni hanno portato molte piccole e medie società energetiche al fallimento. Luca De Rosa, Presidente di Global Power, ha dichiarato che oltre cinquanta società sono state spazzate via da questa tempesta finanziaria, e molte altre lottano ancora per sopravvivere.

Luca De Rosa, Presidente Global Power Spa.
Luca De Rosa, Presidente Global Power Spa.

La crisi ha rivelato una verità tanto amara quanto inevitabile: il mercato energetico italiano è strettamente interconnesso con quello globale, e dipende da equilibri geopolitici sempre più fragili. La dipendenza dalle importazioni di gas, che rappresenta il 40% del nostro fabbisogno energetico, ci rende vulnerabili a crisi che non possiamo controllare. La consapevolezza che l’energia non è più una commodity abbondante e a buon mercato è emersa con prepotenza.

La necessità di una transizione energetica veloce

Se l’instabilità del gas ci ha messo in ginocchio, la via d’uscita sembra chiara: accelerare la transizione verso le energie rinnovabili. Ma la transizione non è un processo semplice né immediato. Le aziende italiane come Dolomiti Energia stanno investendo massicciamente nel fotovoltaico, nell’eolico e in altre tecnologie verdi, ma non basta costruire nuovi impianti di produzione. Serve anche un piano nazionale coordinato che favorisca l’accumulo di energia e lo sviluppo delle infrastrutture di rete, che al momento non sono sufficientemente robuste per sostenere la diffusione di energia rinnovabile.

Luca De Rosa ha parlato dell’importanza degli accumuli chimici, ma ha anche sottolineato che le tecnologie attuali sono ancora immature. Abbiamo bisogno di innovazione e di investimenti mirati, per evitare che l’energia prodotta in eccesso dalle fonti rinnovabili vada persa. L’Italia può e deve sfruttare il suo territorio, ricco di risorse naturali, per diventare un punto di riferimento nella produzione di energia verde. Ma la sfida è duplice: oltre a produrre energia pulita, dobbiamo anche trovare il modo di distribuirla in maniera efficiente e sicura.

Gabriele Nicolis, di ForGreen, ha presentato il modello cooperativo fotovoltaico, di cui l’azienda veronese è pioniera a livello nazionale, e ha rafforzato il concetto di prosumer, che sarà sempre più centrale nel futuro del settore energetico.

Gabriele Nicolis, Direttore Generale ForGreen Spa SB
Gabriele Nicolis, Direttore Generale ForGreen Spa SB

Aggregazioni e sinergie: una via necessaria

Nel mezzo di questa crisi, la frammentazione del mercato energetico italiano si sta rivelando insostenibile. Troppi piccoli operatori non sono in grado di reggere l’impatto della crisi, e persino le aziende più strutturate stanno cercando nuove strade per sopravvivere. L’idea di aggregare risorse e competenze è necessaria per aumentare la resilienza del settore e creare economie di scala che possano ridurre i costi e migliorare la competitività.

Ma queste sinergie non devono limitarsi solo alla produzione o alla gestione amministrativa: devono essere estese anche al settore delle reti di distribuzione. Romano Stefani di Dolomiti Energia ha ribadito come l’efficienza si ottenga centralizzando le infrastrutture, non frammentandole. L’Italia ha bisogno di un sistema di distribuzione energetica forte e centralizzato, che garantisca una gestione omogenea a livello nazionale, piuttosto che una miriade di piccole realtà locali che rischiano di soccombere.

Romano Stefani, direttore commerciale Dolomiti Energia Spa.
Romano Stefani, direttore commerciale Dolomiti Energia Spa.

Il nucleare: una scelta necessaria?

Un altro tema controverso ma inevitabile è quello del nucleare. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, l’Europa spinge per un mix energetico che non può basarsi solo su eolico e fotovoltaico. Le energie rinnovabili, infatti, sono discontinue e non programmabili. Se vogliamo garantire una produzione stabile di energia, il nucleare potrebbe tornare ad essere una parte della soluzione. Luca De Rosa si è espresso a favore del nucleare di nuova generazione, considerato sicuro ed efficiente, ma la strada è ancora lunga e la tecnologia non sarà disponibile prima di diversi decenni.

Il ruolo della politica

In tutto questo, il ruolo della politica è fondamentale. Le istituzioni devono essere al centro di questa transizione, facilitando gli investimenti, regolando il mercato e garantendo che i consumatori non vengano schiacciati dai costi crescenti. Non possiamo più permetterci di navigare a vista: serve una strategia energetica nazionale che guardi al futuro, con obiettivi chiari e misure concrete per ridurre la nostra dipendenza dall’estero e aumentare l’efficienza del nostro sistema.

Il settore energetico italiano è a un punto di svolta. La strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli, ma le opportunità non mancano. Il futuro dell’Italia sarà sempre più legato alla sua capacità di innovare, collaborare e adattarsi ai cambiamenti del mondo che ci circonda. Ma per fare questo, serve una visione condivisa che metta la sostenibilità al centro della crescita economica.

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