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Morti sul lavoro in Italia: la situazione dal 2021 al 2024

di Redazione
L'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega presenta i dati dell'ultimo quadriennio evidenziando le aree più a rischio e quelle più sicure.

Negli ultimi quattro anni, dal 2021 al 2024, il tema delle morti sul lavoro in Italia ha visto un’attenzione crescente, culminata con la pubblicazione del primo monitoraggio quadriennale realizzato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre. Questo studio offre un’analisi dettagliata della sicurezza dei lavoratori italiani e stranieri, mettendo in evidenza non solo i numeri assoluti delle vittime ma anche l’incidenza delle morti sul lavoro rispetto alla popolazione occupata.

Secondo i dati dell’osservatorio, il Trentino-Alto Adige emerge come la regione più pericolosa, finendo in “zona rossa” per quattro anni consecutivi. Al contrario, la Sardegna si distingue come la regione più sicura, mantenendosi costantemente in “zona bianca”. Questa classificazione a colori rappresenta graficamente l’emergenza delle morti sul lavoro, offrendo una mappa chiara delle aree a più alto rischio.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio, sottolinea l’importanza di considerare l’incidenza delle morti sul lavoro per capire realmente la situazione di insicurezza in Italia. Infatti, mentre nel 2021 l’indice era di 19,7 morti per milione di occupati, nel 2022 è sceso a 14,8, per poi stabilizzarsi attorno ai 14,7 nel 2023 e risalire a 15,4 nel 2024. Questo aumento è particolarmente preoccupante, soprattutto dopo una temporanea riduzione dovuta alla fine dell’emergenza Covid-19, che aveva portato a un picco delle morti sul lavoro.

L’analisi mostra inoltre una disparità significativa tra le diverse regioni italiane. Le regioni in “zona rossa” nel 2024, con un’incidenza superiore del 25% rispetto alla media nazionale, includono la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige, la Sicilia, la Campania, l’Emilia-Romagna e l’Umbria. Altre regioni come Abruzzo, Puglia, Calabria, Lazio e Basilicata si trovano in “zona arancione”, mentre la Lombardia, la Toscana, il Piemonte e la Liguria sono classificate in “zona gialla”. Le regioni in “zona bianca”, con un’incidenza molto bassa, sono il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, il Molise, le Marche e il Veneto.

Un altro aspetto rilevante riguarda le differenze di rischio per genere, età e nazionalità. Gli uomini hanno un’incidenza di morte più alta rispetto alle donne, ma è tra i lavoratori stranieri che si registra un aumento significativo: dal 25,7 nel 2021 al 34,1 nel 2024. Anche i giovani tra i 15 e i 24 anni e gli ultrasessantacinquenni sono tra le categorie più a rischio.

I settori più colpiti dalle morti sul lavoro restano quelli delle Costruzioni, delle Attività Manifatturiere, dei Trasporti e Magazzinaggio e del Commercio. In particolare, il settore delle Costruzioni ha visto un aumento delle vittime in linea con la ripresa economica post-pandemica e con l’incremento dei lavori edilizi dovuti ai bonus governativi.

In conclusione, i dati evidenziano la necessità di interventi più mirati e specifici sia da parte delle imprese che delle istituzioni, per affrontare e ridurre il rischio di morti sul lavoro in Italia, migliorando le condizioni di sicurezza per tutti i lavoratori.

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