Cantina Ilatium Morini: tra tradizione e sguardi al futuro
di RedazioneUn viaggio nella storia che racconta un passato che parte da molto lontano, all’epoca degli antiche Romani, che decisero di stabilirsi oltre duemila anni fa nei territori tra la Val di Mezzane, la Val d’Illasi e la Valpantena e che per la loro origine furono chiamati dalle popolazioni autoctone come Latii, “quelli del Lazio”. I ritrovamenti storici, poche pietre consunte venute alla luce per caso arando, danno testimonianza di tutto ciò e fanno della famiglia Morini, alla guida della Cantina Ilatium, la depositaria di oltre duemila anni di storia e tradizioni.
Un amore per la vita di campagna e passione per la coltivazione della vite, che sin da subito è stato ben chiara a sommelier e giornalisti, durante il Press Tour organizzato giovedì 22 febbraio presso la Cantina Ilatium Morini, a Mezzane di Sotto, dal racconto appassionato che Piergiorgio Morini, sommelier e responsabile enologico, ha proposto: una vera e propria tradizione di famiglia, cominciata più di quarant’anni fa, e che oggi vede alla guida della Cantina sette, tra fratelli e cugini.

L’azienda coltiva direttamente 40 ettari di terreno tra le zone del Valpolicella e del Soave, con una valorizzazione che punta a riscoprire i territori meno conosciuti della tra la Valpantena e la Valpolicella orientale, che si allargano tra la Val di Mezzane e la Val d’Illasi, con una sostanziale differenza di composizione di terreni: si passa da un terreno argilloso e calcareo a Grezzana, ad un terreno più ghiaioso e alluvionale spostandoci verso la Val d’Illasi, ricco di una componente limosa.
Grazie alla sua posizione, l’azienda rientra sia nella denominazione Valpolicella DOC che in quella di Soave DOC, e può produrre una vasta gamma di vini famosi a livello internazionale.

Primi fra questi il Valpolicella, il Valpolicella Ripasso, l’Amarone della Valpolicella e il Recioto della Valpolicella frutti della sapiente coltivazione delle uve Corvina, Corvinone, Rondinella, Croatina e Oseleta; la produzione del Soave prevede invece uve Garganega e Trebbiano di Soave.
La raccolta dell’uva è ancora tradizionalmente manuale, il che garantisce un’accurata selezione delle uve che prosegue anche in cantina. Nella moderna cantina di vinificazione di Ilatium Morini tutti i macchinari e le attrezzature di produzione sono a risparmio energetico e le botti utilizzate per l’affinamento dei vini provengono da foreste gestite in modo responsabile. La Cantina impiega per l’affinamento botti di rovere di dimensioni variabili che consentono al vino di far emergere le proprie caratteristiche organolettiche.

Una volta terminata la vinificazione, il vino viene conservato in appositi vasi vinari, di varie dimensioni e termoregolati, che garantiscono un adeguato stoccaggio del vino in attesa di essere messo in bottiglia. La zona sottostante, posizionata a sei metri di profondità, è dedicata invece alla maturazione e al riposo del vino. Infine, la vinaccia che rimane dopo la fase della vinificazione dell’Amarone, viene sfruttata per la produzione dell’omonima grappa.
Una prerogativa dell’Azienda Morini è oggi la coltivazione biologica: la manutenzione e la gestione dei vigneti è rispettosa dell’ambiente, con lavorazioni meccaniche del sottofila per contenere e contrastare le malerbe e vengono utilizzati prodotti fitosanitari biologici, che sono supportati anche dalla tecnica della confusione sessuale, efficace per ridurre i trattamenti contro gli insetti infestanti. Infine la concimazione è effettuata ormai da diversi anni solamente con prodotti organici e solo al bisogno della vite.
Giornata in cantina e degustazioni
Il viaggio nella Cantina Morini ha mostrato ai presenti i luoghi di produzione del vino e uno sguardo sui vigneti esterni. La parte più importante della giornata è stata poi dedicata all’assaggio di alcune etichette, in una sala preposta allo scopo, anche per le visite esterne dei clienti e turisti.
La degustazione ha seguito un percorso comparativo tra due annate di ciascuna denominazione, ritenute particolarmente adeguate per l’esperienza: per il vino Soave Doc «Le Calle», l’annata 2022 si presentava agli occhi giallo paglierino, intenso e brillante; al naso erano evidenti sentori di frutta matura tipicamente gialla, con distinti ricordi di frutta esotica; in bocca si presentava il gusto sapido e minerale, con un deciso finale ammandorlato. L’annata 2016 si mostrava invece più evoluta, con un ricco colore dorato, sentori di frutta appassita, grazie ad un leggero appassimento delle uve.

La seconda comparazione ha riguardato invece il Valpolicella Superiore Doc “Prognai”, mettendo a confronto l’annata 2017 con quella del 2007. La prima si presentava di un colore rosso rubino intenso con sentori di frutti rossi maturi e cioccolato, la seconda evidenziava invece un colore rosso granato e al gusto una corposità importante con ricordi di confettura di piccoli frutti di bosco e balsamico.
L’Amarone della Valpolicella DOCG “Leon” è stato protagonista del terzo assaggio: presentato in annata 2018 evidenziava un colore rosso granato vivace e al gusto sentore di amarene e spezie come caffè e cacao, mentre nell’annata 2008, di rosso granato con riflessi aranciati, aveva sentore di confettura di mora, ricordi di speziatura e note da evoluzione.
Nel finale, ottenute da uve appassite delle rispettive DOC, ultima comparazione tra il Recioto della Valpolicella DOCG “Septemviri” e il Recioto di Soave DOcg “Sette Dame”: il primo, di annata 2013, presentava agli occhi un colore rosso rubino dai riflessi granati e al gusto sentori di confettura e ricordi di cioccolato; il secondo, di annata 2018, era invece di color giallo ambrato con riflessi dorati, al gusto con sentori di datteri e miele e ricordo di frutta appassita.
Biologico e sostenibilità
Durante la seduta degli assaggi, è stata data inoltre l’opportunità di assaggiare la novità del
Biologico, frutto della decisione della Cantina di convertirsi a questa filosofia produttiva a partire dalla vendemmia 2023, per ora riguardante i vini Valpolicella Doc e Soave Doc “Le Calle” 2023; proprio in quest’ultimo, confrontato con i precedenti assaggi della denominazione, si può notare una maggiore ricchezza di sapore, che rivela ed esalta le caratteristiche organolettiche del vino.
Articolo di Alice Martini

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