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La scaligera “Torre della Catena”, sull’Adige, Verona e la storia “PARONA”. In sopralluogo gli

di admin
Chi, a Verona, passa sul Ponte Risorgimento, in direzione San Zeno, vede, alla sua destra, ad alcuni metri dallo stesso, sempre a destra, i resti d’una torre trecentesca, detta “della Catena”, resti, che s’ergono, nel mezzo dell’Adige.

La denominazione “della Catena”, deriva dal fatto, che dai lati della stessa, tanto a destra, che a sinistra, si dipartivano due catene, che, stese alla sera, raggiungevano, i rispettivi argini del fiume. Catene, che servivano, soprattutto, a fermare e a sottoporre a dazio, a dogana, diremmo oggi, prima d’entrare in area cittadina, il traffico commerciale, sul fiume, da e verso il Nord, nonché a ostacolare eventuali nemici. Un analogo punto doganale, per così dire, si trovava – non sappiamo, se con o senza torre – all’altezza del Ponte Aleardi, fra l’argine atesino dell’ex Macello e Veronetta, dove, ancora, domina una limitata rovina di mura scaligere, in cotto, con tanto di merli…, punto “doganale”, che controllava il traffico d’imbarcazioni, in movimento dal e per il mare. L’uso della catena, in quel del Ponte Risorgimento, e la fermata presso l’attuale Aleardi, iniziati con gli Scaligeri, continuò anche sotto il governo della Serenissima, a Verona, da 1405. La “Torre”, nonostante i più di settecento secoli trascorsi e le piene, che, in parte, la sommergono, domina, tuttora, le acque, spesso turbolente, del fiume. Lo stato conservativo del manufatto, di proprietà del Comune di Verona, è, attualmente, oggetto di analisi e di verifiche, da parte degli uffici dell’Edilizia monumentale, fatto, che costituisce un’opportunità, che l’Amministrazione è intenzionata a cogliere, anche per valorizzare l’opera scaligera, rendendola fruibile e facendola conoscere a cittadini e a turisti. Il 15 gennaio 2020, hanno verificato lo stato di salute dell’edificio, entrando nello stesso, gli assessori all’Edilizia Monumentale, Luca Zanotto, e alla Pianificazione urbanistica, Ilaria Segala, insieme a tecnici. Ne è emerso che Torre della Catena gode di buona salute, sia a livello strutturale, che di conservazione e che è apparsa riparata dal degrado, grazie alle reti, appostevi, una decina di anni fa, dal Genio Civile, reti che ne hanno salvaguardato anche la stanza interna. Grossi rami, tuttavia, depositati, sul letto del fiume, e la mancanza di un attracco, sicuro e agevole, che andrà c studiato e concordato, con la Soprintendenza, in base alle progettualità, che verranno esaminate, per riqualificare la struttura, potrebbero danneggiarne le fondamenta. "E’ stata davvero una piacevole sorpresa vedere il buono stato di conservazione, in cui si trova la Torre – ha detto Zanotto -. Sono secoli che questo piccolo edificio militare sopporta la piena dell’Adige, con le acque, che, ogni volta, ne invadono la stanza interna. Una resistenza davvero notevole, tanto che è forse uno dei pochi beni originali, che si è conservato intatto, nel corso dei secoli. Il passaggio definitivo dal Demanio al Comune ci permette di poterlo valorizzare, prima era però necessario capirne lo stato di conservazione e valutare eventuali interventi di manutenzione. Il sopralluogo di oggi ha certificato che l’edifico è a posto, faremo altri rilievi, ma i dati raccolti sono sufficienti, per iniziare a progettarne la valorizzazione. Tenerlo fermo vuol dire lasciarlo al deterioramento del tempo, un’ipotesi che non vogliamo contemplare. Valuteremo come renderlo fruibile al meglio, tenendo conto delle sue caratteristiche e delle potenzialità dal punto di vista turistico". "Torre della Catena rientra nel sistema fortificato di Verona per il quale l’Amministrazione ha intrapreso un importante processo di valorizzazione – ha aggiunto l’assessore Segala -. Anche questo edificio militare sarà quindi inserito nella Variante 29 e nello specifico masterplan, che approfondirà i dettagli e le nuove destinazioni d’uso, per valorizzare al meglio questi elementi storici e renderli fruibili ai cittadini, molti dei quali ne ignorano ancora l’esistenza o l’esatta collocazione, all’interno del tessuto cittadino. Valuteremo insieme alla Soprintendenza quali finalità si addicono meglio, per Torre della Catena. Di sicuro, va studiato un attracco più agevole, che permetterebbe di usare l’edificio a scopi dimostrativi e turistici". Quanto alla storia centenaria della “Torre”, amplia quanto da noi riportato, l’Ufficio Stampa del Comune di Verona, con quanto segue: ”Tra il 1321 e il 1325 il principe veronese Cangrande I della Scala commissionò al maestro Calzaro l’edificazione della cinta muraria di destra Adige, che si attestava sul fiume,  in prossimità di una più antica cortina, che proteggeva il borgo di San Zeno, lungo la quale si apriva tra l’altro, in prossimità del fiume, l’antica porta Fura. Pochi metri, all’esterno della porta, la cortina turrita scaligera si protende ad angolo, per formare lo sperone sporgente sulla riva fluviale, che sosteneva un capo della catena di sbarramento a monte della città. Una torre, costruita nel mezzo del fiume, sosteneva gli altri capi della catena, e serviva per il controllo militare e doganale, garantiva lo sbarramento alle imbarcazioni, provenienti da nord: la catena poteva essere alzata a filo d’acqua, quando, di notte, non si voleva che le merci entrassero in città. Il sistema di catene era ancora in funzione durante l’amministrazione della Repubblica i Venezia, per impedire il contrabbando o per evitare atti militari ostili. L’assetto definitivo venne raggiunto nel 1840”. Noi aggiungiamo che la “cadéna”, sopra evidenziata, avrebbe dato origine alla storia secolare dell’aringa, a Verona, in dialetto: “rénga”, e al quartiere veronese di Parona. Raggiunta. infatti, tale località, non ancora denominata Parona, e non potendo proseguire per Verona, a causa della catena, stesa attraverso il fiume, sino dal calare della sera, “burchieri”, ”radaroli”  e “zatterai”, dovendo pure  cenare e pernottare, trovavano alloggio nelle modeste osterie locali, condotte da una  “Parona” –  padrona, in italiano – denominazione, dalla quale la località di sosta, prese il nome di “Parona”.  Non solo: sulle tavole del tempo, il piatto più in uso, era la “rénga”, il pesce, che tali nocchieri-ospiti portavano, dal Nord … e che veniva cucinato, appunto,  dalla “paróna” stessa… Riassumendo: grazie alla “cadéna”, oggi, Verona gode del quartiere di Parona, della “Fèsta de la Rénga” – grande evento annuale benefico, che si ripete, nel febbraio d’ogni anno – e della nota maschera carnevalesca locale, detta “la “Paróna”… Nella foto: l’assessore Luca Zanotto e l’assessore Ilaria Segala, nella sala della Torre scaligera, sullìAdige.
Pierantonio Braggio

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