Una collezione, dal titolo: “Conio d’uva, la vite e il vino, nella numismatica antica”. Quarantotto preziose monete – 490 a. C. – 117 d. C. – messe insieme, da Alfio Rinaldi (1924-2013), numismatico a Verona, Capitale europea del Vino.
di admin Questo abbiamo ricordato, per poter informare che il suo iniziale titolare, Alfio Rinaldi (1924-2013) – già esperto di numismatica, grazie al padre, Oscar – aprì il citato negozio, nel lontano 1956, seguendolo sino al 1998, e stendendo in esso, fra l’altro, l’interessante contenuto del volumetto, dal titolo:“Conio d’uva, la vite e il vino, nella numismatica antica”, carta patinata, 64 pp., uscito a cura del figlio Marco, che continua l’attività del padre. L’occasione ha voluto che l’attenzione di Alfio Rinaldi – curare il commercio di monetzione antica, significa poter vederne, selezionarne e colezionarne moltissime – trovasse vivo conforto, in una Verona, nota, nel mondo, per i suoi pregiati vini, succo prezioso di altrettanto pregiate uve. Alfio, concentrato, dunque, sul tema “uva”, raccolse, per suo piacere e per propria cultura, ben 48 coniazioni antichissime, risalenti al periodo 490 a. C. – 117 d. C., studiando a fondo ognuna di esse e descrivendone origine, provenienza, storia ed altro – zecca coniatrice, epoca, nominale, raffigurazioni del dritto, del rovescio, metallo, peso e diametro – trasferendo il risultato del suo impegno, nel testo del volume sopra citato. Nel quale, il collezionista-studioso, prima di elencare i pezzi messi assieme, premette come uva e vino fossero ben conosciuti da Sumeri, Ebrei, Greci e Romani, anche se il prodotto, ovviamente, nulla aveva a che fare con l’attuale. Su ogni moneta, perfettamente riprodotta, oltre a temi cari al popolo, alla tradizione e alla terra di coniazione, appaiono, alternativamente, un grappolo d’uva, una tralcio o tralci, o, ancora, una foglia di vite… Su un pezzo, domina Dionisio…, figlio di Zeus e dio della vite e del vino… Lasciando al Lettore interessato la lettura e il piacere della consultazione di “Conio d’uva”, ci limitiamo a segnalare le zecche e le località e data di coniazione:Iguvim, Umbria; Napoli, Campania, due tipi; Taranto, Calabria; Velia, Lucania; I Brettii, Bruttium, due tipi; Entella, Sicilia; Naxos, Sicilia, due tipi; Tauromenium, Sicilia, due tipi; Acinipo, Malaga, Spagna; Osset, Siviglia, Spagna; Amphipolis, Macedonia; Tragilos, Macedonia, due tipi; Aionos, Tracia; Bizantium, Tracia; Maroneia, Tracia, quattro tipi; Dyrrhachium, Illiria; Corcyra, isola del Mare Ionio, due tipi; Leucas, Acarnania, tre tipi; Histiaea, Euboia; Temnos, Aiolis, due tipi; Teos, Ionia; Chios, Ionia; Oenoe, Isola d’Icaria; Tralles, Lydia; Mallos, Cilicia; Soloi, Cilicia, due tipi; Pergamo, Misia; Tomi o Timis, Moesia inferiore, due tipi; Tarsos, Cilicia; Numidia e Mauretania; Roma, Repubblica romana, tre tipi, eRoma, Impero, Traiano. Monete antiche, da museo, quindi, meritevoli di ulteriore attenzione e indirettamente, legate a Verona, sebbene di provenienze diverse, perché storia d’ una coltivazione e di un prodotto, che nelle terre della scaligera Città, hanno radici profonde.
Pierantonio Braggio
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