In Veneto, perduti oltre 60.000 posti di lavoro. L’assessore regionale, Elena Donazzan: “Giovani e donne, i più colpiti dalla crisi”.
di adminA partire dal 4 maggio, in concomitanza, con il progressivo allentamento delle misure di lockdown, si registrano segnali di ripresa o, quantomeno, di rallentamento della caduta occupazionale. L’impatto dell’emergenza, nel trimestre considerato, febbraio-maggio, tra contratti cessati e mancate assunzioni, la perdita congiunturale netta, di posizioni di lavoro dipendente, s’aggira attorno 62.700 unità. Il settore più colpito è quello del turismo: rispetto al 2019, l’Osservatorio di Veneto Lavoro quantifica 30.000 posti di lavoro in meno, tenendo presente anche che, sul comparto, grava l’incertezza, circa i numerosi contratti a termine, in scadenza entro il mese di giugno e per i quali il rinnovo rimane in dubbio. I servizi turistici, in primis, ristorazione e ricettività, continuano a scontare un vero e proprio “blocco” della domanda (meno’85% rispetto ai volumi dello scorso anno). Colpiti pesantemente anche l’istruzione privata (- 88%, nelle ultime due settimane), l’editoria e la cultura. Si salvano il settore agricolo e i servizi informatici, che registrano un saldo occupazionale positivo, dall’inizio della crisi, con una crescita di 4.500 posti di lavoro. Recupero di assunzioni, nelle attività di noleggio e di riparazione, nei servizi di pulizia e nelle attività professionali. “La crisi economica, legata al Covid, ha colpito maggiormente i giovani, sotto i 30 anni e le donne, soprattutto in termini di assunzioni, ovvero le categorie maggiormente coinvolte, dai lavori stagionali e dai relativi contratti temporanei – segnala Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro del Veneto –. Sarà, ora, importante accompagnare la crescita di alcuni settori, anche attraverso iniziative di supporto al reclutamento di personale, da parte delle aziende. Cito l’esempio dell’agricoltura, dei servizi di pulizia e della logistica, per i quali la Regione e Veneto Lavoro, tramite i Centri per l’Impiego, hanno avviato edizioni speciali di recruiting, anche in collaborazione con Associazioni di categoria e organizzazioni sindacali”. Le province con i saldi occupazionali più pesanti sono quelle, on cui le attività stagionali (turismo e agricoltura) hanno una incidenza maggiore: Venezia ha perso 26 mila posti di lavoro dipendente e Verona oltre 17 mila. Negli altri territori, il calo risulta più contenuto: meno 6.900 a Padova, meno 4.700 a Treviso, meno 4.300 a Vicenza, meno 1.600 a Rovigo e meno 1.400 a Belluno. Ulteriori dati, su www.venetolavoro.it. Numeri terribili, comunque, che speriamo possano venire ben presto di molto ridotti o, meglio, superati, con una ripresa, non solo nostrana, ma, internazionale, che permetta di potere ritornare a contare anche su flussi turistici, capaci di ridare vita alle capacità ricettive e di ristorazione, di cui dispone il Veneto.
Pierantonio Braggio
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