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La questione finanziamento europeo all’Italia. Sì o no al MES – Meccanismo Europeo Salva-Stati?

di admin
Uno spinoso problema, un pesante rompicapo… Tutto, in un momento difficilissimo, per l’Italia, combattuta fra ristrettezza di liquidità, assorbita, già, in tempo normale, dal debito pubblico e da spesa pubblica illimitabile, e, oggi, dall’enorme esborso, che richiede la situazione complicatissima, determinata dal Corona virus.

Se, sino a due mesi fa, quindi, era complesso trovare favorevoli soluzioni di finanziamento, per la normale azione amministrativa, ora è quasi impossibile. Comprendiamo benissimo, in quale terreno spinoso si trovi ad operare, oggi, il Governo, alle prese con un debito pubblico, in costante aumento, con previsioni terribili, a breve scadenza, e senza vie d’uscita. Cittadini ed ogni categoria economica, a causa del virus, s’aspettano sovvenzioni. Sovvenzioni, che significano miliardi, da pompare, convenientemente subito, nei bilanci familiari, nell’economia e a supporto delle necessarie ed urgenti iniziative antivirus. Ma, il denaro, dov’è? Ci siamo rivolti all’Europa, a Bruxelles, che, in vero, se parla di necessità di solidarietà, verso l’Italia, stenta a dimostrarla. E stenta, perché l’Unione Europea sa fare i propri conti e non può permettersi, per buona amministrazione, di concedere credito, senza avere la certezza, che l’eventuale liquidità – si tratta di miliardi – concessa, oggi, per esempio, ad una certa data prefissata, venga rimborsata, e che l’Italia, nel proprio interesse e in quello, al tempo, dell’Unione stessa, garantisca di porre in atto, nell’immediato, misure di contenimento della spesa (pubblica): due condizioni, che si richiederebbero anche ad un nostro più che amico… Esclusa, dunque, l’emissione di Bot europei, “Euro” e, sembra, anche “Recovery”, sarebbe aperta la via alla concessione, per ora, di 36 miliardi di euro, da parte del Meccanismo Europeo Salva-Stati o MES, del quale è parte importante la stessa Italia e che, se non intende, per questa volta, imporre nulla, come, di norma, la sua normativa prevede, vorrà bene essere certo, che l’Italia garantisca d’imboccare una reale via di recupero della propria finanza, con apposite misure, da applicare al più presto, anche in fatto d’economia – se va bene l’economia, va bene anche la parte finanziaria! In merito al cennato credito, non si è ancora capito bene, essendo dibattuta la questione, se vi siano o non vi siano impegni da prendere, limitativi della sovranità amministrativa, nonostante affermazioni ufficiali, anche da Bruxelles, su nessuna imposizione da parte del MES. Se, oggi, poi, in Italia, si tratta di accettare o di non accettare i detti 36 miliardi – non si sa ancora, se ad interesse e, in tal caso, o a quale tasso più favorevole – che pure servirebbero a sistemare immediate spese, necessarie alla lotta al virus, dall’altra, siamo davanti all’invalicabile muro, derivante dalla necessità di disporre di almeno 500 miliardi di euro, per ridare fiducia al Paese. Un Paese, che è in difficoltà, come tutti gli altri, a causa del Corona, ma che, a differenza degli altri, manca, abbiamo detto, da sempre, di un monte di contante, nonostante la pesante imposizione fiscale, alquanto paralizzante, in essere. Meno male che nuove Bot-emissioni trovano tuttora acquirenti… Speriamo che le prossime – che, pur sempre, ad interessi, costituiscono nuovo debito – non richiedano sensibilmente maggiore tasso di remunerazione, tasso, di norma, che è determinato dal rischio, insito nell’emissione stessa. Unica soluzione, più che al problema, ai problemi – fra l’altro, bisogna bene essere sempre in grado, ma, per quanto tempo lo saremo, di rimborsare i Bot in scadenza – è di ridurre, il più possibile, come da più di mezzo secolo, si raccomanda, la spesa pubblica, la burocrazia e l’evasione fiscale, creando risorse. Il risparmio aiuta sempre. Ciò, tenendo presente che, se prima del Corona, eravamo già in difficoltà, ora, con il Corona, siamo nel fuoco dell’inferno. Fuoco, che, se dovesse venire a gravare sui cittadini, più incisivamente dovrebbe pesare, per creare minore spesa, sul sistema pubblico. Per esempio, riducendo fortemente grandi retribuzioni, pensioni o benefici, d’ogni settore statale: ciò avrà un risultato di modesta portata – si dice spesso, per evitare tale misura – ma, intanto, iniziamo…, per poi continuare, in altro…, ponendo, sullo stesso piano, agli effetti dell’efficienza, economia privata ed economia pubblica, la quale deve assolutamente diventare più produttiva e meno costosa. Questo, anche perché, ove s’accettassero, i 36 miliardi di cui sopra – pari al 2% del nostro Pil, ove detto importo a prestito resti, nella misura sinora proposta – saremo, poi, in grado di restituirli e quando…? O pensiamo, sin d’ora, alla clausola “a fondo perduto”? Domande difficili, che diventerebbero difficilissime, se si dovesse pensare ai citati 500 miliardi di euro, dei quali ha effettivamente ed urgentemente bisogno il Paese. Al quale l’agenzia di rating Fitsch ha recentemente assegnato, purtroppo, un BBB –, essendo previsti un Pil italiano del 2020, causa il virus, in perdita dell’8%, ed un debito, relativo ai Bot, a 156 punti del Pil. Ci voleva anche l’nfierire di Corona, per dare morte a cittadini e allo Stato. Stato, che non deve morire, ma, che deve riconoscere grande spazio al privato, perché, esso Stato, non è destinato a fare prosperare se stesso, e perché è dal privato, che esso ricava di che sostenersi. E, per sostenersi, lo Stato deve promuovere – al di là d’ogni visione politica e in ogni modo possibile – un Pil decente, con innovative misure rafforzatrici dell’economia, unica fonte di possibile benessere, per la comunità, che gli ha dato il mandato di governare. Per fare presto e bene: copiamo direttamente, dalle migliori economie del mondo, le normative migliori, che servono a creare crescita e benessere, per la società.
Pierantonio Braggio

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