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VERONA, OPPORTUNITÀ DA “SMART MOBILITY”

di admin
La sezione veronese del PdV concorda con la posizione del presidente FIAB Verona, Corrado Marastoni, e rilancia sul tema mobilità per non lasciare che questo appello cada nel vuoto

La riflessione di Corrado Marastoni, presidente della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, merita senz’altro un seguito visto l’inconfutabile dato espresso: il crollo dell’utilizzo dei mezzi pubblici dopo il Coronavirus.
Verona ha davanti un bivio: attendere di essere invasa da un numero di auto di molto superiore a quello già critico (per traffico, inquinamento, carenza parcheggi in certe zone della città) registrato prima del Coronavirus oppure prepararsi al futuro riscoprendo il mezzo di trasporto più antico: la bicicletta.
Il coordinamento provinciale veronese del PdV non ha dubbi in merito e ritiene che il miglioramento della mobilità sia un fattore chiave per la città in termini di incremento della qualità di vita e di riposizionamento a livelli più consoni nelle classifiche delle “smart cities” europee, classifiche capitanate, secondo la Technische Universitat Wien (Università di tecnologia di Vienna), da città olandesi e danesi che, guarda caso, fanno della bicicletta il mezzo di trasporto per eccellenza.
Eppure l’amministrazione è sembrata attenta a tali classifiche, ponendosi in prima linea nella sperimentazione del 5G ma riteniamo che il tema mobilità, almeno fino alla presentazione di studi che certifichino l’effettivo impatto sulla salute della rete 5G, rappresenterebbe via preferibile.
Come? Sviluppando un piano di mobilità ciclabile, dando incentivi alle aziende da girare a quei dipendenti che si recano al lavoro con mezzi di trasporto più eco-compatibili. Il tutto proponendo incentivi maggiori per i mezzi “muscolari” rispetto a quelli “elettrici” perché, alla lunga, anche lo smaltimento delle batterie diventerà un problema da affrontare.
Siamo pronti? Mancanza di piste ciclabili in molti quartieri, completa assenza di cultura e di visione sulla mobilità sostenibile dicono chiaramente di no nonostante gli esempi virtuosi dall’estero non siano mancati negli ultimi decenni (la Gran Bretagna ha investito moltissimo per incentivare l’utilizzo della bicicletta al fine di diminuire gli incidenti stradali: la relazione aumento utilizzo biciclette – diminuzione incidenti stradali è infatti documentata).
Per un vero impatto sulla mobilità serve un cambiamento culturale, che parta dagli automobilisti, dagli stessi ciclisti, passando per le amministrazioni, per i progettisti di strade e relative ciclabili, fino ai ragazzi e ai loro genitori. Non c’è nulla da inventare. I modelli ci sono, si chiamano Olanda e Danimarca. La via è lunga, come quella di qualunque cambiamento culturale, ma questo evidenzia la necessità di partire fin da subito. Perché il Veneto del futuro deve essere un Paese che si muove alla velocità dei Paesi del centro e nord Europa, scrollandosi di dosso l’immobilismo dello Stato attuale.
Con quali soldi? Dirottare su questo progetto gli investimenti previsti per un’opera obsoleta, economicamente non sostenibile e, mai come nel periodo che ci aspetta, inutile come il filobus.. Per una Verona leader nella “smart mobility”!

Daniela Baldoria (coordinatrice provinciale)
Michele Tittonel (vice-coordinatore provinciale)

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