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Problemi. Corona virus e debito pubblico nostrano. Proposta di credito all’Italia – 36 miliardi di € – dal MES.

di admin
Se non ci fosse, a turbare il sonno degli italiani, l’enormità del debito pubblico, dovremmo occuparci solo, e non è poco, del terribile Corona virus. Un impegno tragico, contro una schiacciante pandemia, la quale sembra fare di tutto, per rendere difficile la vita, come, del resto, essa, sta facendo, in tutti gli stati del mondo.…

Miliardi, che lo Stato Italia non ha, perché, al posto di denaro, esso ha debito, e che debito… Se Corona virus, dicevamo, è e sarà spesa – ed è persino riuscito a fare comprendere l’importanza assoluta dell’economia, a chi di essa non voleva sapere, rivalutandola, improvvisamente – spesa è pure il debito, che, costituito, di massima, di Bot, in circolazione, non solo va, a predeterminate scadenze, rimborsato, remunerato, con relativi interessi, ma, anche rinnovato. A queste tre ultime voci, che sono pesante spesa e già difficili, da saldare, in tempo normale, s’aggiunge, quindi, una terza spesa, già menzionata e ingovernabile, dovuta al virus in corso, per fare fronte alla quale, occorre urgentemente denaro fresco, nell’ordine di miliardi. Non solo, molto giustamente, denaro, per allontanale la pandemia e curare gli infettati, ma, anche per sostenere, nel modo più realistico possibile, l’economia, onde questa possa garantire il massimo supporto al mondo del lavoro e, quindi, alle relative famiglie, anche in assenza d’attività produttiva, e sia in grado, quindi, di rimettersi in moto, rapidamente, a virus, speriamo, una volta, debellato. Oggi, abbiamo un debito, il secondo, maggiore nell’Unione Europea, che ammonta a 2478 mld, pari ad un 134% del Pil, con il grave pericolo, a seconda degli osservatori, che tale percentuale raggiunga, fra breve, il 150/170% del Pil, a causa dell’enorme spesa, come sopra detto, da farsi, senza indugi, per fronteggiare, ripetiamo, Corona, e le sue dure conseguenze. Al tutto, s’aggiunga, la pesantissima previsione, per la quale, sempre a seguito dei danni economici, causati dal virus – in particolare, la chiusura di aziende e i minori consumi, in generale – il Pil nostrano diminuirà, nell’anno in corso, del 9%. A questo punto, ci si trova dinanzi agli importanti ed angoscianti quesiti, cui anche un genio troverebbe difficile rispondere: a) dove e come – presso chi bussare, alla porta e, incontrando disponibilità, e, a quali condizioni – trovare i miliardi, nell’ordine di centinaia, per realizzare gli improcrastinabili propositi di cui sopra, non dimenticando, che la cosa crea nuovo debito, che s’aggiunge all’esistente, e, b), se, operando in tal modo, il debito pubblico, dicevamo, purtroppo rafforzato, dalla nuova spesa, sarà considerato, in sede internazionale, sostenibile, ossia, come minimo, se, alle prefissate scadenze, si sarà in grado di fare fronte, al pagamento delle cedole e dei rimborsi dei Bot in circolazione e, quindi, in scadenza. Fattori importantissimi, questi ultimi, perché, dal buon esito degli stessi, dipenderà la fiducia futura degli investitori, che dovrebbero acquistare i nuovi Bot, che il Tesoro deve emettere, appunto, per continuare a finanziarsi. Dalla stessa fiducia, dipende anche il tasso di remunerazione dei Bot stessi: tasso alto: scarsa fiducia, tasso basso: buona fiducia. Un tasso alto, però, costituisce ulteriore, pesante spesa per il Tesoro e, quindi, ulteriore aumento del debito. Alla cupa luce di tutto ciò e premesso che a sostegno delle quotazioni dei nostri (e degli altri Stati dell’UE) Bot, la Banca Centrale Europea già esegue massicci acquisti mensili – e, quindi, un certo appoggio, già, abbiamo – all’Italia non resta, per provvista di denaro, che rivolgersi alle Istituzioni Europee di competenza, che, ovviamente, qualora ammesso dalla normativa, apriranno sì linee di credito, ma non rinunciando ad interessi, sia pure modesti, ma, interessi, e, chiaramente, a rimborso. Non solo: di massima, sono, inoltre, previste condizioni, che nel corso della durata del credito, prevedono interventi, da Bruxelles controllati, da parte dello stesso Stato richiedente, in fatto di risanamento della propria situazione finanziaria, nell’interesse proprio e dell’Unione Europea. L’Italia preferirebbe l’emissione di Eurobonds, ossia, in breve, di Bot garantiti da tutti gli Eurostati, ma, la cosa non torna gradita ai Paesi, con i conti in ordine, che – a tutela dei propri cittadini – non intendono pagare interessi di remunerazione, sui richiesti Eurobonds, dei quali, del resto, essi non hanno bisogno. All’Italia, piuttosto, viene proposto un aiuto dal MES. Il Meccanismo Europeo di Stabilità o Fondo Salva Stati potrebbe fare credito, ma, appunto, come sopra, appena cennato, in base a determinate condizioni, comunque, da soddisfare, con misure, in fatto di autorisanemento finanziario, da parte del Paese interessato. Nel caso attuale, tuttavia, perché, sotto la pressione delle esigenze e delle urgenze, create dal virus, il MES intende porre in pratica misure standard, uguali per tutti gli Stati, e il denaro concesso, sarebbe disponibile, in alcuni giorni. Denaro fresco, destinato esclusivamente al Sistema sanitario d’ogni Eurostato, e che ammonta, a 36 miliardi, per la sola Italia, ancorché si debbano ancora fissare le condizioni di remunerazione (comunque, ad interesse bassissimo) e di restituzione (ovviamente, nel lunghissimo termine). Una cifra importante, che, se può essere d’aiuto alla Sanità, nel caso, alla nostra Sanità, contribuirebbe anche a dare forza alla nostra economia, che, da sempre, ne ha tanto bisogno. Dipende, ora, dalle forze politiche italiane valutare, in ogni particolare, la proposta MES – si tratta, accennavano, di denaro fresco, d’un importo corrispondente al 2% del nostro Pil – non dimenticando, ovviamente, che il denaro, che si ricevesse, in prestito, va remunerato e rimborsato. Chiaro, pure, che l’UE si attende, anche senza sottolinearlo, dai Paesi beneficiari della linea di credito MES, opera di risanamento e di rafforzamento del proprio sistema finanziario ed economico, senza controlli, però. Ma, al di là della questione, gravissima, “virus” – che ci fa doverosamente ricordare le vittime e tutti gli operatori, che con impegno e coraggio, si sono prodigati e si prodigano, direttamente e indirettamente, per la nostra salute – non dimentichiamo, va sottolineato, che il male maggiore dell’Italia rimane il debito pubblico e la spesa, che, costantemente, lo peggiora. Spesa pubblica, che va il più possibile ridotta.
Pierantonio Braggio

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