Vera storia, nel nuovo libro: “L’insegnante” di Michal Ben-Naftali.
di adminSappiamo che giungiamo in ritardo, ma per la storia e per un libro, di grande spessore, umano e storico, c’è sempre tempo. Il libro parla… Raccontiamo del lavoro : “L’insegnante” di Michal Ben Naftali, che è stato presentato, giovedì, 14 novembre 2019, nel Salone della Comunità Ebraica, essendo esso vincitore, a Ferrara, del Premio Speciale della XIX edizione del Premio Letterario ADEI-WIZO Adelina Della Pergola. Presente l’Autrice, sono stati relatori Georgia Gaida, presidente della sezione ADEI-WIZO di Verona ed Ester Silvana Israel, past Presidente Nazionale ADEI-WIZO.. Il contenuto, straordinariamente coinvolgente, del romanzo “L’insegnante”: Elsa Weiss, è donna dal passato indecifrabile, del quale, lei stessa lascia trapelare pochissimo: infanzia, trascorsa, in Ungheria; legame con il fratello Jan, che la fa ridere ed nasconde dolcetti sotto il suo materasso; fuga a Pari, quale momento felice, del quale, è vietato parlare, e matrimonio con Eric. Ma, non sono questi che accenni fugaci d’una memoria caparbiamente protetta e piena di buchi neri. Elsa Weiss è soprattutto “l’insegnante”, la professoressa d’inglese autoritaria, come un generale, animata da un fervore quasi religioso per il suo lavoro, impenetrabile e rigorosa, in tutto quello che fa: pagare le bollette, nuotare in piscina, insegnare. Un giorno, però, senza avvisaglie e con lo stesso lucido rigore delle sue lezioni, Elsa si toglie la vit, lanciandosi nel vuoto, dal palazzo, nel quale abita, a Tel Aviv: un gesto, che rimane inspiegabile e nasconde segreti angoscianti. Anni dopo, Michal Ben-Naftali decide di indagare la vita della sua insegnante, cercando di capire perché una donna, così riservata e schiva, a un certo punto, si sia suicidata, senza lasciare spiegazioni. Siamo ad un’indagine a ritroso, che fa luce, su una delle storie più controverse della Shoah: il treno di Rudolf Kastner, che avrebbe dovuto portare in salvo, in Svizzera, quasi duemila ebrei ungheresi, in cambio di denaro e di preziosi. Su quel treno erano anche Elsa e il marito, ma un cambiamento di percorso fa dirottare i trentacinque vagoni, verso Bergen-Belsen, e, solo mesi dopo, i prigionieri riusciranno a essere liberati e a raggiungere la Svizzera. La salvezza e l’arrivo in Israel, per Elsa, si intrecciano con la tragica vicenda di Kastner, accusato di collaborazionismo e di essere moralmente partecipe delle colpe dei nazisti, oltre ad aver favorito, in quella fuga disperata, i suoi concittadini. La storia di Elsa diventa così, tragicamente, lo specchio di quella di Kastner in una vertigine, nella quale, il senso di colpa dei sopravvissut, si mescola con il desiderio di vendetta: il Male, con l’urgenza di fare giustizia. La morte di Elsa e di Kastner sembra diventare il simbolo di un’ultima silenziosa richiesta: non che le loro vite siano ricordate, quello no, ma, piuttosto, che siano lette altrimenti”. L’importante incontro, che ha posto in luce, ancora una volta, e ce n’è sempre bisogno, purtroppo, la terribile, inumana situazione, nella quale si sono venuti a trovare gli Ebrei d’Europa, durante la nazifascista seconda guerra mondiale, è stato realizzato, con il patrocinio e la collaborazione della Comunità Ebraica di Verona dell’Associazione Veronese Italia – Israele e dell’Associazione Figli della Shoa. Ulteriori info : 3384569032.
Un’opera, che fa meditare, che deve essere letta, con massima attenzione, non solo come passatempo, ma, anche come
momento di profonda riflessione, sulla terribile storia di un Popolo, cui auguriamo massimo “shalòm”, pace.
Pierantonio Braggio
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