L’Associazione Conoscere Eurasia, Verona, per la valorizzazione di antica documentazione sui rapporti fra Italia e Russia. In un libro, le 120 lettere del veronese Scipioni Maffei (1675-1755) ad Angelo Calogerà
di adminTali lettere, 120, per la precisione, custodite nella Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo, sono portate a conoscenza del pubblico, in tal modo, per la prima volta, nella loro storia. Le stesse sono state stese, appunto, dal marchese scaligero, fra gli anni 1729 e 1754, e indirizzate al padre camaldolese, dal 1716, del monastero dell’Isola di San Michele di Murano, Venezia, che fu anche revisore alle stampe della Serenissima e redattore di alcune fra le più rilevanti testate del giornalismo italiano del XVIII secolo. Alla morte del Calogerà (1766), tutti i suoi scritti e carteggi furono acquisiti da una società francese e successivamente acquistati, per 4.000 franchi, dal conte e generale russo di origine olandese, Jan Peter Van Suchtelen, avido appassionato di letteratura. Dopo la sua scomparsa, le opere, ritrovate nella sua ricca collezione, sono entrate a far parte della più antica biblioteca pubblica della Russia e una delle più grandi del Paese, quella di San Pietroburgo. Il volume, ieri presentato, è uscito, come cennato, a cura dll’Associazione Conoscere Eurasia, Verona, in collaborazione con la Biblioteca nazionale Russa di San Pietroburgo, mentre l’edizione critica delle lettere e i commenti sono firmati da Corrado Viola e Fabio Forner dell’Università di Verona, e rispettivamente anche presidente e segretario del Cres, Centro di ricerca sugli epistolari del Settecento, Verona. La prefazione è stata affidata a Margarita Logutova, curatrice del Dipartimento manoscritti e libri rari della Biblioteca Russa menzionata. Precede le lettere un ampio studio introduttivo di Antonio Fallico, prima del suo trasferimento a Mosca, nel 1974, ricercatore all’Istituto di lingua e Letteratura italiana dell’Università di Verona: circa 200 pagine in cui si evidenzia non solo il rapporto tra Maffei e Calogerà, ma anche quelli tra il marchese di Verona ed altri letterati dell’epoca. Di Antonio Fallico, a suo tempo, assiduo frequentatore della Biblioteca nazionale Russa di San Pietroburgo, è stata l’idea di pubblicare il materiale del ‘fondo epistolare 975’, che custodisce dette lettere, senza responsiva – Maffei, infatti, distrusse le lettere di risposta, ricevute dal Calogerà – tra i due letterati del Settecento, svelando contemporaneamente il misterioso intreccio che le ha portate nella città russa. Importante, dunque, quanto posto in atto dal presidente Fallico, non solo come azione valorizzatrice di corrispondenza settecentesca veneta, altrimenti assolutamente sconosciuta ed essenziale per meglio conoscere la situazione del tempo, ma anche come mezzo concreto di sempre maggiore rafforzamento delle relazioni culturali fra Veneto e Russia. Un secondo volume, sullo stesso tema, è stato preannunciato per l’anno venturo. Ha allietato, molto culturalmente, l’incontro “La Tavola Armonica”, Verona, ossia, il Gruppo vocale-strumentale – Associazione culturale di ricerca ed esecuzione musicale, avendo proposto, in modo rigoroso, ma divertente, antiche canzoni veneziane, non trascurando il compositore e violinista veneziano, Antonio Vivaldi. Pierantonio Braggio
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