Nuova call-to-action

Lavoro: un milione di occupati in più in tre anni, ma cresce la cassa integrazione

di Matteo Scolari
CGIA Mestre: +1 milione di posti di lavoro dal 2022, ma +22% di ore di CIG nel 2025. Allarme per la manifattura e l’automotive. Verona tra le province stabili (-0,4%).

L’Italia registra un milione di occupati in più nei tre anni del governo Meloni, ma cresce in modo preoccupante il ricorso alla cassa integrazione. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che fotografa un mercato del lavoro in chiaroscuro: più occupazione, ma retribuzioni ferme e segnali di difficoltà in diversi comparti produttivi.

A fine agosto 2025 gli occupati erano 24,1 milioni, con un picco record di 24,2 milioni a luglio, ma nel primo semestre dell’anno le ore di CIG autorizzate sono salite del 21,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo 305,5 milioni.

Manifattura in difficoltà: CIG straordinaria +46%

L’aumento più consistente riguarda la CIG straordinaria, che cresce del 46,4%, a fronte del +7,3% della CIG ordinaria e del crollo del 70% della CIG in deroga. I settori più colpiti sono automotive (+85,8%), metallurgia (+56,7%), macchinari (+12,5%) e calzature (+144%), che da soli rappresentano oltre il 55% del totale ore autorizzate nella manifattura.

Secondo la CGIA, si tratta di un segnale chiaro delle difficoltà industriali legate alle tensioni internazionali, al rallentamento tedesco e francese, e alla transizione ecologica e digitale.

Verona e il Veneto: situazione sotto controllo

Nel Veneto, le ore di CIG nel primo semestre 2025 sono aumentate del 9,2%, con 38,1 milioni di ore autorizzate. La regione si mantiene al di sotto della media nazionale, confermandosi una delle aree più solide del Paese.
A livello provinciale, Verona registra una lieve flessione (-0,4%), con 4,48 milioni di ore autorizzate, segno di una tenuta complessiva del tessuto produttivo, sostenuto da export, turismo e servizi.

Retribuzioni ferme e rischi di stagnazione

L’Ufficio Studi CGIA segnala che la crescita occupazionale non è stata accompagnata da un aumento della produttività, soprattutto nei servizi, con salari ancora inferiori alla media europea.
Il tasso di occupazione femminile resta tra i più bassi dell’UE, mentre la quota dei NEET (giovani che non studiano né lavorano) rimane elevata.

«I risultati sul fronte occupazionale sono positivi, ma la ripresa non può dirsi solida – spiega la CGIA –. Serve un uso tempestivo e mirato dei fondi del PNRR, per stimolare investimenti, innovazione e formazione. Con oltre 100 miliardi di euro ancora disponibili entro giugno 2026, l’Italia ha l’occasione di evitare la stagnazione che sta già colpendo Germania e Francia».

Auto, metallurgia e meccanica trainano la CIG

La crisi dell’automotive continua a pesare sull’intera filiera: nel primo semestre 2025 la CIG per il settore auto ha raggiunto 22 milioni di ore, con un balzo dell’85,8% rispetto al 2024. Crescono anche metallurgia (+56,7%), macchine meccaniche (+12,5%) e prodotti in metallo (+86%).

Tra le province più colpite in Italia spiccano Campobasso (+1.255%), Cuneo (+347%) e Asti (+289%), con forti ripercussioni sull’indotto industriale.

Nel complesso, il Nord-Ovest registra l’aumento più marcato delle ore di CIG (+33,3%), seguito da Centro (+21,6%), Mezzogiorno (+18,6%) e Nord-Est (+13,1%).

La CGIA conclude che, sebbene il Paese possa vantare una crescita occupazionale costante, le ombre sull’industria e la stagnazione salariale impongono un cambio di passo, affinché “l’Italia non si limiti a creare posti di lavoro, ma costruisca occupazione stabile, qualificata e ben retribuita”.

👉 VUOI RICEVERE IL SETTIMANALE ECONOMICO MULTIMEDIALE DI VERONA NETWORK?
👉 ARRIVA IL SABATO, È GRATUITO!

PER RICEVERLO VIA EMAIL

Condividi ora!