Lavoro: un milione di occupati in più in tre anni, ma cresce la cassa integrazione
di Matteo ScolariL’Italia registra un milione di occupati in più nei tre anni del governo Meloni, ma cresce in modo preoccupante il ricorso alla cassa integrazione. È quanto emerge dall’ultimo report dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che fotografa un mercato del lavoro in chiaroscuro: più occupazione, ma retribuzioni ferme e segnali di difficoltà in diversi comparti produttivi.
A fine agosto 2025 gli occupati erano 24,1 milioni, con un picco record di 24,2 milioni a luglio, ma nel primo semestre dell’anno le ore di CIG autorizzate sono salite del 21,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, raggiungendo 305,5 milioni.

Manifattura in difficoltà: CIG straordinaria +46%
L’aumento più consistente riguarda la CIG straordinaria, che cresce del 46,4%, a fronte del +7,3% della CIG ordinaria e del crollo del 70% della CIG in deroga. I settori più colpiti sono automotive (+85,8%), metallurgia (+56,7%), macchinari (+12,5%) e calzature (+144%), che da soli rappresentano oltre il 55% del totale ore autorizzate nella manifattura.
Secondo la CGIA, si tratta di un segnale chiaro delle difficoltà industriali legate alle tensioni internazionali, al rallentamento tedesco e francese, e alla transizione ecologica e digitale.

Verona e il Veneto: situazione sotto controllo
Nel Veneto, le ore di CIG nel primo semestre 2025 sono aumentate del 9,2%, con 38,1 milioni di ore autorizzate. La regione si mantiene al di sotto della media nazionale, confermandosi una delle aree più solide del Paese.
A livello provinciale, Verona registra una lieve flessione (-0,4%), con 4,48 milioni di ore autorizzate, segno di una tenuta complessiva del tessuto produttivo, sostenuto da export, turismo e servizi.
Retribuzioni ferme e rischi di stagnazione
L’Ufficio Studi CGIA segnala che la crescita occupazionale non è stata accompagnata da un aumento della produttività, soprattutto nei servizi, con salari ancora inferiori alla media europea.
Il tasso di occupazione femminile resta tra i più bassi dell’UE, mentre la quota dei NEET (giovani che non studiano né lavorano) rimane elevata.
«I risultati sul fronte occupazionale sono positivi, ma la ripresa non può dirsi solida – spiega la CGIA –. Serve un uso tempestivo e mirato dei fondi del PNRR, per stimolare investimenti, innovazione e formazione. Con oltre 100 miliardi di euro ancora disponibili entro giugno 2026, l’Italia ha l’occasione di evitare la stagnazione che sta già colpendo Germania e Francia».

Auto, metallurgia e meccanica trainano la CIG
La crisi dell’automotive continua a pesare sull’intera filiera: nel primo semestre 2025 la CIG per il settore auto ha raggiunto 22 milioni di ore, con un balzo dell’85,8% rispetto al 2024. Crescono anche metallurgia (+56,7%), macchine meccaniche (+12,5%) e prodotti in metallo (+86%).
Tra le province più colpite in Italia spiccano Campobasso (+1.255%), Cuneo (+347%) e Asti (+289%), con forti ripercussioni sull’indotto industriale.
Nel complesso, il Nord-Ovest registra l’aumento più marcato delle ore di CIG (+33,3%), seguito da Centro (+21,6%), Mezzogiorno (+18,6%) e Nord-Est (+13,1%).
La CGIA conclude che, sebbene il Paese possa vantare una crescita occupazionale costante, le ombre sull’industria e la stagnazione salariale impongono un cambio di passo, affinché “l’Italia non si limiti a creare posti di lavoro, ma costruisca occupazione stabile, qualificata e ben retribuita”.
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