Cristina Balbo: «Accompagniamo le imprese verso innovazione, sostenibilità e reti»
di Matteo ScolariNell’ambito della 21^ Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Cristina Balbo è tornata a confrontarsi sui temi centrali per lo sviluppo del sistema imprenditoriale. A capo della direzione territoriale Veneto Ovest e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo, Balbo ha tracciato un quadro lucido delle sfide e delle opportunità per le imprese del Nord Est italiano, con un focus su innovazione, capitale umano, sostenibilità ed export. In un contesto globale instabile, la banca si conferma partner strategico per accompagnare la crescita dei territori.
Dott.ssa Balbo, qual è – dal vostro osservatorio – il polso della situazione economica nella seconda metà del 2025?
All’interno di un contesto che è rimasto di grande incertezza, il 2025 era partito abbastanza bene, con un primo semestre vivace. Nella seconda parte dell’anno, però, si percepiscono gli effetti di questa incertezza prolungata. Si nota un rallentamento delle scelte di investimento da parte degli imprenditori, anche se non si sono fermati del tutto. C’è molta proattività sui temi del digitale e dell’efficienza energetica, perché cresce la consapevolezza che questi siano strumenti fondamentali per restare competitivi. Sarebbe necessario fare di più anche sull’automazione e i sistemi intelligenti, che possono aiutare a fronteggiare la carenza di manodopera, una delle criticità più rilevanti, anche nel Veronese.
Che ruolo ha Intesa Sanpaolo nell’affiancare le imprese in questo scenario?
Se da un lato è comprensibile una certa prudenza, dall’altro è chiaro quali siano le direttrici da seguire per restare sul mercato. Non si può fare innovazione senza investire in tecnologia e in capitale umano. La sostenibilità è un’altra strada ineludibile. Come banca, cerchiamo di accompagnare le aziende sui loro percorsi e di stimolarle, attraverso le nostre strutture specialistiche e grazie alla rete che possiamo attivare: università, acceleratori, matching tra startup e grandi aziende, missioni all’estero in paesi come Israele o California. Il finanziamento lo do quasi per scontato: è il nostro mestiere. Ma mettiamo in campo anche competenze e network.
Nel Veneto Ovest e in Trentino Alto Adige, che tipo di reazioni stanno avendo le imprese alle difficoltà del contesto internazionale?
È un territorio dinamico, resiliente e innovativo. Ho lavorato in altre zone d’Italia e posso confermare che qui c’è uno spirito imprenditoriale forte. Ad esempio, l’annuncio dei dazi ha portato le aziende a spingere l’export, facendo scorte e cercando nuovi mercati. Alcune realtà hanno potuto trasferire il dazio sul prezzo, altre lo hanno assorbito per restare competitive. Nonostante tutto, la reazione è stata molto forte. Noi, come banca, stiamo accanto alle imprese anche su aspetti concreti come le coperture su valute e commodity e con la nostra rete internazionale per fare scouting su nuovi sbocchi.
E Verona, in particolare? Che fotografia possiamo scattare del suo tessuto economico?
Verona è un territorio molto dinamico. Non ci aspettiamo un anno con cali di fatturato o utili. Le aziende sono ancora in buona salute. I distretti sono otto e molto diversificati. Nell’agroalimentare ce ne sono due che vanno bene, mentre il vino è in difficoltà per i dazi. La cartiera aveva avuto un’ottima annata, ma ora si notano segnali di rallentamento. Il marmo sta andando bene, anche Marmomac ha registrato molti ordini. La moda è un po’ più in crisi. In generale, però, Verona resta un territorio sano, resiliente e capace di reagire.
Sostenibilità e ESG sono temi sempre più centrali anche per le banche. Come si muove Intesa Sanpaolo in questa direzione?
Accompagniamo le imprese in un percorso di trasformazione che va oltre gli obblighi normativi. È un cambio di paradigma nei modelli di business. Offriamo forme di finanziamento premianti per chi investe in sostenibilità, ad esempio chi crea nuova occupazione. Facciamo cultura con i laboratori ESG, collaborazioni con le università e percorsi di formazione. Anche la banca stessa deve cambiare: premiamo la sostenibilità con rating migliori e condizioni più favorevoli. Per questo serve un dialogo sempre più fitto con le imprese, per conoscerle davvero e valutare anche gli aspetti qualitativi.
Non solo ambiente ed economia: anche il sociale è parte della vostra missione?
Assolutamente. Tante imprese del territorio dimostrano grande responsabilità sociale e anche noi, come banca, lo abbiamo nel nostro DNA e come obiettivo strategico. Solo per fare un esempio, mille persone del gruppo si occupano esclusivamente di sociale, tramite “Intesa Sanpaolo per il Sociale”, con centinaia di progetti attivi in ambiti diversi. Ma il primo obiettivo resta la lotta al divario sociale e alla povertà.
E per i giovani e la digitalizzazione, che risposte offre la banca?
Abbiamo investito tanto in innovazione tecnologica. È nata Easy Bank, la banca digitale del gruppo. Ma non è solo tecnologia: è una multicanalità integrata. Le filiali resteranno, con un ruolo crescente nella consulenza, ma ogni cliente potrà scegliere come interagire con noi: app, filiale digitale, telefono, internet banking. Il servizio deve adattarsi ai tempi e ai bisogni.
Intesa Sanpaolo è una banca che costruisce reti. È una vocazione?
Credo sia una delle nostre responsabilità più grandi. Lo facevamo già prima che si parlasse formalmente di reti d’impresa. È nella nostra storia, nella matrice delle tante banche che si sono unite nel nostro gruppo. Oggi lo facciamo con più forza, grazie a competenze, tecnologie e, soprattutto, risorse umane. Costruire reti è una missione che ci sentiamo addosso.
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