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Bricolo: «Il mondo del vino italiano ha dimostrato unità e compattezza»

di Matteo Scolari
Federico Bricolo, presidente di Veronafiere, sottolinea il grande ruolo che ha avuto Vinitaly come centro europeo delle decisioni sul vino, nei giorni caldi dei dazi di Trump.

Vinitaly 2025 si è chiuso con numeri importanti: oltre 97.000 presenze da 130 nazioni, più di 32.000 buyer, con una crescita del 7%, un terzo dei quali provenienti dall’estero. Ma non è stato solo un evento commerciale: è stato anche un luogo di diplomazia, confronto politico e posizionamento strategico per tutto il comparto del vino. Il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, ha sottolineato il valore di questa edizione e la capacità del sistema vino di rispondere, compatto, a un momento difficile.

Presidente, che edizione è stata questa del Vinitaly?

Una grandissima edizione. Il mondo del vino italiano ha dimostrato unità e compattezza, ma soprattutto ha saputo reagire con prontezza a un contesto complicato, come quello segnato dalle tensioni sui dazi. Abbiamo visto tante contrattazioni già dal primo giorno, un’ottima partecipazione di buyer stranieri, e un clima positivo tra tutti gli espositori.

Vinitaly si è confermata anche una piattaforma politica e istituzionale.

Esatto. Verona è diventata il centro europeo delle decisioni sul vino. Abbiamo accolto due commissari europei che hanno annunciato iniziative concrete a sostegno del settore. È stato un segnale forte, anche sul fronte dell’etichettatura: non più etichette pensate per spaventare, ma strumenti utili per informare correttamente il consumatore. Lo stesso commissario europeo alla salute ha brindato con noi, ribadendo che bere in maniera consapevole, un bicchiere di vino al giorno, è compatibile con una dieta sana.

Ci sono novità anche per l’internazionalizzazione della manifestazione.

Assolutamente sì. Dopo la buona riuscita dell’edizione 2024, torna Vinitaly USA. Abbiamo ricevuto un numero ancora maggiore di richieste rispetto all’anno scorso. Gli espositori vogliono esserci, vogliono rafforzare il legame con il mercato americano, nonostante le incertezze legate ai dazi. Ma non siamo soli: anche altri Paesi come Francia, Spagna, Germania, Cile, Australia, Sudafrica sono nella stessa situazione. Tutti dovranno dare una risposta, e l’Italia ha già dimostrato di avere le idee chiare.

Che messaggio porta a casa da questo Vinitaly?

Che il vino italiano è forte, unito e consapevole. Quando le cose vanno bene è facile organizzare una fiera, ma è nei momenti difficili che si vede la vera solidità. E Vinitaly ha lanciato messaggi positivi e chiari, a tutti i livelli: dal consumatore alle istituzioni, dai produttori ai mercati esteri.

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