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Caro mattone, quanto ci piaci

di Redazione
In Italia il 70,8% delle famiglie italiane possiede l'abitazione in cui vive. L'italiano medio vede nella casa non solo un rifugio fisico ma un investimento emotivo e finanziario di lungo periodo.

In Italia, il concetto di casa va ben oltre le quattro mura domestiche. È un baluardo di tradizioni, un simbolo di appartenenza e una fondamentale dichiarazione di stabilità personale e finanziaria. Il recente rapporto del Censis, realizzato con la collaborazione di Federproprietà, disegna un affresco vivido e profondo dell’amore incondizionato degli italiani per il mattone, rivelando che la proprietà immobiliare è tessuta nel DNA della società italiana con una forza e una passione che sfidano il tempo e le avversità economiche.

Il 70,8% delle famiglie italiane possiede l’abitazione in cui vive, un dato che ci colloca ai vertici in Europa e testimonia una verità intramontabile: l’italiano medio vede nella casa non solo un rifugio fisico ma un investimento emotivo e finanziario di lungo periodo. Questa tendenza attraversa indistintamente ogni strato sociale, dimostrando che il desiderio di radicarsi e di trasmettere un patrimonio ai propri discendenti è un valore trasversale, che unisce il paese da Nord a Sud.

L’emergenza sanitaria globale ha rafforzato ulteriormente questo legame, trasformando le nostre case in veri e propri ecosistemi multifunzionali: uffici remoti, aule scolastiche, palestre personali e, non da ultimo, luoghi di cura. La pandemia ha ridefinito il concetto di vivibilità, spingendo molti italiani a rivedere gli spazi abitativi in chiave più confortevole e sostenibile, in un impeto di rinnovamento che ha toccato soprattutto le giovani generazioni e le famiglie con figli.

Ma se da un lato la casa rappresenta un rifugio sicuro e un’ancora di identità, dall’altro emerge un quadro di crescente preoccupazione per il suo valore economico. Nonostante l’alta considerazione sociale, molti proprietari percepiscono un’immobilità, se non una diminuzione, del valore economico delle proprie abitazioni negli ultimi dieci anni. Questa percezione si scontra con un carico fiscale e con costi di gestione sempre più onerosi, delineando uno scenario in cui il bene rifugio per eccellenza rischia di trasformarsi in una fonte di ansia e incertezza finanziaria.

La soluzione a questo paradosso potrebbe risiedere in una politica abitativa più equa e lungimirante, che riconosca il valore insostituibile della casa come pilastro del benessere individuale e collettivo. Il rapporto apre interessanti spunti di riflessione sull’housing sociale e sulle iniziative di Cassa Depositi e Prestiti, che con il Fondo Nazionale dell’Abitare Sostenibile ambisce a rispondere alle mutate esigenze abitative, stimolando interventi di rigenerazione urbana destinati a soddisfare le necessità di una società in evoluzione.

Il legame degli italiani con la casa, dunque, si conferma una storia d’amore complessa, fatta di profonde radici culturali e di sfide contemporanee. Una storia che, nonostante le difficoltà, continua a essere scritta con la determinazione di chi nella casa vede non solo un luogo fisico ma il cuore pulsante della propria esistenza. In questo contesto, la politica e le istituzioni sono chiamate a giocare un ruolo cruciale: quello di custodi e promotori di un diritto alla casa che sia al tempo stesso diritto al futuro, per generazioni di italiani che continuano a sognare, amare e vivere il proprio “mattone” con passione indomita.

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