Donne per Confimi Industria: «Maggiore supporto delle banche alle PMI»
di adminUna imprenditrice su due (il 46%) ha come primaria fonte di finanziamento il capitale personale o familiare mentre solo 1 su 5 ricorre al credito bancario.
È quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo Donne di Confimi Industria intervistando le imprenditrici del sistema associativo.
Ma c’è di più: a scoraggiare le imprenditrici è l’alto tasso di richieste di credito non accolte o erogato in percentuale non adeguata alle reali necessità.
Questo scollamento tra istituti di credito e pmi, ha spinto il Gruppo Donne di Confimi Industria a organizzare un percorso di educazione finanziaria.
Tra gli appuntamenti anche una tavola rotonda sull’override, ovvero quello strumento messo a disposizione delle banche per valutare (in fase di assegnazione del rating) le piccole e medie imprese non sempre sui soliti parametri, ma a tutto tondo aprendo la vista a maggiori conoscenze che un semplice software non è in grado di vedere.
«Lo strumento c’è, peccato venga applicato pochissimo -sottolinea Vincenza Frasca, promotrice dell’evento e presidente del Gruppo Donne di Confimi Industria che spiega-. Come se non bastasse, ogni istituto ha potenzialmente criteri differenti di valutazione, una vera giungla che non aiuta una positiva partnership banca e impresa».
Per discuterne, Frasca ha invitato esponenti dell’economia, dell’università e della politica: gli economisti e docenti Carlo Cottarelli e Andrea Ferretti, Massimo Bitonci, deputato della Lega, Andrea De Bertoldi senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Misiani, senatore PD e da Maurizio Lupi, deputato Noi con l’Italia.

«Oggi le banche sono delle spa – ha ricordato invece Paolo Agnelli, industriale e presidente di Confimi Industria intervenendo ai lavori – e come tali tendono a guadagnare sempre più perdendo di vista il loro ruolo sociale. Occorre invertire il paradigma se si vuole davvero supportare le pmi, passando da una valutazione quantitativa a una valutazione qualitativa delle aziende, del resto quanto vale un marchio? E il suo know how?. Altrimenti in pochi anni piangeremo la chiusura di un altro milione di imprese come abbiamo fatto negli ultimi 10 anni».
Un rating umano e parametri universali è quello che si legge nella proposta di Frasca che ha coinvolto i partecipanti la tavolo nella realizzazione di un decalogo «Che non ha l’ambizione di diventare un automatismo – tiene a precisare la presidente del Gruppo Donne- ma un valore segnaletico a cui le Pmi possano guardare e grazie al quale farsi guardare dagli Istituti di credito».
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