C’è il Corona virus, ma, c’è anche “Santa Corona”.
di admin
Nel quadro, dell’attività di ricerca e di studio della Sammlergilde St. Gabriel e.V. – Associazione Collezionistica San Gabriele, Oberhausen, Germania, il direttore della Rivista bimensile “St. Gabriel” – organo, appunto, dell’Associazione suddetta – Samuel Fleischhacker, propone un’importante e dettagliata relazione su “Santa Corona”. L’articolo è apparso, nel numero marzo-aprile 2020 della Rivista citata, la quale sta uscendo, per il 79° anno consecutivo, essendo apparso il suo primo esemplare, nel lontano 1942. Una Santa, Santa Corona, oggi, non nota, come un tempo, mentre, molto attuale è, purtroppo, il suo nome, sebbene la Martire nessuna relazione abbia, con il terribile Corona virus, che sta facendo tremare il globo! Nel leggere il testo del direttore Fleischhacker, si dovrà tenere presente che la relazione è piuttosto ambientata, in terre di lingua tedesca, sorta essendo la stessa, in Germania, a conferma di quanto fosse nota, in un lontano passato, Santa Corona, in un’area, che va dall’Austria e dalla Baviera, sino alla lontana, a nord, Acquisgrana. Ci si chiederà, perché stiamo proponendo un testo, che riguarda due Santi – Santa Corona e San Vittore – le cui spoglie, dopo tortura, martirio e morte, furono portati a Otricoli, Terni, Umbria, dove nel 540, ad uno di essi, San Vittore, fu dedicata una chiesa… Risposta: fattoci pervenire dall’amico, dr. Joachim Loske, Gau-Algesheim, Germania, l’articolo in tema e trovatolo eccellente, quanto a contenuto, abbiamo pensato di proporlo a possibili interessati italiani, anche per fare loro sapere, come Santa Corona, già nota in Umbria, sia stata notissima nel mondo di lingua tedesca, nei secoli scorsi. Questo, non significa che manchi buona letteratura sui due Santi in Italia, letteratura che va studiata ed esaminata, visto che, attraverso il confronto di scritti, si giunge a una abbastanza sufficiente certezza dei fatti. Va premesso, anche, che, se Santa Corona, era venerata, pure come personaggio in grado di difendere dalle epidemie, nel suo caso, non si trattava d’infezioni sull’uomo, ma, sugli animali e, particolarmente, sui bovini, già molto diffusi, secoli orsono, nelle terre di lingua tedesca. Il testo del direttore Fleischhacker: “Santa Corona, denominata anche Stephana – nata in Egitto o in Siria, nell’anno 160 e morta nell’anno 177 – fu martirizzata, agli inizi del Cristianesimo, contando, così, oggi, fra i primi martiri cristiani. Essa era considerata patrona del denaro, dei macellai e dei cercatori di grandi tesori. Il fatto che fosse ritenuta patrona del mondo del denaro, essa lo deve al suo nome, in quanto Corona, Krone, in tedesco, è stata la denominazione ufficiale di varie monetazioni europee, ed oggi di Danimarca, Norvegia e Svezia. Secondo la tradizione, Corona è fu martirizzata, a sedici anni, assieme al pure santo soldato romano, Vittore da Siena. Mentre Vittore veniva torturato, la sedicenne Corona, ritenuta ragazza di un commilitone di Vittore, ha consolato ed incoraggiato Vittore stesso. Arrestata e interrogata, fu legata, dai torturatori, a due palme inclinate, le quali, lasciate, poi, raddrizzarsi, l’avrebbero ridotta a pezzi. Vittore è stato decapitato. Secondo altre fonti, Corona sarebbe stata moglie di Vittore. Il giorno celebrativo di Santa Corona è il 14 maggio, talvolta, anche il 20 febbraio. In Austria e nella Baviera orientale, Germania, i due Santi godono di grande venerazione, da quando, nel XIV secolo, i benedettini di Niederalteich, Baviera, li hanno fatti conoscere. Da allora, molti, quindi, i pellegrinaggi: a Santa Corona bei Staudach, Baviera; a Santa Corona am Schoepfl, Bassa Austria; al Santuario di Santa Korona, Passau, Baviera; a Santa Corona am Wechsel, Neunkirchen, Bassa Austria, e al Santuario di Handlab, Iggensbach, Germania. Anche nel medievale Duomo di Brema, Germania, che custodisce 965 reliquie, dev’esserci stata una devozione particolare a Santa Corona, come dimostrano ricordi di pellegrini e tre sculture. Anche l’imperatore Ottone III venerò la Santa, talché, dopo la sua intronizzazione, nell’anno 996, fece portare, da Otricoli, Umbria, ad Acquisgrana, le reliquie della Santa, assieme a reliquie di San Leopardo. I due Santi divennero, in seguito, compatroni del Monastero Santa Maria di Acquisgrana. I due reliquiari, in piombo, dell’inizio dell’XI secolo, furono ritrovati, nel 1843, e, nel 1911, il loro contenuto fu raccolto in un grande, artistico reliquiario, appositamente creato, che, custodito nel Duomo di Acquisgrana, è denominato “Corona-Leopardus-Schrein”. Il reliquiario è, oggi, 2020, in via di restauro. Nel Duomo di Strasburgo, Francia, una vetrata del XIV secolo, raffigura Santa Corona, in abito lungo, con velo e mantello e palma del martirio, nella mano sinistra. Altre, successive figure mostrano la Santa, mentre dona una moneta ad un povero o tiene, nella mano destra, una cassettina per monete. A Santa Corona era dedicato il “Koronagebet”, o preghiera a Corona, magico-popolare rituale, diffuso, particolarmente, fra i secoli XVII e il XVIII, e destinato ad invocare aiuto, nella ricerca tesori nascosti, quale si trova in numerosi testi di magia, come anche nel VI e nel VII libro di Mosè. Tale preghiera veniva venduta da supposti esperti di magia, come presunto mezzo sicuro, per trovare, già accennato, gigantesche ricchezze. Processi della prima Età moderna, che s’occuparono di ricerca di tesori, non ritenevano, per lo più, un reato la vendita della preghiera, nel quadro della magia, ma, lo consideravano una frode. In proposito: accanto a Santa Corona, anche San Cristoforo e Sant’Elena erano amati patroni dei ricercatori di tesori. Tornando alla Santa, il canto “Corona, alta, sopra questa valle terrestre…”, si collega, in melodia, all’inno della Chiesa “Sia lodato Gesù Cristo, in eterno”! Autore e data di creazione di tale inno non sono noti. Sempre dalla località di Santa Corona am Wechsel – il Wechsel è un monte – si sa dell’invocazione della Santa, per chiedere costanza nella Fede, protezione contro il maltempo, contro la perdita di raccolto, nonché contro l’afta epizootica. Ciò, tuttavia non trova conferma nella letteratura specializzata, mentre si pensa che tali invocazioni saranno state dovute ad una strettamente locale tradizione. Non meraviglia, quindi, che, Corona virus imperante, i religiosi della Chiesa metropolitana ortodossa tedesca, l’arciprete Apostolos Malamoussis e l’arciprete Georgios Vietsis, abbiano recitato, ad Arget bei Sauerlach, Monaco di Baviera, un preghiera, nella Cappella di Santa Corona. In merito, va ricordato che, nel 1599, un coppia di sposi avrebbe trovato ad Arget un’immagine in legno e portata a casa. L’immagine sarebbe tornata, più volte, in modo miracoloso, nel luogo del suo ritrovamento, talché la gente del luogo vi costruì una chiesetta, nella quale, tre volte, l’anno, veniva celebrata una funzione. Chiaro, che, di conseguenza, iniziarono pellegrinaggi, che si moltiplicarono talmente, negli anni, che il rettore della chiesetta, in sé offeso, da vari abusi, ebbe ad annotare che: ”I giovani bevono, ballano e saltano, s’azzuffano e si picchiano”… per cui, nel 1807, fece abbattere la chiesetta. Con sassi e pietre della stessa, un contadino del luogo costruì un porcile, che non gli portò fortuna, per cui egli destinò i massi del suo porcile, nel 1820, alla ricostruzione della cappella, nella quale si tengono, oggi, talvolta, funzioni nel mese di maggio. Caro Lettore, che Tu rimanga, con l’aiuto di Dio, preservato dal Corona”! Così, Samuel Fleischhacker. Da tutto ciò, un importante insegnamento: anche la collezione d’immagini e di cartoline, a carattere religioso, e il loro studio, scopo della “San Gabriele” internazionale, è motivo, per noi, di ricerca e di cultura. Nel nostro caso, per meglio conoscere Santa Corona e San Vittore…, per cui, ora, non ci resta che il piacevole compito di approfondire la parte di storia e di devozione, riguardante i due Santi, svoltasi, nel tempo, in terra italiana…! Complimenti al direttore Fleischhacker!
Nota: la scritta, sotto la foto: “Hl. Corona bitt für uns!”, significa: “Santa Corona, prega per noi”!
Pierantonio Braggio
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