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Elezioni regionali. Sanità, lavoro, demografia e giovani: le priorità per i sindacati veronesi

di Matteo Scolari
Focus Verona Economia ha ospitato un confronto tra CISL, CGIL e UIL, da cui sono emerse necessità, urgenze, ma anche proposte per il Veneto del futuro.

A poche ore dall’apertura dei seggi, il confronto tra CISL, CGIL e UIL ospitato da Focus Verona Economia ha offerto una fotografia nitida – e per certi versi impietosa – delle sfide che attendono il Veneto. Una fotografia che stride con la leggerezza della campagna elettorale e con il linguaggio della promessa facile. Perché i sindacati non parlano per slogan: parlano di numeri, di tendenze, di ferite aperte nella sanità, nel lavoro, nella demografia, nei servizi, nelle disuguaglianze.

Da un lato, l’eredità di quindici anni di governo regionale che ha consolidato eccellenze ma anche ritardi strutturali; dall’altro, una transizione epocale che riguarda tutti: imprese, lavoratori, famiglie, giovani. E proprio da questo confronto emerge una certezza: il Veneto è a un bivio, e il prossimo governo regionale non potrà più permettersi di rinviare alcune scelte.

Sanità: eccellenza o declino? Dipende da cosa si sceglie adesso

C’è un punto su cui i tre sindacati convergono senza esitazione: la sanità veneta è stata a lungo un modello, ma quel modello oggi rischia di reggere solo in superficie.
Liste d’attesa che non si riescono più a governare, personale che invecchia, medici e infermieri sempre più difficili da reperire, un territorio che fatica a rispondere alla fragilità crescente di una popolazione che invecchia più velocemente di quanto voti.

Le nuove ATS – varate con enorme ritardo rispetto al resto d’Italia – rappresentano la metafora perfetta del problema: una riforma necessaria, ma nata con un’impostazione debole, con ambiti troppo vasti, governance frammentata e una Regione che non ha dettato una linea chiara.
La conseguenza è un rischio concreto: cittadini veronesi trattati in modo diverso a seconda del comune di residenza. Una frattura territoriale che la sanità pubblica non può permettersi.

Il messaggio dei sindacati è netto: o la Regione assume la regia piena e coinvolge chi conosce i bisogni sul campo, oppure il sistema collasserà nelle zone più fragili della provincia.

Lavoro: il Veneto produttivo ha un problema che nessuno vuole nominare

Il Veneto resta un motore economico nazionale, ma è un motore che rischia di andare fuori giri.
CISL, CGIL e UIL lo dicono con chiarezza: negli ultimi vent’anni il territorio ha perso giovani, perso natalità e perso lavoratori. L’età media cresce, la forza lavoro diminuisce, le imprese cercano disperatamente competenze che non trovano.

Il dato più impressionante arriva dalla CISL: 460 mila lavoratori in meno nei prossimi dodici anni in Veneto, 70 mila solo nel Veronese. È la dimensione di un intero sistema produttivo che si svuota. E a questo si aggiunge ciò che la campagna elettorale volutamente evita: senza immigrazione regolare, il sistema non reggerà. Lo afferma la UIL senza giri di parole, ricordando che le imprese venete hanno già oggi un fabbisogno insoddisfatto che nessuna generazione interna potrà colmare.

E poi ci sono i nodi antichi: salari bassi, precarietà, sicurezza sul lavoro. Vent’anni di morti sul lavoro che aumentano invece di diminuire. Se la politica non affronta seriamente questi temi, ogni discorso sull’attrattività del territorio resterà retorica.

Industria e crisi: serve una strategia, non l’ennesima unità di crisi

CGIL lo sottolinea con forza: l’unità di crisi regionale è un intervento necessario, ma non può essere l’unico strumento. Il tessuto produttivo veneto, sempre più in mano a fondi e multinazionali, è esposto come mai prima d’ora agli shock esterni. Quando la Germania rallenta, il Veneto barcolla.
Le crisi metalmeccaniche dell’ultimo anno ne sono la prova.

Ciò che manca è una strategia industriale che parta dalla Regione e coinvolga imprese, sindacati, università, enti locali. Una cabina di regia capace di anticipare le trasformazioni tecnologiche, non di inseguirle quando le fabbriche hanno già spento le luci.

Appalti e legalità: la qualità del lavoro non si svende

Nel cuore di un territorio che ha costruito la sua ricchezza sul lavoro, la UIL denuncia un paradosso:
ancora oggi, nel 2025, negli appalti pubblici e partecipati si continua a correre verso il massimo ribasso.
Gli effetti sono drammatici: dumping contrattuale, precarietà, sicurezza ridotta, servizi peggiori per i cittadini. È un terreno dove si incrociano legalità, diritti e qualità della spesa pubblica.

CGIL e UIL chiedono alla Regione una scelta politica: chi gestisce soldi pubblici deve rispettare i contratti e garantire tutele. Non è solo un tema economico: è una questione di civiltà.

Giovani: la generazione che il Veneto rischia di perdere per sempre

Il tema più sottovalutato della politica regionale è forse il più grave: la fuga dei giovani. Non si tratta più di un fenomeno episodico. È una tendenza strutturale. I giovani veneti non accettano lavori sottopagati, turni massacranti, alloggi inaccessibili, prospettive incerte. E fanno bene: oggi hanno alternative.

Il problema è che a questo territorio nessuno ha spiegato che il mondo è cambiato. I giovani non vivono più il lavoro come identità, ma come parte di una vita più ampia. Rimanere in Veneto deve essere una scelta attrattiva, non una rassegnazione.

Casa, trasporti, cultura, formazione, welfare: tutto deve essere ripensato per una generazione che non tornerà ai modelli del passato.

La politica ora deve ascoltare

Dal confronto con i sindacati emerge una verità semplice e scomoda: il Veneto non ha bisogno di promesse, ma di programmazione. Ha bisogno di una Regione che torni a fare davvero la Regione, assumendosi la responsabilità di guidare la sanità e gli ATS con una regia chiara, affrontare con serietà la crisi demografica e salariale che pesa sul lavoro, costruire politiche industriali capaci di anticipare il cambiamento, riformare la gestione degli appalti imponendo qualità e tutela del lavoro, e rendere il territorio più vivibile e competitivo per i giovani.

Le priorità sono nitide, grazie ai sindacati che le hanno messe sul tavolo di Focus Verona Economia con grande lucidità. La domanda ora è un’altra: la politica avrà il coraggio di guardarle in faccia?

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