Il Recioto della Valpolicella diventa Presidio Slow Food
di Matteo ScolariÈ il vino più antico della Valpolicella, quello che nei secoli ha dato origine all’Amarone e che oggi rischiava di scomparire. Ma da oggi il Recioto della Valpolicella diventa ufficialmente un Presidio Slow Food, grazie a un progetto che unisce sette cantine – Mizzon, Venturini, Roccolo Grassi, Corte Merci, La Dama, Giovanni Ederle e Novaia – con l’obiettivo di rilanciare un simbolo della viticoltura veronese.
La storia del Recioto affonda le sue radici in epoca romana: il vino acinaticum, ottenuto da uve appassite, è citato già da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C., mentre Cassiodoro lo definì nel IV secolo “mosto invernale, freddo sangue delle uve”. La tecnica dell’appassimento – nata per conservare la frutta durante i mesi freddi – è ancora oggi la chiave della sua identità, insieme al legame profondo con la terra e con i vitigni storici della zona: Corvina, Corvinone, Rondinella e altre varietà autoctone come Molinara, Oseleta, Pelara, Dindarella, Spigamonti e Turchetta.

«Abbiamo deciso di avviare un Presidio sul Recioto – spiega Roberto Covallero, presidente di Slow Food Veneto e referente del progetto – ben consapevoli della complessità di questa iniziativa. Negli ultimi vent’anni la produzione è in costante calo: oggi solo lo 0,6% delle bottiglie della Valpolicella è Recioto. Ma è un vino identitario, parte della nostra cultura, e meritava una nuova prospettiva».
Il successo globale dell’Amarone ha infatti spinto per anni i produttori a destinare le uve appassite alla versione secca, mentre il calo dei consumi di vini dolci ha relegato il Recioto al ruolo di “vino da dessert”. «Il nostro obiettivo è strapparlo all’oblio – continua Covallero – e riportarlo alla sua dignità gastronomica, come vino da abbinare anche ai piatti salati della tradizione veneta».
Il regolamento del Presidio Slow Food del Recioto è tra i più rigorosi d’Italia: vieta il diserbo chimico, impone l’uso di uve provenienti da vigne di almeno 15 anni, l’appassimento naturale di 100 giorni in fruttaio senza forzature, livelli minimi di solforosa e la messa in commercio dopo almeno cinque anni dalla vendemmia (di cui uno in bottiglia). Le aziende si impegnano inoltre a tutelare i terrazzamenti e il paesaggio rurale storico della Valpolicella.

«Il Recioto trova la sua grandezza nell’invecchiamento, che gli dona profondità e complessità – sottolinea Nicola Perusi, della Cantina Mizzon, portavoce dei produttori del Presidio –. Vogliamo far rivivere il vino che tutti ricordano, quello che ha reso grande la nostra terra».
Tra i promotori anche Corinna Gianesini, collaboratrice della guida Slow Wine e tra le autrici del disciplinare: «Il valore di questo progetto sta nel coraggio dei vignaioli, che hanno scelto di produrre il Recioto del Presidio solo nelle annate migliori, preservando lo stile e il paesaggio. È una sfida impegnativa, ma anche una grande occasione di rinascita per il vino più antico della Valpolicella».
Il cammino del Presidio Slow Food del Recioto della Valpolicella inizia ufficialmente oggi, con la prima tappa alla Slow Wine Fair 2026, in programma a BolognaFiere dal 22 al 24 febbraio, dove le cantine aderenti presenteranno le prime etichette conformi al nuovo disciplinare.

Un passo importante per restituire al Recioto – il “vino delle origini” della Valpolicella – il posto che merita nella storia e nel futuro del vino veronese.
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