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Ettore Turrina: «Il modello mutualistico è la vera radice dell’assicurazione»

di Matteo Scolari
Il direttore finanziario del Gruppo ITAS Assicurazioni ha illustrato i risultati positivi del primo semestre 2025 e spiegato come la compagnia continui a coniugare sostenibilità, innovazione digitale e rapporto con il territorio attraverso il proprio modello mutualistico.

Nel corso della 21ª Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, Ettore Turrina, direttore finanziario del Gruppo ITAS Assicurazioni, ha presentato i risultati del semestre e approfondito il valore del modello mutualistico che contraddistingue una delle compagnie più antiche d’Italia. Nata oltre due secoli fa in Trentino, ITAS oggi è presente in tutta la penisola e rappresenta un punto di riferimento per la mutualità, la sostenibilità e la vicinanza al territorio.

Direttore, partiamo dai numeri. Come si è chiuso il primo semestre 2025 per ITAS?

Il 2025 conferma la solidità dei risultati già registrati nel 2024. Abbiamo raggiunto un utile netto superiore ai 37 milioni di euro, mantenendo un equilibrio tecnico molto positivo sia nel ramo danni sia nel ramo vita. I premi sono in crescita, con un andamento superiore alla media del mercato. In particolare, il ramo vita segna un incremento di circa il 20%, e ci aspettiamo una chiusura d’anno molto soddisfacente, visto che anche il terzo trimestre sta confermando questa tendenza.

Uno dei tratti distintivi del vostro gruppo è il modello mutualistico. Come si inserisce oggi nel mercato assicurativo?

Siamo tra le poche compagnie italiane rimaste fedeli a questo modello, che rappresenta l’essenza stessa dell’assicurazione: unire le forze per proteggersi da rischi incerti. Nel nostro caso, l’assicurato è anche socio e partecipa alla vita della compagnia attraverso il voto e la scelta dei propri rappresentanti. È un sistema di governance partecipato che rafforza il senso di appartenenza e responsabilità. In un periodo di scarsa partecipazione politica, noi registriamo invece un aumento del numero dei soci votanti: segno che il messaggio di coinvolgimento e consapevolezza sta passando.

Il modello mutualistico permette quindi anche una diversa redistribuzione della ricchezza?

Esattamente. Non dobbiamo rendere conto a un azionista o al mercato, ma ai nostri soci-assicurati. Tutto l’utile viene reinvestito nel sistema ITAS, a beneficio dei soci, dei dipendenti, delle loro famiglie e delle comunità locali. Creiamo valore non solo attraverso sponsorizzazioni, ma promuovendo progetti sociali concreti, capaci di sostenere le aree più fragili dei territori in cui operiamo. È il nostro modo di tradurre in pratica il concetto di bene comune, che è anche un obiettivo statutario.

In Europa il mutualismo è molto diffuso. L’Italia sembra invece in controtendenza.

È vero. In paesi come Germania, Francia, Spagna o nei paesi nordici, un terzo del mercato assicurativo è mutualistico. In Italia, purtroppo, questa presenza si è ridotta. Noi crediamo però che ci sia ancora spazio e forza per far crescere questa forma. Collaboriamo, ad esempio, con Reale Mutua per sviluppare modelli congiunti. Il nostro obiettivo è mantenere vivo il valore della relazione, che oggi è più difficile da preservare con le nuove generazioni e le nuove tecnologie, ma resta centrale. Gli agenti continueranno a svolgere un ruolo fondamentale: sono loro a costruire il legame tra il socio e la compagnia.

ITAS è storicamente radicata in Trentino, ma oggi ha una presenza nazionale.

Sì, siamo nati in Trentino oltre due secoli fa, ma oggi siamo presenti in tutta Italia. Con il nuovo piano industriale stiamo rafforzando la nostra presenza nelle regioni del Centro, mentre il Triveneto e l’Emilia Romagna restano il nostro cuore operativo. Il nostro obiettivo è esportare il modello mutualistico ovunque, attraverso il progetto delle agenzie mutualistiche. Si tratta di agenzie virtuose che condividono i nostri valori e beneficiano di un maggiore supporto dalla compagnia, per reinvestire sul territorio. Alcune di queste realtà stanno sviluppando progetti concreti, anche nel Veronese, che migliorano la qualità della vita delle persone.

La digitalizzazione rappresenta oggi una sfida importante anche per il settore assicurativo.

Assolutamente. Stiamo investendo molto in prodotti digitali e servizi smart, senza però snaturare la nostra identità. Abbiamo lanciato prodotti “instant”, come la polizza per sciatori o ITAS Active, pensati per un pubblico giovane e per chi pratica attività nel tempo libero. Sono formule acquistabili in modo semplice e immediato, che ci permettono di avvicinarci a nuovi segmenti di clientela. Parallelamente stiamo lavorando su una nuova app che integrerà diversi servizi digitali, come la gestione della Carta Assicurativa Italiana Digitale. Tutto questo serve a liberare tempo e risorse per i nostri agenti, che possono così concentrarsi sulla consulenza e sull’assistenza, soprattutto nel momento del bisogno.

Parliamo di sostenibilità. ITAS nasce mutualistica, quindi ESG prima ancora che esistesse l’acronimo.

Sì, la sostenibilità fa parte del nostro DNA. Siamo fortunati perché possiamo parlare di ambiente, social e governance con equilibrio, non solo come principio ma come prassi. Abbiamo politiche d’investimento molto stringenti, che già rispettavano i criteri ESG ancor prima che fossero normati. Inoltre, per noi la sostenibilità non è solo finanza: riguarda anche i prodotti assicurativi. Penso alla previdenza, ai fondi pensione, alle coperture per la non autosufficienza: strumenti che offrono protezione e stabilità, e che sono a tutti gli effetti forme di sostenibilità sociale.

Avete anche un progetto dedicato alla diffusione della cultura assicurativa.

Sì, abbiamo creato ITAS Solidale, un ente filantropico del terzo settore che promuove la cultura assicurativa e finanziaria a tutti i livelli. Non solo nelle scuole, ma anche tra i giovani lavoratori che iniziano a costruire la propria autonomia economica. È importante insegnare loro fin da subito a pianificare la propria sicurezza previdenziale, perché il tempo è il principale alleato del risparmio.

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