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Matteo Limoni: «L’Ordine di Verona, un secolo di innovazione e impegno per la città»

di Matteo Scolari
Il presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Verona parla dei 100 anni dell’ente, delle sfide per la professione e del suo ruolo fondamentale nella crescita urbana e nelle infrastrutture del territorio.

Il 2026 segnerà il centenario dell’Ordine degli Ingegneri di Verona, un traguardo significativo che riflette la storia e l’evoluzione della professione ingegneristica nella città e nella provincia. A Focus Verona Economia, Matteo Limoni, presidente dell’Ordine, ha raccontato le iniziative in programma per celebrare questo anniversario, ha fatto il punto sulla professione, e ha discusso il ruolo fondamentale degli ingegneri nell’evoluzione della città di Verona, un tema che lega strettamente l’Ordine alla comunità locale e alla politica territoriale.

Presidente Limoni, l’Ordine degli Ingegneri di Verona si appresta a celebrare il centenario. Cosa significa per voi questo traguardo?

Sì, nel 2026 festeggeremo il centenario dell’Ordine degli Ingegneri di Verona. Questo è un traguardo molto importante per noi. L’Ordine nazionale è stato istituito nel 1924, ma l’Ordine di Verona ha radici che risalgono al 1926, e la vera e propria celebrazione dell’Ordine veronese avverrà, appunto, nel 2026. Sarà una festa che avrà grande valore, poiché rappresenta un legame stretto con la città e con il nostro impegno a tutelare la cittadinanza attraverso le opere che i nostri iscritti progettano e realizzano. Abbiamo sempre cercato di essere aperti al dialogo con la città, e il nostro scopo è di ricordare quanto importante sia il nostro ruolo nel garantire la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini.

L’Ordine degli Ingegneri di Verona è anche un importante punto di riferimento per il dialogo con la città. Ci parli di Open, la rassegna che avete avviato da anni per favorire il confronto interdisciplinare?

Open è una rassegna che abbiamo inaugurato anni fa con l’obiettivo di aprire l’Ordine alla città e agli altri professionisti del settore. Ogni anno affrontiamo temi di grande interesse per la cittadinanza, come ad esempio le riqualificazioni immobiliari e il valore dell’abitare. Il nostro ultimo incontro, per esempio, ha visto la partecipazione di figure professionali diverse, tra cui geometri, architetti, commercialisti, notai e molti altri. Questo tipo di confronto interdisciplinare è fondamentale, perché il mondo delle costruzioni è complesso e ogni figura professionale ha un ruolo fondamentale per il successo delle opere. È importante che ognuno contribuisca con il proprio sapere, affinché si possano realizzare progetti che rispondano alle esigenze della città e dei cittadini.

Quest’anno, l’edizione di Open avrà una novità importante. Qual è il focus per il 2026?

Quest’anno Open avrà una doppia declinazione. Da un lato, continueremo a parlare di temi cittadini, come le normative, gli obblighi e le novità legate alle costruzioni e alle riqualificazioni energetiche. Ma l’Open 2026 introdurrà anche una nuova sezione chiamata “Open Industria”, che si concentrerà sul dialogo con il mondo delle imprese e delle associazioni di categoria. Già stiamo collaborando con realtà come Confimi e Federmanager, e siamo aperti a coinvolgere anche altre associazioni, come Confindustria. Il nostro obiettivo è creare un matching tra la professione ingegneristica e le imprese, in modo da favorire lo sviluppo di nuove tecnologie, opportunità e soluzioni concrete per le attività economiche e il territorio.

Quali sono oggi le specializzazioni ingegneristiche più richieste? Quali invece stanno attraversando un momento di difficoltà?

L’ingegneria è un mondo molto vasto, ma l’informatica e la digitalizzazione sono sicuramente le specializzazioni più ricercate dai giovani. Tuttavia, assistiamo a una diminuzione delle iscrizioni in ambiti più tradizionali come l’ingegneria strutturale, che invece dovrebbe essere fondamentale per le grandi opere. Se dobbiamo progettare grandi infrastrutture, non basta solo l’informatica, ma servono anche ingegneri strutturisti, impiantisti e meccanici, figure fondamentali per garantire la realizzazione di progetti sicuri e funzionali. Qui in Veneto questo fenomeno non si è ancora manifestato in modo grave, ma in altre regioni italiane i numeri sono già preoccupanti. È un aspetto che dovremo monitorare nei prossimi anni, quando questi giovani laureati in informatica prenderanno il posto degli ingegneri strutturali nelle grandi opere. Per questo è importante che il nostro sistema di formazione ingegneristica sappia rispondere a queste evoluzioni e formi professionisti in grado di affrontare le sfide future.

Per quanto riguarda la riforma delle professioni, ci sono novità sul fronte dell’obbligo di iscrizione all’Ordine per i laureati in ingegneria?

A livello nazionale, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri sta portando avanti un progetto di riforma delle professioni che prevede una migliore integrazione tra la laurea e l’iscrizione all’Ordine. Il progetto prevede che i laureati in ingegneria debbano fare un tirocinio durante il percorso universitario, con un esame di stato che si svolga praticamente in contemporanea con la laurea. L’obiettivo è rendere automatica l’iscrizione all’Ordine, proprio come avviene per i medici. Questo garantirà una maggiore sicurezza professionale e una maggiore qualità della professione. In sostanza, sarà obbligatorio essere iscritti all’Ordine per poter esercitare la professione, sia in ambito pubblico che privato. Speriamo che questo cambiamento arrivi presto, in modo da regolamentare meglio la professione e dare sicurezza sia agli ingegneri che alla comunità.

Come giudica l’esperienza di presidenza finora? Quali sono le soddisfazioni che ha ottenuto?

Personalmente, è stata un’esperienza molto arricchente. Ho potuto apprezzare la collaborazione dei colleghi e il grande impegno che l’Ordine mette ogni giorno per essere un punto di riferimento per i professionisti, ma anche per la città di Verona. Ci siamo aperti al dialogo con le istituzioni, con le imprese e con le associazioni di categoria per lavorare insieme su temi importanti come la viabilità, le infrastrutture, la sicurezza e la sostenibilità energetica. Sono soddisfatto di come abbiamo collegato la professione con il territorio e mi auguro che queste iniziative possano crescere nel futuro, continuando a dare valore alla nostra città.

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