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Claudio Cioetto: «Gli imprenditori necessitano di strumenti concreti di sostegno e stabilità»

di Matteo Scolari
Il presidente di Confimi Apindustria Verona, ospite di Focus Verona Economia, evidenzia le sfide del contesto internazionale e l’importanza di attrarre talenti e supportare le scuole tecniche.

Durante la prima puntata della 21^ edizione della Settimana Veronese della Finanza, Claudio Cioetto, presidente di Confimi Apindustria Verona, ha sottolineato come le imprese veronesi stiano affrontando un momento complesso a livello internazionale, con tensioni geopolitiche, dazi e cambi sfavorevoli che gravano sul territorio. Il comparto del marmo, del vino e la manifattura in generale risultano particolarmente esposti agli effetti dei dazi e delle oscillazioni del mercato globale, mentre i costi energetici continuano a rappresentare un ostacolo per la competitività delle aziende.

Presidente Cioetto, partiamo dal contesto attuale. Come vede la situazione internazionale e quale impatto ha sulle aziende veronesi?

È un momento molto complesso per le imprese. La situazione geopolitica globale, dalla guerra in Ucraina alle tensioni in Medio Oriente, influisce pesantemente sul commercio e sulla fiducia delle imprese. In aggiunta, i dazi imposti da altri Paesi colpiscono direttamente le nostre eccellenze, come il marmo e il vino, che sono prodotti di punta del territorio veronese. Anche il cambio euro-dollaro non ci favorisce, diventando una sorta di “ulteriore dazio” sulle esportazioni. Tutto questo crea incertezza e rallenta gli investimenti, perché le aziende faticano a pianificare strategie a medio e lungo termine.

E sul piano nazionale, quali difficoltà incontra il comparto industriale?

In Italia il quadro non è migliore. Alcune grandi aziende affrontano crisi interne o cambi di proprietà che mettono a rischio posti di lavoro e continuità produttiva. Allo stesso tempo, la normativa energetica, pur essendo comune a livello europeo, ha costi diversi tra Paesi, creando un gap competitivo che pesa sulle nostre aziende. Tutto questo richiede un’azione decisa della politica e delle associazioni, per fornire strumenti concreti di sostegno e stabilità.

Lei ha parlato di incertezza. Quali effetti ha sulle imprese locali, soprattutto sulle PMI?

L’incertezza scoraggia gli investimenti. Le piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale del nostro territorio, devono pianificare su base annuale o pluriennale, e quando non ci sono certezze sui mercati, sui costi energetici o sul quadro normativo, la crescita rallenta. Per questo, servono strumenti di programmazione e supporto, come piani industriali chiari, accesso al credito semplificato e formazione continua dei lavoratori.

E il ricambio generazionale? Quanto pesa sulla continuità delle aziende veronesi?

È un tema critico. Molte aziende familiari faticano a trovare successori qualificati. Il fenomeno interessa sia le aziende artigiane sia quelle industriali di medie dimensioni. La difficoltà non è solo nel passaggio generazionale interno, ma anche nel reperire giovani motivati e competenti dall’esterno. Questo fenomeno rischia di ridurre l’innovazione e la capacità di competere sul mercato globale. Per questo è fondamentale investire nelle scuole professionali, negli ITS e negli istituti tecnici, per formare figure preparate alle esigenze reali delle imprese.

Ha menzionato il tema dell’attrattività del territorio. Può approfondire?

Sì, l’attrattività del territorio è essenziale. Per attrarre giovani e competenze dall’Italia e dall’estero, non basta avere aziende dinamiche: servono soluzioni abitative accessibili, servizi efficienti e un contesto sociale adeguato. Se un giovane talento non trova casa o servizi adeguati, difficilmente resterà qui. È un punto che va affrontato con politiche integrate tra Regione, Comune e mondo imprenditoriale.

E l’integrazione dei lavoratori stranieri nelle aziende?

È un’opportunità e una necessità. Molti settori, dall’artigianato all’agroalimentare, hanno bisogno di manodopera specializzata. Non possiamo solo aspettare che il mercato interno soddisfi la domanda. È fondamentale un approccio organizzato: corsi di lingua, formazione tecnica e inserimento guidato nelle imprese. Solo così questi lavoratori diventano risorse stabili e qualificati per le aziende.

Come si colloca la formazione professionale in questo contesto?

La formazione è determinante. ITS, scuole professionali e tecnici devono dialogare costantemente con le aziende per allineare competenze e richieste del mercato. Gli ITS formano i quadri dirigenti, ma le aziende hanno bisogno anche di operai specializzati, tecnici meccanici, elettrici, informatici. Serve un sistema integrato, dalla scuola all’impresa, che accompagni i giovani nel percorso lavorativo.

Ultima domanda, Presidente: quali sono le priorità immediate per sostenere le imprese veronesi?

Tre sono le priorità principali: ridurre l’incertezza normativa e energetica, rafforzare la formazione tecnica e professionale, e migliorare l’attrattività del territorio, garantendo servizi, alloggi e condizioni di lavoro favorevoli. Solo così possiamo consolidare le imprese esistenti, attrarre nuovi talenti e affrontare la concorrenza internazionale. Il futuro delle aziende veronesi passa da una visione integrata tra formazione, politica e mondo imprenditoriale.

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