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Cristiano Perale: «Gli ITS sono e saranno il ponte tra scuola e lavoro»

di Matteo Scolari
Il presidente dell’Associazione ITS Academy Veneto spiega la crescita degli Istituti Tecnologici Superiori e il progetto del modello “4+2”, che ridisegnerà il percorso scolastico e professionale dei giovani.

Gli ITS Academy rappresentano oggi uno degli strumenti più efficaci per avvicinare i giovani al mondo del lavoro con competenze specifiche e richieste dalle imprese. Nati come percorsi di alta formazione post diploma, negli ultimi anni hanno conosciuto una crescita esponenziale in termini di iscritti, diplomati e occupabilità.

A Focus Verona Economia è intervenuto Cristiano Perale, presidente dell’Associazione ITS Academy Veneto e di ITS Red Academy, per fare il punto sulla nascita della nuova associazione regionale e sulle prospettive di riforma del sistema formativo italiano.

Presidente Perale, a giugno è nata ufficialmente l’Associazione ITS Academy Veneto. Con quale obiettivo?

Abbiamo ufficializzato quello che prima era solo un incontro informale tra le otto fondazioni venete, nate 13 anni fa e da quattro anni coordinate nelle attività. La Regione Veneto ha voluto questa scelta che ci ha permesso di crescere in modo uniforme, sfruttando al meglio anche i fondi PNRR destinati a potenziare il sistema ITS. Questa primavera abbiamo ritenuto necessario darci anche una forma giuridica, così da promuovere meglio il sistema ITS in Veneto.

Negli ultimi anni gli ITS hanno registrato un vero boom. Perché funzionano così bene?

Gli ITS entrano in un progetto di alta formazione professionale che in Europa è consolidato da decenni, nato con il piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale. L’Italia è arrivata tardi, ma da 12 anni il sistema ITS forma ogni anno circa 40.000 ragazzi. In Veneto quest’estate abbiamo diplomato circa 3.000 studenti, il doppio rispetto a due anni fa: il tasso di crescita è enorme.

La forza del sistema è il collegamento diretto con le aziende. Dopo pochi mesi dall’inizio del biennio, i ragazzi entrano in stage e si verifica subito il matching tra competenze acquisite e bisogni delle imprese. In due anni si trovano inseriti nell’ambiente giusto e molto spesso ottengono un contratto a tempo indeterminato già al termine del percorso. Il tasso di occupazione arriva al 90-95%, e la restante parte prosegue con l’università.

C’è anche un progetto di riforma che prevede il modello “4+2”. A che punto siamo?

Con l’arrivo del ministro Valditara il governo ha dato una spinta decisiva a una riforma che era già avviata. Dal 2024 sono stati avviati percorsi di scuola superiore di quattro anni, come avviene nel resto d’Europa, seguiti da un biennio ITS. È un adeguamento agli standard europei, non un’invenzione.

Il ministro ha parlato anche di “4+2+1”, perché le fondazioni ITS potrebbero in futuro sviluppare lauree brevi triennali. È in preparazione un documento di legge che dal 2026 obbligherà tutti gli istituti superiori a prevedere almeno un percorso quadriennale. Questo richiederà di rivedere i piani di studio, non solo comprimendoli, ma aggiornando i contenuti per renderli più moderni e vicini alle esigenze del lavoro.

Si tratterebbe quindi di una vera rivoluzione nel sistema scolastico italiano.

Sì, è una possibilità di rivoluzione. I piani formativi italiani hanno una storia secolare: la Montessori li ha rivoluzionati ai suoi tempi, ma oggi parliamo di digitale, nuove tecnologie e nuovi strumenti di apprendimento. Rivedere i contenuti significa migliorare la qualità delle competenze in uscita, che oggi è sempre più ridotta.

È un’occasione per dare risposte concrete al mondo del lavoro e permettere ai ragazzi di entrare prima, e meglio, in un percorso professionale. Poi, chi vorrà, potrà proseguire con l’università.

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