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Cantina Fasoli Gino: un secolo di tradizione, innovazione e sostenibilità

di Ingrid Sommacampagna
Domenica 14 settembre si è tenuto un evento dedicato al centenario della cantina di Colognola ai Colli, offrendo un'opportunità unica di esplorare i luoghi della loro storia, suddivisa in tappe significative.

La tradizione vitivinicola della Cantina Fasoli Gino si estende per un secolo, un periodo durante il quale la passione per il vino è stata tramandata di generazione in generazione. Grazie a un impegno costante e dedizione, l’azienda è riuscita ad evolversi, rimanendo sempre fedele ai valori della terra e del territorio. Ogni bottiglia racconta un’eredità di sapori e profumi, frutto di un’esperienza centenaria e di un profondo legame con la natura, che ha visto la cantina protagonista del biologico già quarant’anni fa. Il successo della Cantina Fasoli Gino è testimoniato dalla qualità dei suoi vini, veri e propri ambasciatori del gusto italiano e di una terra, quella di Colognola ai Colli, diventata internazionale grazie al loro nome.

Nella giornata di domenica 14 settembre, si è tenuto un evento dedicato al centenario, offrendo un’opportunità unica di esplorare i luoghi della loro storia, suddivisa in tappe significative. Per comprendere il futuro, è necessario conoscere il passato. La prima tappa si è svolta al Magari Estates Hotel, dove gli ospiti hanno potuto godere di una colazione con la presentazione del programma della giornata e della struttura. È stata mostrata la zona dei vigneti dove si coltivano le uve della Cantina Fasoli Gino, la cantina del Magari Estates e quella principale, dove vi è anche una zona degustazione e la possibilità di organizzare eventi e meeting.

«In questa bellissima giornata di sole, vorremmo festeggiare i nostri primi 100 anni con un programma ricco che ci permetta di vivere insieme la nostra storia. Vi guideremo attraverso la vendemmia organizzata con i nostri clienti nei vigneti della Tenuta Le Cave, dove lavorerò personalmente a creare un Amarone per chi ha partecipato alla raccolta di oggi. Racconteremo anche la nostra storia, partendo dal nonno, passando per mio padre e fino a quando, quarantacinque anni fa, abbiamo intrapreso il nostro percorso biologico. Quello che stiamo facendo oggi è ciò che vorremmo continuare a fare in futuro», racconta Natalino Fasoli, titolare della Cantina Fasoli Gino, insieme al figlio Matteo.

Magari Estates era, negli anni ’50, una casa di famiglia acquistata dal padre e dai suoi fratelli. «Mancava l’energia elettrica e l’acqua veniva presa dal pozzo. Quando c’erano ospiti, accendevamo il generatore e usavamo piccole lampade. La casa è stata abbandonata negli anni ’70, per circa 25-30 anni, e poi, con le divisioni familiari, è passata di mano. Alla fine, il cuore mi diceva di tornare, così l’abbiamo riacquistata cinque anni fa, risistemata, e ora è il nostro gioiello», racconta Natalino.

Il luogo è diventato un punto di ritrovo per ospiti e clienti, un ambiente dove è possibile parlare e discutere, immersi nella vigna e circondati dall’innovazione che la cantina ha portato grazie alle biotecnologie. Il rapporto con il cliente è diventato informale, in linea con la filosofia aziendale.

Durante la giornata doveva essere presentato il primo trattore a biometano, ma problemi burocratici hanno impedito il trasporto di questa novità. Tuttavia, i protagonisti di questa rivoluzione sono intervenuti per partecipare alla giornata e discutere un tema tanto importante quanto sostenibile.

«Il trattore c’è, tutto esiste. Il nostro obiettivo è dimostrare che possiamo lavorare meglio, contribuendo alla salvaguardia del creato. Riusciamo a produrre energia con il fotovoltaico, riduciamo l’inquinamento con gli scarti delle stalle, producendo biogas per alimentare i nostri trattori. Stiamo chiudendo il cerchio», conclude Natalino Fasoli.

Il progetto Magari Estates è legato anche a una tradizione storica, con affreschi che risalgono al 1588 e tracce di fermentazione nelle tombe del neolitico. In questa vallata, che un tempo era prevalentemente boschiva, la caccia era una delle attività principali dei nobili locali.

La seconda tappa del tour ha avuto luogo nella Cantina Fasoli Gino, dove i partecipanti hanno visitato la zona di produzione e imbottigliamento e partecipato a una degustazione di un vino dal carattere unico, il “Creaman”. Questo vino, un metodo classico dell’annata 2014, è nato per scherzo negli anni ’80, quando Natalino Fasoli decise di fare delle prove, creando un’etichetta improvvisata che divenne simbolo di un’idea innovativa e genuina.

«Abbiamo iniziato a produrre 450mila bottiglie all’anno, metà delle quali sono costituite da Valpolicella, Soave, Ripasso e Bardolino. L’altra metà comprende produzioni più piccole, come il “Creaman”, con un massimo di 7000 bottiglie all’anno», spiega Davide Caporali, Sales Manager della cantina.

Cantina Fasoli Gino è anche presente sui mercati internazionali, cercando di mantenere un equilibrio tra i clienti storici e quelli nuovi. Come sottolineato da Davide, “Vogliamo che il nostro vino sia disponibile in quantità proporzionata per ogni mercato, senza mai esaurire le scorte per i nostri clienti storici”.

La Cantina Fasoli Gino ha anche ottenuto la certificazione Equalitas, che attesta il rispetto per l’ambiente, i diritti dei lavoratori e la sostenibilità.

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