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Ex Ghiacciaia: mentre avanza l’ipotesi MuVin, RSVP propone un polo culturale condiviso

di Matteo Scolari
Tra museo del vino e rigenerazione culturale, la Rete Spettacolo Verona Professionisti invita a una visione partecipata e duratura per l’ex Ghiacciaia. «Servono spazi vivi, non contenitori vuoti».

Mentre nelle ultime ore si fa largo l’ipotesi che l’ex Ghiacciaia di Verona possa diventare la futura sede del MuVin, il Museo del Vino, la rete RSVP – composta da operatori culturali, realtà dello spettacolo dal vivo e cittadinanza attiva – rilancia con forza la propria visione: trasformare lo spazio in un polo culturale urbano partecipato, aperto alla co-progettazione tra pubblico e privato e capace di generare impatto sociale sul territorio.

RSVP sottolinea l’urgenza di destinare l’ex Ghiacciaia non solo a un uso funzionale, ma a un ruolo strategico per la vita culturale della città. In questa direzione, la proposta non si oppone alla possibilità di un museo, ma invita ad allargare lo sguardo oltre un contenitore tematico, immaginando uno spazio polifunzionale, dinamico, accessibile.

«Verona è ricca di energie creative che faticano a trovare spazi adeguati per lavorare, incontrarsi e generare cultura», si legge in una nota diffusa alla stampa. «La Ghiacciaia potrebbe diventare un luogo di convergenza e sinergia, dove coesistono laboratori, residenze artistiche, coworking culturali e programmazione partecipata».

Per rendere concreta questa visione, RSVP propone di attivare un Partenariato Speciale Pubblico-Privato (PSPP), strumento già previsto dalla normativa nazionale e capace di offrire un modello efficace di governance condivisa. Il principio guida è quello della co-progettazione, che valorizza le competenze dei diversi attori del territorio, favorisce la sostenibilità gestionale e garantisce una visione di lungo termine.

A sostegno dell’iniziativa, le parole dell’architetto Massignan risuonano come un monito: «La città ha bisogno di spazi culturali vivi, non di contenitori vuoti». Il rischio, secondo RSVP, è quello di replicare modelli già visti: edifici recuperati ma poi destinati a progetti verticali e scarsamente integrati nella vita quotidiana della cittadinanza.

La rete si dichiara pronta a collaborare con Fondazione Cariverona, Comune di Verona, enti culturali, soggetti del terzo settore e imprese locali per costruire una visione sistemica e inclusiva. L’auspicio è che il tema venga discusso anche nella prossima Consulta per lo Spettacolo dal Vivo, già annunciata dall’amministrazione come spazio di confronto.

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