Dopo 77 anni, l’articolo 46 della Costituzione diventa realtà
di Matteo ScolariIl mondo del lavoro italiano vive un momento che può essere definito senza esitazioni storico. Dopo 77 anni dalla promulgazione della Costituzione, l’articolo 46, che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, diventa finalmente legge dello Stato. Con l’approvazione definitiva in Parlamento, il testo ispirato dalla CISL — pur modificato in parte dal Senato — conserva la sua struttura originaria, segnando una svolta epocale per la rappresentanza e la democrazia economica nel nostro Paese.
A darne annuncio e sottolinearne l’importanza è Giampaolo Veghini, segretario della CISL di Verona, che parla di una vera e propria «pagina storica per il mondo del lavoro». Una legge che, nonostante le revisioni, mantiene intatti i suoi capisaldi: riconosce e promuove le quattro forme di partecipazione – organizzativa, gestionale, economico-finanziaria e consultiva – delineando un quadro normativo che rafforza il coinvolgimento dei lavoratori in ogni ambito aziendale, pubblico o privato.
Un elemento cardine della nuova normativa è la tutela del diritto soggettivo alla formazione per i lavoratori. Questo diritto sarà sostenuto da un sistema integrato che coinvolge enti bilaterali, fondi interprofessionali e il Fondo Nuove Competenze, allo scopo di promuovere la partecipazione anche nelle piccole e medie imprese, spesso escluse dai percorsi di governance condivisa.

Il valore della nuova legge risiede anche nella sua architettura: non una norma rigida e verticistica, ma una soft law, ovvero un impianto normativo che incoraggia e sostiene la contrattazione collettiva, vero motore della partecipazione. Si tratta, nelle parole di Veghini, non di «cominciare, ma di continuare a contrattare», ampliando quanto già in essere: sono infatti oltre 150 gli accordi partecipativi già censiti a livello nazionale.
La legge mette in campo incentivi economici per stimolare l’adozione di accordi partecipativi attraverso un Fondo per la Partecipazione, la cui dotazione iniziale prevista dalla CISL era di 50 milioni, ma che è stata aumentata di ulteriori 22 milioni durante l’iter parlamentare, raggiungendo quindi 72 milioni di euro. Tali fondi saranno disponibili per tutte le imprese, incluse quelle a partecipazione pubblica, creando le condizioni per un’estensione capillare del modello.
«Non c’è settore o ambito economico dove non proveremo a potenziare il protagonismo del lavoro» afferma Veghini, ribadendo l’impegno della CISL a promuovere confronti con le imprese di ogni comparto. L’ambizione del sindacato è quella di dare impulso a una nuova stagione di contrattazione inclusiva, che rafforzi i valori della concertazione, della corresponsabilità e del dialogo. Un approccio indispensabile per affrontare le sfide poste da transizione produttiva, economia globale e intelligenza artificiale.
Il valore simbolico dell’approvazione della legge è amplificato da un ulteriore elemento: la sua concomitanza con l’elezione di Papa Leone XIV, che ha dichiarato la volontà di impostare il proprio pontificato su una “nuova Rerum Novarum dell’economia”, richiamando la storica enciclica di Leone XIII che fondò la dottrina sociale della Chiesa. Un parallelismo che sottolinea come i valori del lavoro e della dignità umana tornino al centro del dibattito nazionale ed etico.
Con questa legge, l’Italia si dota finalmente di un modello partecipativo maturo, allineato alle migliori esperienze europee e pronto a diventare un punto di riferimento per il futuro delle relazioni industriali. Per la CISL e per il suo segretario veronese Giampaolo Veghini, si tratta di un risultato che conferma come il sindacato confederale possa essere soggetto propulsore di riforme di sistema, capaci di coniugare innovazione, diritti e responsabilità.
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