L’oro verde italiano: perché l’olio EVO merita più rispetto, cultura e futuro
di Matteo ScolariC’è un prodotto che ogni giorno è sulle nostre tavole, spesso senza che gli dedichiamo la giusta attenzione. Lo versiamo sull’insalata, lo aggiungiamo a una bruschetta, lo mettiamo in padella, ma raramente ci chiediamo da dove viene, com’è fatto, chi lo produce e quale valore porta con sé. Parliamo dell’olio extravergine di oliva, simbolo della dieta mediterranea, alleato della nostra salute, colonna portante dell’agricoltura italiana e anche veneta.
Eppure, nonostante la sua centralità, l’olio EVO soffre ancora di una cronica sottovalutazione culturale ed economica. Manca la cultura dell’olio. O meglio: manca la consapevolezza. È come se ci trovassimo ancora a un livello primordiale, dove l’olio è solo “condimento”, non “alimento”, non “territorio”, non “storia”. E questo è un errore che non possiamo più permetterci.
Un patrimonio da difendere (e raccontare)
L’olio extravergine italiano è uno dei prodotti agricoli più controllati, più diversificati e più legati al territorio. Ogni regione ha le sue varietà, i suoi profumi, i suoi fruttati, le sue acidità. È un mondo vasto e affascinante, proprio come quello del vino. Ma a differenza del vino, l’olio non gode della stessa narrazione, dello stesso appeal, della stessa capacità di raccontarsi.
Eppure, ci sono frantoiani che svolgono un lavoro tecnico e artigianale straordinario, veri e propri enologi dell’oliva. Ci sono aziende che investono in innovazione, sostenibilità e formazione. Ci sono territori – come la Valpolicella, l’est veronese, il lago di Garda – che producono oli DOP di altissima qualità, riconosciuti in Italia e all’estero. Ma chi li conosce davvero?
Il Veneto e l’EVO: una sfida di qualità
Il Veneto rappresenta solo l’1% della produzione nazionale, ma quel poco che produce è eccellenza pura. Basti pensare alla varietà Grignano, autoctona della provincia di Verona, che dà origine a un olio unico, elegante, profondo. In queste settimane, proprio a Verona, durante Sol2Expo, è emersa con forza l’esigenza di valorizzare di più il comparto olivicolo veneto e nazionale, partendo dalla qualità ma puntando anche su comunicazione, educazione e turismo.
Serve una nuova narrazione. Serve far capire che l’olio non è tutto uguale. Che dietro una bottiglia ci sono mesi di lavoro, ettari di uliveti, pressature rigorose, analisi sensoriali, cura dei dettagli. E serve anche spiegare che un buon olio fa la differenza, a tavola e nella vita. È ricco di antiossidanti, di polifenoli, di benefici per il cuore e il cervello. È un alimento funzionale, non solo una scelta di gusto.
Educare il consumatore, premiare il produttore
Un litro di olio extravergine può costare più di uno di semi. Ed è giusto così. L’olio EVO di qualità va pagato il giusto. Perché è frutto di fatica, di passione, di sapere. Non possiamo continuare a sceglierlo solo in base al prezzo, ignorando provenienza e caratteristiche. Dobbiamo educare il consumatore, ma anche proteggere il produttore, difendendolo da concorrenze sleali, da miscele opache, da etichette poco trasparenti.
E qui entra in gioco anche la politica, con strumenti di sostegno, promozione e tracciabilità. Ma entra in gioco anche il giornalismo, il racconto, la formazione. Perché ogni volta che parliamo di olio, stiamo parlando di identità, di paesaggio, di futuro.
Diamo all’olio il posto che merita
Il vino ha fatto un lungo percorso: da prodotto da osteria è diventato simbolo di eleganza, cultura, convivialità. Ora tocca all’olio. Il tempo delle mezze parole è finito. Serve impegno, serve visione, serve orgoglio. Diamo all’olio EVO il posto che merita. Perché è il nostro oro verde. E non possiamo permetterci di perderlo.
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