Infrastrutture: è il momento di osare. Di nuovo.
di Matteo ScolariAbbiamo bisogno di tornare a pensare in grande, o più semplicemente – per chi è più romantico – di tornare a sognare. Tra pochi giorni uscirà in edicola una pubblicazione speciale, dal titolo “Verona Economia – Sviluppo e infrastrutture”. Tutto nasce dalla consapevolezza (mia e delle persone e dei colleghi che hanno contribuito alla redazione dei testi) che il futuro di una città, nella maggior parte dei casi, si costruisce osando. Con lucidità e razionalità, sia mai, ma anche con altrettanta visione prospettica, coraggio, ardore, capacità organizzative, relazionali, gestionali che da troppi anni latitano dalle nostre parti.
Aldo Fedeli, già sindaco socialista di Verona dal 1945 al 1951, il suo vicesindaco democristiano Giuseppe Trabucchi, il commissario (poi presidente) della Camera di Commercio, il liberale Guglielmo Bertani, e il ragionier Guido Braggio, ideatore della ZAI, ad esempio, sono nomi ancora altisonanti a distanza di decenni. Essi seppero dare un contributo determinante alla crescita della nostra città dopo l’uscita disastrata dal secondo conflitto mondiale, proponendo la nascita di un grande centro logistico post-bellico (Consorzio ZAI). E come non pensare poi a un altro sindaco scaligero, Giorgio Zanotto, a Carlo Delaini, presidente della Camera di Commercio di Verona, e a Renato Gozzi, che è stato presidente della Provincia di Verona e anch’egli sindaco di Verona durante gli anni ’70, i quali diedero continuità e ulteriore impulso a quei primi fondamentali tentativi di ripartenza, consolidando le basi dell’economia veronese e aprendo un ventaglio di possibilità di crescita per le nostre aziende e la nostra comunità.
Certo, da allora a oggi sono cambiati i tempi, ma da quelle esperienze e da quelle persone dovremmo sempre trarre ispirazione. Anche solo per il fatto di non ragionare per posizioni partiche, o in base a ruoli operativi settoriali, cercando di puntare piuttosto all’integrazione e alla complementarietà di risorse, di sforzi e di idee. Per il bene di Verona.
L’impressione, invece, è che ci sia una costante e cronica frammentazione degli interventi, anche di natura infrastrutturale, e non una visione unitaria, d’insieme. La pubblicazione sopracitata avrà il compito di ricordare a voi lettori parte dell’immenso patrimonio già esistente e parte di quello in divenire (pensiamo alle Olimpiadi 2026) che siamo chiamati – per senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, e di rispetto nei confronti di chi ci ha preceduto – a conservare, anzi a far crescere e capitalizzare. E di ricordare a chi ha ruoli decisionali di convergere verso scelte e decisioni prospettiche di lungo raggio.
Le sfide globali, non solo nazionali o europee, sono tante e sempre più complesse, dobbiamo tutti insieme ritrovare quello spirito di unione, aggregazione, di incontro, che pocanzi ho citato, per raggiungere, se serve, anche compromessi funzionali, allo scopo di ottenere dei risultati significativi per noi, per la nostra città e per le generazioni future di veronesi.
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