La ricerca e la tecnologia, propedeutici alla formazione, sono elementi strategici da non comprimere anche in tempi di COVID
di adminLa ricerca e la tecnologia in Italia non può esser lasciata, dalla principali realtà politico sociali, come fosse una cenerentola, quando invece è la fonte primaria di ricchezza.
A Verona la nostra Università, con i pochi fondi a disposizione ha presentato il primo settembre 2020 durante un evento che VERONAECONOMIA® ha ben documentato, le ultime novità in materia scientifica sanitaria per la lotta al COVID. Le autorità presenti erano il Magnifico Rettore dell’Università di Verona, prof. Pier Francesco Nocini, il presidente della Regione ed il Sindaco di Verona, i quali hanno rappresentato, in una conferenza di notevole rilievo, un ampio quadro di studi scientifici dell’Ateneo veronese. Si è saputo che anche la nostra Università concorre, con altre istituzioni, tra cui lo Spallazani di Roma, a studiare ed a trovare modalità che possano contenere la pandemia. Diagnostica, terapie e sperimentazione rappresentano l’ABC della ricerca scientifica medica.
Ma questo non è il solo campo della ricerca in cui Verona eccelle: le imprese veronesi sono ben inserite nella ricerca tecnologica che è l’unica che può farci mantenere un buon livello di vita e di occupazione. Le forze sociali che ieri ed oggi sottovalutano questo aspetto della vita sono in errore. Non si rendono conto che svilire la ricerca e la formazione contribuisce ad affossare i loro stessi desideri di maggior equità, verso il benessere e non verso la miseria.
Ovviamente la ricerca non si fa solo in termini medicali. La nostra città ha numeri di rilievo anche a livello di tecnologia ed in particolare quella applicata alla Meccanica. A riporva di ciò riportiamo alcuni numeri rielaborati dalla Camera di Commercio veronese, basati su dati provvisori ISTAT. Queste informazioni dicono che l’EXPORT veronese ammonta a 11.718.172.502 euro, con un +0,8% annuale nel 2019. Dentro questa cifra complessiva, il 20% circa delle esportazioni totali riguardano macchinari e gli scambi sono in gran parte rivolti verso un mercato evoluto come quello tedesco. Se non fossimo competitivi tecnologicamente questo non potrebbe accadere.
Ma la ricerca non si occupa solo di tecnica meccanica. Un elemento di cui andar orgogliosi è la struttura della Fiera di Verona che è alla continua ricerca di nuove forme di penetrazione commerciale e si picca di mettere in mostra innovazione e ricerca. Infatti, nell’ambito delle manifestazioni fieristiche che ospita, mette sempre in risalto tutte le novità tecnologiche. Il tutto con estrema attenzione al rispetto di tutti i valori sociali che la nostra cultura ci ha insegnato. Dobbiamo dare grande merito alla dirigenza che negli ultimi anni ha guidato questa importantissima istituzione che raggiunge livelli di eccellenza mondiale, certificati da vari elementi oggettivi mondiali. Magari le istituzioni finanziarie veronesi fossero state all’altezza dell’imprenditoria veronese e veneta, non avremo il deserto dei nostri giorni. Ma procediamo.
Un altro elemento su cui orientare la ricerca e l’innovazione, parrà strano ai più, è il turismo, con gli annessi protocolli ambientali e di serenità sociale. Ambiente pulito e tessuto sociale tranquillo sono elementi che accrescono la ricchezza della proposta turistica veronese e, che per questo, sono sempre da valorizzare. La nostra Provincia ha fatto passi enormi, tanto in numeri di arrivi, che di presenze (sempre i dati da CCIAA dicono: 5.130.428 arrivi (+4,6%) e 18.011.840 presenze (+2,0%). Ovvio che il Lago di Garda è primo giacimento da preservare.
Su questi, ed altri elementi agro-industriali, la nostra provincia basa la sua forza economica e culturale, ma c’è bisogno di investimenti e non di tagli come per anni hanno predicato dall’Europa i suoi servili professionisti politici , ma anche di altri ambienti sociali.
Da queste brevi premesse è naturale che poi si debba sviluppare la formazione. Sia quella in senso lato sia quella "minore", quella che una volta, nello spicciolo, veniva fatta dagli artigiani che applicavano sul territorio e sulla operatività pratica e manuale le scoperte della ricerca. Purtroppo questo elemento di trasmissione culturale negli anni passati è stato stoppato per paura di abusi. L’individuo che fa opere e si ingegna con l’arte, nella logica che ha prevalso in certe classi politiche, non conta, anzi è un pericolo e non va sostenuto, conta solo lo Stato. Ma, a forza di garantire tutto e tutti, cosa in realtà impossibile, si bloccherà quella trasmissione di cognizioni interpersonali che hanno fatto grande la nostra realtà territoriale.
M.Z.
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