L’idea, per un “formaggio duro, 100% veronese”, da Salizzole, Verona, in terre, un tempo, scaligere,
di adminLa gente, i consumatori devono sapere, quanto importante sia, per la società, l’impegno, nel settore agricolo e, nel caso, il comparto dell’allevamento di bestiame. Ci riferiamo a un’attività, che si svolge in terre storicamente a prato, quelle di Salizzole, zona Bionde, in latino “blondis”– ci segnala Enrica Claudia De Fanti, instancabile promotrice del Basso Veronese. Terre, che appartenevano, inizialmente, ai conti “De Salicoelis” – da cui Salizzole – dei quali, la figlia, Verde (1241-1308), avendo sposato il signore veronese Alberto I Della Scala, non solo gli portò in dote il locale, grande castello, ma gli diede, fra gli altri figli, il noto e più importante Cangrande I (1291-1329). Dopo circa sette secoli, nei primi anni Settanta del 1900, Francesco e Luigino Cazzola crearono l’omonima Azienda agricola, destinata alla produzione di foraggi e all’allevamento di bovini, per ampliarla, nel 1985, da 40 a 100 capi, a stabulazione libera, e dotandola di moderna sala di mungitura, allo scopo di meglio valorizzare il foraggio disponibile. Oggi, la Società è guidata dai figli dei fondatori, Paolo, Damiano, Paola, Benedetta e Alessandra, un gruppo di buona volontà, d’alto impegno e lungimirante, che, nel 2000, oltre alla produzione di latte genuino, frutto dell’alimentazione degli animali, con fieno e cereali propri, prodotti su 600 ha, ha fortemente investito, volgendo l’attenzione anche alla produzione di biogas, attraverso il quale s’ottengono energia ed acqua calda: l’energia viene, in parte, utilizzata in azienda e, in parte, venduta. Nel 2016, il gruppo Cazzola ha acquistato una nuova azienda d’allevamento, con 120 capi, in quel di Nogara, con conseguente disponibilità di latte e di biogas. Oggi, i capi in stalla, sono in tutto, 500, seguiti dai titolari dell’Azienda e da 30 dipendenti fissi. Nel 2019, la famiglia Cazzola, pensò, puntando, con coraggio, alla diversificazione del reddito aziendale, ad un migliore utilizzo del latte dell’azienda di Nogara, con la produzione di formaggio, sebbene il momento, per tale prodotto, non fosse del tutto favorevole. La cosa sta rivelandosi un’ottima, lodevole iniziativa, apportatrice di valore aggiunto e di occupazione. Il formaggio L’Opera – se ne producono 250 forme il mese, ciascuna da 38 kg, con stagionature varie, sia, da grattugia, che da pasto, non contiene lisozima, essendo prodotto, con caglio microbico, e, quindi, non d’origine animale, fattore, questo, importante anche per una dieta vegetariana – è, pure, privo di lattosio, di glutine e di conservanti. Di recente commercializzazione, L’Opera – tale marchio vuole racchiudere in sé i concetti di filiera di produzione italiana sostenibile e di “veronesità” – è disponibile, al momento, solo in salumerie, negozi e ristoranti ed è nato dal desiderio degli attivi giovani Cazzola,www.lopera.agricolacazzola.it, d‘impiegare latte solo “veronese”, derivante dall’alimentazione delle bovine a foraggio esclusivamente “veronese”, prodotti, ambedue, nel Basso “Veronese”. Non solo: tutto, nel dovuto, massimo rispetto dell’ambiente e del benessere degli animali, allevati in stalle tecnologicamente avanzate, nelle quali, per esempio, le mucche, abituate al moderno, si recano, autonomamente, alla mungitura… Impegno importante, quindi, particolarmente prezioso, in questi giorni di profonda recessione, destinato a valorizzare, al meglio, il territorio ed i suoi prodotti, nonché indice di forte volontà di creare rinascita e ripresa, dopo la terribile infezione, che ha paralizzato ed impoverito, per mesi, la società cittadina e provinciale scaligera.
Pierantonio Braggio
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