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Vite: da tralci-talea, raccolti in ottobre e fatti germogliare in serra, rilevabile la potenzialità produttiva di un vigneto, nell’annata successiva.

di admin
Uno straordinario studio, realizzato dal Consorzio per la Tutela dei vini Soave e Reciòto di Soave e presentato al Ministero delle Politiche Agricole.

Se, riferendoci unicamente alla vite, non è possibile prevedere le variabili meteorologiche di un’annata a venire, del tutto prevedibile è, invece, la fertilità delle gemme, quale fattore fondamentale per la gestione d’un vigneto. Si tratta di uno strumento strategico, per la gestione di una denominazione, in quanto, in grado di rivelare, con anticipo, la potenzialità produttiva di un vigneto. Ciò permette, quindi, sin dalla fase di potatura, d’adeguare il carico di gemme e la possibile produzione, alle esigenze di mercato, a tutela del reddito aziendale. Ha curato la ricerca, in tal senso, il Consorzio del Soave, Verona, che l’ha presentata al Ministero delle Politiche Agricole. Quanto all’essenza dell’importante studio, è determinante sapere che, nelle gemme, sono custoditi i grappoli della vendemmia successiva e che il loro numero varia, di anno in anno, a seconda delle variabili climatiche, dell’età del vigneto e della fertilità del terreno. La sperimentazione è avvenuta, in vigneti rappresentativi della denominazione, posti nei 9 UG.A.: Paradiso, Monte di Colognola, Tenda, Zoppega, Fittà, Foscarino, Castelcerino, Campagnola, Roncà-Monte Calvarina, delle cantine Collis Veneto Wine Group, Cantina di Soave e Cantina di Monteforte, mentre, la forzatura è stata realizzata, presso i laboratori di Extenda Vitis, Treviso. La ricerca si fonda sulla raccolta, ai primi di ottobre, di 20 tralci rappresentativi nel vigneto, oggetto di studio, ovvero, quelli, che il potatore terrebbe, come capo a frutto futuro. Detti tralci, tagliati a talea, vengono fatti germogliare in serra, alla temperatura di 25°C. Già, dopo pochi giorni, si possono contare i grappolini, che si formano, potendo quindi prevedere, agli inizi di novembre, prima della potatura, la produzione dell’annata successiva e anche il peso medio dei grappoli. Ove si rilevi un potenziale produttivo, sopra la media, il viticoltore dovrà intervenire, creando tralci più corti o provvedendo a diradamenti più frequenti. Per il 2020, si prevede una fertilità inferiore alla media, tra 1,2 e 1,3 (1,7 era stata la fertilità per la vendemmia 2018), mentre, la produzione potrebbe essere condizionata dal meteo, per quanto concerne il Soave, nella fase di fioritura della Gargànega. Segnala, quindi, il Consorzio, come, nelle zone compromesse fortemente dalla grandine del 5 Maggio 2019 – Campagnola e Castelcerino – si sia riscontrata una riduzione significativa della fertilità delle gemme, alcune delle quali sono rimaste cieche. “Il nostro obiettivo è fornire al viticoltore strumenti, semplici, a basso impatto economico ed efficaci, per potere gestire al meglio il vigneto – afferma Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave. – È, appunto, dal viticoltore, che parte la filiera e il suo ruolo e il suo lavoro sono, quindi, fondamentali, per potere prendere decisioni strategiche, per l’intera denominazione”. Un Consorzio, quello del Soave, attivo, sotto diversi e costruttivi aspetti, mirando esso ad affiancare il viticoltore, nei suoi compiti e a tutela del suo interesse. Sapere, in anticipo, quali misure prendere, nei riguardi della produttività dell’annata a venire – con l’iniziativa, sopra descritta – è fattore molto importante e, al tempo, grande innovazione per la viticoltura, in generale.
Pierantonio Braggio

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