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Verona cresce, ma cambia. Veghini (Cisl): «Governare i fenomeni in corso»

di Alessandro Bonfante
Il segretario generale della Cisl Verona presenta uno studio sull'evoluzione socio-economica del territorio: «Verona è forte, ma non invulnerabile. La crescita economica da sola non basta più».

Verona tutto sommato sta bene dal punto di vista dell’economia e del lavoro, si conferma attrattiva anche rispetto ad altre province venete, ma la struttura demografica è cambiata molto e continua a evolversi: questo in sintesi il quadro delineato dal Centro Studi della Cisl Verona. A commentare i dati nella sede del sindacato, questa mattina mercoledì 17 dicembre, insieme al ricercatore Francesco Peron, il segretario generale Giampaolo Veghini: «Verona è forte, ma non invulnerabile. La crescita economica da sola non basta più».

La popolazione provinciale è cresciuta molto in termini numerici, soprattutto nei primi anni Duemila, ma è aumentata e continuerà ad aumentare la percentuale di over 65. Preoccupano anche la denatalità, gli aspetti sociali di nuclei famigliari sempre più ristretti, le difficoltà abitative e l’integrazione dei lavoratori stranieri. Per affrontare tutte queste sfide, secondo Veghini è necessario che istituzioni e associazioni datoriali passino dalle parole ai fatti. Senza prescindere dalla necessaria dignità del lavoro.

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Lo studio della Cisl Verona

Lo studio affronta diversi temi di attualità, approfondendo cinque macroaree: demografia, immigrazione, abitare, turismo e lavoro. La provincia di Verona si trova infatti di fronte a sfide complesse come l’invecchiamento della popolazione, la trasformazione della struttura familiare, le criticità legate all’abitare e l’importanza crescente del contributo degli stranieri.

Allo stesso tempo, può contare su risorse strategiche come il turismo e una distribuzione demografica relativamente equilibrata. La lettura integrata di questi fenomeni è essenziale per orientare le politiche sindacali e le strategie di sviluppo locale. La ricerca propone un’analisi articolata della realtà socio-economica scaligera con focus su demografia, immigrazione, abitare, lavoro e turismo. Il territorio veronese non è omogeneo, esistono differenze significative tra aree centrali, periferiche e turistiche e servono letture territoriali distinte per comprenderne dinamiche e criticità.

Demografia

Dal 1982 a oggi la popolazione della provincia è aumentata di oltre 150mila persone, arrivando a 927.000 nel 2025. Tuttavia, questa crescita nasconde fenomeni rilevanti: l’invecchiamento della popolazione e la diminuzione dei giovani. Gli over 65 sono passati dal 13% al 23% e, secondo le previsioni, nel 2043 saranno quasi un terzo della popolazione. Cala dunque la fascia in età lavorativa, ponendo interrogativi sulla sostenibilità del sistema sociale e previdenziale. Anche le nascite sono in continuo calo, mentre è elevato il numero di famiglie monocomposte, segnando un cambiamento profondo nella struttura sociale.

Il Comune di Verona concentra la maggior parte della popolazione e funge da polo attrattivo per giovani famiglie che si insediano nei comuni vicini. Al contrario, le zone del Lago di Garda e del Basso Veronese registrano un’alta presenza di anziani soli. Rispetto al resto del Veneto, la Provincia di Verona si distingue per una crescita demografica più diffusa e per una tenuta maggiore anche nelle aree periferiche.

Immigrazione

La componente straniera ha avuto un ruolo chiave nella crescita della popolazione, soprattutto tra fine anni ’90 e il primo decennio del 2000. Oggi gli stranieri rappresentano oltre il 12% dei residenti, con una presenza particolarmente giovane e concentrata nei comuni più grandi. Le principali comunità provengono da Romania, Marocco, Sri Lanka e Albania. In alcuni settori lavorativi – agricoltura, costruzioni, logistica – la loro presenza è diventata essenziale.

Cisl Verona - Francesco Peron e Giampaolo Veghini
Cisl Verona – Francesco Peron e Giampaolo Veghini

Abitare

Il numero di abitazioni in provincia è più che raddoppiato dal 1971, ma cresce anche il numero di case non occupate, arrivate al 20,3% nel 2021. Questo fenomeno è legato sia a seconde case e affitti turistici sia a immobili effettivamente vuoti.

Inoltre, il patrimonio edilizio è in gran parte datato e poco efficiente dal punto di vista energetico: una quota rilevante di abitazioni è ancora in classe G o F. Nonostante le dimensioni medio-grandi delle case, prevalgono nuclei familiari molto piccoli, con oltre 133.000 abitazioni occupate da una sola persona.

Lavoro

Gli ultimi dati ISTAT dimostrano un mercato del lavoro veronese in continuo mutamento: i lati positivi sono il tasso disoccupazione al 2.6% (inferiore sia al dato regionale che si attesta al 3% e a quello nazionale al 6%); inoltre abbiamo 435mila occupati compresi dipendenti ed autonomi (un tasso di occupazione al 70.7%) così suddivisi: 52% servizi, 22% industria, 13% commercio, 8% edilizia e costruzioni e 5% lavora in agricoltura.

I lati negativi del nostro mercato del lavoro: un tasso di occupazione femminile di poco superiore al 62%, un alto tasso di inattività attorno al 30% (include diversi cittadini: studenti, pensionati, casalinghe, persone con problemi di salute o coloro che hanno perso la speranza di trovare un impiego e non lo cercano attivamente). Ultimo dato non positivo chi aumenta tra gli occupati sono quasi unicamente gli over 50 (tendenzialmente maschi).

La sintesi dello studio

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