Adolfo Rebughini: «Fieracavalli ha superato le nostre aspettative»
di Matteo ScolariLa 127ª edizione di Fieracavalli ha confermato Verona come capitale internazionale del cavallo, con 140000 visitatori, 79 Paesi coinvolti, 700 aziende espositrici e una forte presenza istituzionale. Parallelamente Veronafiere sta investendo in nuove infrastrutture – ingressi, viabilità interna, sostenibilità energetica e servizi di ristorazione – e rafforzando il proprio ruolo nei grandi dossier nazionali: dalla logistica di LetExpo alla promozione del Made in Italy con il Ministero, fino alle tappe internazionali di Vinitaly e alla “fiera-campus” Job&Orienta, dedicata all’incontro tra scuola e lavoro.
In questo quadro, Adolfo Rebughini ripercorre i risultati raggiunti e le sfide che attendono il quartiere fieristico veronese.
Direttore, partiamo da Fieracavalli: perché l’ultima edizione è stata definita la più internazionale – e per molti anche la più bella – di sempre?
Assolutamente sì: si è appena conclusa la centoventisettesima edizione e, oltre a essere la più internazionale, direi anche la più bella. Questo non lo dico io, ma tanti visitatori che ce l’hanno riferito. I complimenti vanno ad Armando Di Ruzza e al team di Fieracavalli, che l’ha letteralmente rivoluzionata quest’anno.
È stata rivoluzionata in termini di layout espositivo: la disposizione dei padiglioni è stata ripensata per facilitare il visitatore e permettergli di essere sempre più vicino a questo splendido animale. La passione per il cavallo attraversa tutte le generazioni, ma Fieracavalli è particolare perché esprime questa passione non solo dal punto di vista del cavallo, ma anche attraverso tutte le iniziative che lo accompagnano: il benessere dell’animale, il ruolo del cavallo per il benessere dell’uomo, l’artigianato legato al cavallo.
C’erano 700 aziende espositrici, tante anteprime ed eventi dedicati, il ritorno dell’ippica dopo 25 anni grazie alla partnership con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, la presenza del ministro Lollobrigida, del presidente della Camera Fontana e del ministro Salvini come titolare dei Trasporti e vicepresidente del Consiglio. Abbiamo avuto 79 Paesi presenti, con un aumento di circa otto rispetto all’anno precedente, eventi internazionali come il Global Tour e l’unica tappa italiana dedicata al cavallo arabo, tanti collegamenti con la città, le ippovie, l’ippoturismo.
Verona è la prima ippovia urbana e questo legame con il territorio è forte. Siamo davvero molto soddisfatti: Fieracavalli ha superato le nostre aspettative. Avevamo chiesto tanto al team, ma si sono tutti superati e stiamo già lavorando alla prossima edizione. Essendo una manifestazione B2C, per attrarre oltre 140000 visitatori bisogna continuare a innovare.
Che impatto ha avuto Fieracavalli su città e turismo, anche alla luce dei dati sull’occupazione alberghiera?
In centro abbiamo visto punte tra l’89 e il 90 percento di occupazione delle strutture alberghiere. È evidente che ogni volta che promuoviamo un prodotto o un evento, lo facciamo grazie al sistema di cui siamo parte. Il sistema inizia dall’aeroporto, per l’incoming di visitatori, buyer e operatori specializzati: avere uno scalo internazionale moderno e di successo aiuta moltissimo.
Poi c’è il sistema città e il sistema regione. Abbiamo la fortuna di essere un quartiere fieristico cittadino, a poca distanza dall’Arena e dal centro di Verona, che sono un’eccellenza internazionale. Se non avessimo tutte queste caratteristiche e non fossimo parte di un sistema, saremmo “solo” una fiera. Facendo sistema siamo qualcosa di più e riusciamo a collocarci sul palcoscenico internazionale con più successo.
Lavoriamo ascoltando i bisogni degli imprenditori e facendo sistema con gli operatori e con tutto ciò che riguarda la viabilità, che sta migliorando. Avere una manifestazione che muove oltre 140000 persone è impattante, ma negli ultimi trimestri sono stati fatti passi avanti e altri se ne faranno, per migliorare gli spostamenti da e per la fiera, verso le autostrade e verso il centro città.
Negli ultimi mesi avete investito molto anche sulle infrastrutture del quartiere: quali sono gli interventi principali?
Abbiamo iniziato con l’inaugurazione della porta L, l’ingresso scaligero carrabile, che serve a facilitare l’ingresso delle merci in modo moderno, sicuro e tracciabile. Spesso ci dimentichiamo che dietro a ogni manifestazione ci sono tante imprese e tante persone coinvolte nelle fasi di allestimento e disallestimento, che danno lavoro a realtà del territorio, strutturate o artigianali.
Poi c’è il nuovo ingresso scaligero, con capacità di accoglienza evolute e flussi che facilitano ingressi e uscite in sicurezza. Abbiamo inaugurato il parco fotovoltaico sul padiglione 8, che permette di arrivare a una potenza di picco di oltre un megawatt, rendendoci più sostenibili.
Abbiamo collaudato una passerella ciclopedonale che inaugureremo l’anno prossimo: collegherà il parcheggio di fronte all’ingresso di Viale del Lavoro, permettendo l’attraversamento dei visitatori in modo sicuro e più fluido verso quella che è un po’ l’entrata “regina” del quartiere. Questo faciliterà la mobilità e il traffico, perché non dovrebbero più crearsi gli ingorghi che vedevamo in passato su quel fronte.
Inoltre abbiamo installato colonnine di ricarica elettrica all’interno del quartiere per i dipendenti di Veronafiere e all’esterno per operatori e visitatori. A breve apriremo anche una zona dedicata alle e-bike, quindi biciclette a pedalata assistita e muscolari: siamo un quartiere cittadino e molti dipendenti vivono in città o nei quartieri limitrofi, quindi possono concedersi una pedalata da casa all’ufficio, lasciando l’auto in garage ed essendo più sostenibili.
Infine, abbiamo riaperto e reinaugurato i punti di ristorazione interni, più moderni, con un’offerta merceologica diversificata che risponde anche alle esigenze di chi è vegano o cerca proposte più contemporanee. Qui va un plauso alle operations di Veronafiere, che sono riuscite a portare a termine tutto in tempi stretti, senza compromettere i servizi di ristorazione durante le manifestazioni, sincronizzando i lavori. Oggi possiamo offrire ai visitatori punti di ristoro completamente rinnovati.
Veronafiere ospita anche LetExpo, dedicata a logistica e mobilità sostenibile. Che ruolo ha assunto questa manifestazione?
LetExpo è cresciuta molto, arrivando l’anno scorso a 500 espositori. È il risultato di una grandissima cooperazione: siamo onorati di lavorare con l’associazione ALIS su tutto ciò che riguarda logistica, mobilità sostenibile e intermodalità.
È l’espressione massima del fare sistema, di mettere a fattor comune associazioni, governo e tutto il mondo della logistica per facilitare lo spostamento in sicurezza di merci e persone. Questo è il DNA, la spina dorsale della nostra economia, soprattutto in un Paese come l’Italia, fondato sulle piccole e medie imprese. Avere una rete efficace di trasferimento delle merci è fondamentale per rimanere competitivi.
Avete firmato anche un protocollo triennale sulla “Casa del Made in Italy”: di cosa si tratta?
La Casa del Made in Italy è uno dei vettori con cui facciamo sistema. Il protocollo prevede la presenza del governo – in questo caso del Ministero del Made in Italy – in alcune delle manifestazioni che organizziamo, selezionate proprio per questo obiettivo.
Significa mettere a disposizione di espositori, aziende e operatori un punto di riferimento diretto per la tutela e la promozione del Made in Italy: qualcosa di innovativo, firmato con AEFI e con Veronafiere come uno dei primi principali organizzatori di eventi diretti.
Fa parte di un’attenzione più ampia alla cooperazione con le istituzioni. Lo sforzo verso l’internazionalizzazione prosegue con l’accompagnamento delle agenzie governative, in particolare ICE – Italian Trade Agency, per la promozione del Made in Italy e delle imprese italiane all’estero.
Guardiamo a Vinitaly e all’estero: come si sta muovendo la vostra rete globale?
La spinta all’estero non è fine a sé stessa, nasce da una conoscenza del mercato e da iniziative di ascolto verso i produttori della filiera vitivinicola. Da qui a fine anno il calendario internazionale sarà serrato: iniziamo con Tokyo, in Giappone, dove faremo una preview e un roadshow di “Italian Wine”, poi avremo tappe a Belgrado, Tirana, Bangkok e Delhi entro il 31 dicembre.
A gennaio ripartiremo con tappe strutturate in India, a Mumbai e Goa. È un mercato interessante che stiamo imparando a conoscere, e grazie alla vicinanza con i produttori cerchiamo nuovi sbocchi commerciali. Senza dimenticare che gli Stati Uniti restano un mercato fondamentale e insostituibile: ci saranno tappe di avvicinamento alla prossima edizione di Vinitaly USA, proprio per sottolineare quanto sia importante questo mercato per il vino italiano.
I ritmi sono davvero serrati, manca il tempo di “rifiatare”, ma non ci fermiamo. Grazie al supporto del consiglio di amministrazione e alla guida strategica del presidente Federico Bricolo stiamo lavorando a pieno regime.
Chiudiamo con Job&Orienta, che lei ha definito quasi un campus più che una fiera: che edizione sarà?
Job&Orienta è alle porte, si svolgerà nel nostro quartiere dal 26 al 29 novembre. Non è Silver economy, ma in un contesto in cui l’età anagrafica media sale si crea un mismatch di competenze, e poter avere una fiera che è anche un campus di orientamento è molto importante.
L’anno scorso ha “gemmato” una seconda edizione a Bari, sempre di Job&Orienta. Per noi è una responsabilità enorme contribuire a una delle prime grandi scelte che un ragazzo o una ragazza fanno nella vita: decidere come entrare nel mercato del lavoro.
Ci attendiamo circa 55000 visitatori tra giovani e studenti, con un palinsesto ricchissimo: oltre 200 soggetti coinvolti, 400 laboratori, la presenza delle Regioni e una stretta collaborazione con la Regione Veneto, che è abilitante. È la prossima grande sfida che ci onora, perché significa accompagnare concretamente queste decisioni importanti.
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